L’ONU ha detto che dall’inizio dell’anno più di 1.500 persone sono state uccise ad Haiti dalle bande criminali
Secondo l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani le bande criminali che di fatto controllano la vita pubblica e politica di Haiti hanno ucciso 1.554 e ferito 826 persone dall’inizio dell’anno al 22 marzo. Un rapporto dell’organizzazione inoltre segnala un aumento dei crimini sessuali: spesso gli stupri sono stati commessi poco dopo che le donne vittime di violenza avevano assistito all’omicidio dei mariti.
Altre 59 persone sono state uccise da gruppi autonomi nati per contrastare e difendersi dalle bande, chiamati talvolta “brigate di autodifesa”. Sono gruppi che agiscono al di fuori della legge e senza garantire alcun diritto alle persone sospettate di fare parte delle bande criminali. Il numero di persone che hanno ucciso sembra invece essere in fortissima diminuzione dall’anno scorso, quando furono 528.
Le bande criminali sono attive nel paese da anni e spesso in passato hanno collaborato con i politici locali per ottenere armi e libertà di azione per le loro attività criminali. Da più di un mese però si sono coalizzate per costringere alle dimissioni l’impopolare primo ministro ad interim Ariel Henry (che il 12 marzo ha annunciato che si dimetterà) e impedire l’arrivo nel paese di una forza di polizia internazionale di più di mille agenti, voluta dall’ONU e guidata dal Kenya.
Secondo l’ONU al momento nella capitale di Haiti, Port-au-Prince, sarebbero attivi fra i 600 e i 700 poliziotti, un numero decisamente insufficiente a contrastare le bande criminali, che sono molto ben armate e sono in buona parte composte da ex poliziotti. In tutta Haiti ci sarebbero circa 9mila agenti di polizia, meno della metà di quanti consigliati dall’ONU.
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