Radio Free Asia lascerà Hong Kong per gli effetti della nuova legge sulla sicurezza

Telecamere di sorveglianza al Victoria Harbour di Hong Kong (AP Photo/Louise Delmotte, File)
Telecamere di sorveglianza al Victoria Harbour di Hong Kong (AP Photo/Louise Delmotte, File)

Venerdì la stazione radio finanziata dal governo degli Stati Uniti Radio Free Asia ha annunciato che chiuderà la sua redazione a Hong Kong per timori legati alla recente approvazione di una legge fortemente repressiva della libertà di espressione. Bay Fang, presidente di Radio Free Asia (conosciuta anche come RFA), ha detto di avere «seri dubbi che la radio avrebbe potuto continuare a operare in modo sicuro» a Hong Kong. La nuova legge prevede infatti pene detentive molto dure per le cosiddette “interferenze straniere”. Le autorità cinesi, ma recentemente anche quelle di Hong Kong (comunque controllate dalla Cina), hanno più volte definito Radio Free Asia un “agente straniero”.

RFA fu fondata negli anni Novanta a Washington, si occupa di molti paesi asiatici e offre trasmissioni radio e articoli in nove lingue diverse per un pubblico che vive in Cina, Corea del Nord, Laos, Cambogia, Vietnam e Myanmar. Nonostante sia apertamente finanziata dal governo americano, rivendica la propria totale autonomia editoriale. I giornalisti della redazione di Hong Kong saranno in parte ricollocati in quelle di Taiwan e Washington, e in parte licenziati.

Hong Kong è un’ex colonia britannica ed è una regione amministrativa speciale cinese dal 1997: fino all’approvazione della prima legge sulla sicurezza nazionale cinese, nel 2020, aveva goduto di un certo margine di autonomia, che però negli ultimi anni si è andato via via riducendo, con sempre più processi e condanne nei confronti di attivisti e politici a favore della democrazia. Molti media indipendenti hanno chiuso o lasciato la città.

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