L’Ucraina sta aspettando le conseguenze dell’attentato a Mosca
Molti ucraini temono che il regime russo stia cercando di approfittare dell'attacco e di incolpare il loro paese per giustificare un nuovo aumento di intensità nella guerra
di Davide Maria De Luca
In Ucraina, l’attentato contro il teatro Crocus di Mosca ha provocato nella popolazione e sui media una certa preoccupazione sul futuro della guerra. Il timore è che il regime russo di Vladimir Putin usi l’attacco terroristico per giustificare ulteriori manovre militari aggressive, come ad esempio la mobilitazione di centinaia di migliaia di nuovi soldati.
Un segnale che Putin voglia usare l’attentato come scusa per aumentare il livello di violenza nella guerra in Ucraina viene anzitutto dal fatto che il suo regime ha accusato senza nessuna prova l’Ucraina e i suoi alleati di complicità nell’attacco. Fin dai primi giorni dopo l’attentato, Putin ha accusato l’Ucraina di aver avuto un ruolo nella strage del Crocus, pur ammettendo che gli autori materiali erano «islamisti radicali». Qualche giorno dopo Nikolai Patrushev, che è il segretario del Consiglio di sicurezza russo e una delle persone in assoluto più vicine a Putin, alla domanda se la responsabilità principale fosse dello Stato Islamico o dell’Ucraina ha risposto: «Ovviamente Ucraina».
Immediatamente dopo l’attentato di Mosca, in Ucraina sono cominciate le preoccupazioni per una possibile rappresaglia militare russa. Mentre pubblicamente le autorità ucraine respingevano ogni accusa, nei briefing riservati riferivano alla stampa internazionale dei loro timori che le accuse venissero utilizzate dalla Russia per cercare di fomentare il clima anti ucraino nel paese e far passare così una nuova mobilitazione militare.
In un lungo articolo, pubblicato sull’agenzia di stampa nazionale ucraina Ukrinform il giorno dopo l’attacco, si ipotizzava che entro la fine di questa settimana ci sarebbe stato da aspettarsi un discorso di Putin in cui sarebbero state annunciate «nuove decisioni inumane».
Non è chiaro però quali potrebbero essere queste nuove decisioni che la Russia potrebbe mettere in atto. Anche in Ucraina, molti ritengono che la Russia abbia già impegnato nel conflitto tutte le sue risorse e che ipotizzare possibili ulteriori escalation sia un modo di cedere alla propaganda russa che punta a intimidire gli stessi ucraini e i loro alleati.
Non tutti però sono d’accordo, soprattutto negli ultimi giorni. «Non direi che la Russia ha già raggiunto il massimo del suo potenziale. Sfortunatamente, ha ancora le capacità, le riserve e le risorse per aumentare l’intensità del conflitto», ha scritto pochi giorni dopo l’attacco lo scienziato politico Volodymyr Fesenko, direttore del centro studi Penta e popolare opinionista televisivo.
Il timore principale condiviso da Fesenko e molti altri è che la Russia possa utilizzare l’attacco per giustificare la dichiarazione di guerra all’Ucraina. «Penso che dopo l’attacco di ieri la Russia entrerà in uno stato di guerra totale», ha scritto la giornalista Olga Len il giorno dopo l’attacco. Il fatto è che la Russia legalmente non è in guerra con l’Ucraina, non ha fatto una dichiarazione di guerra formale, e per questo in Russia l’invasione viene ancora chiamata “operazione militare speciale”. Sembra una questione soprattutto simbolica, ma in realtà se la Russia decidesse di dichiarare guerra le conseguenze sarebbero concrete.
Per via di questa situazione legale, i soldati reclutati ogni anno con la leva obbligatoria, circa 250mila, non possono essere impegnati al di fuori dei confini del paese. Benché il Cremlino abbia formalmente annesso le regioni dell’Ucraina dove si svolgono i combattimenti (cosa che consentirebbe di dire al governo che i soldati di leva sono mandati all’interno dei confini del paese), fino ad ora, con alcune eccezioni, questi soldati di leva non sono stati impegnati in azione in modo significativo.
Questa situazione potrebbe cambiare con una dichiarazione di guerra che, allo stesso tempo, viene anche considerata come un modo per giustificare una nuova mobilitazione militare, cioè l’arruolamento obbligatorio di un certo numero di riservisti, persone che hanno già prestato il servizio militare obbligatorio e sono tornate alla vita civile.
Dopo la mobilitazione di circa 300 mila riservisti nell’autunno del 2022, la Russia ha utilizzato altri metodi per reclutare personale con cui sostituire le perdite subite nel conflitto, ma da tempo analisti e stampa indipendente russa parlano della richiesta delle forze armate russe di una nuova massiccia mobilitazione per consentire ulteriori offensive. Fino a ora Putin ha respinto questa ipotesi, giudicata impopolare. Per molti commentatori ucraini, l’attentato fornirebbe la scusa ideale per superare queste resistenze. Secondo Valentin Badrak, direttore del Centro di ricerca sulla conversione e il disarmo di Kiev: «Questo attacco terroristico ha uno scopo molto chiaro: è una riproposizione di quegli stessi attacchi che Putin e l’FSB organizzarono nel 1999».
Il riferimento è alla serie di attentati che colpirono la Russia alla fine degli anni Novanta e che venne utilizzata dal governo di allora per giustificare la seconda guerra in Cecenia – un parallelo in questi giorni molto frequente sui media ucraini e non solo. Da allora, molti elementi scoperti dalla stampa indipendente hanno fatto sospettare che quella campagna fosse stata architettata dai servizi di intelligence russi, anche se non ci sono mai state conferme ufficiali.
L’idea che l’attentato sia stato in qualche modo organizzato o favorito dal governo russo è molto diffusa sui social e sui media ucraini e anche le autorità ufficiali hanno più volte riportato questa ipotesi. Immediatamente dopo l’attacco, il direttore dell’intelligence militare ucraina, Kyrylo Budanov, aveva definito l’attacco una «false flag» organizzata dall’intelligence russa, cioè un attacco organizzato ad arte per trovare un pretesto per giustificare un’azione militare.
Le rivendicazioni dello Stato Islamico hanno limitato queste teorie: oggi gli esperti anche occidentali ritengono che l’attacco sia responsabilità del gruppo terroristico. Ma l’idea che in qualche modo i servizi di intelligence russi siano implicati rimane molto diffusa in Ucraina. «I veri responsabili dell’attacco siedono a Mosca – ha detto l’ex viceministro dell’Informazione ed esperto di propaganda russa, Dmytro Zolotukhin – I membri dello Stato islamico sono stati solo gli autori materiali».
A un livello più emotivo, l’attacco è stato accolto dagli ucraini in modi differenti. Sui social, alcuni hanno espresso una sorta di cupa soddisfazione per il fatto che la popolazione civile russa abbia sperimentato quello a cui i civili ucraini sono sottoposti da due anni. Altri hanno sottolineato il fatto che ora la Russia ha un nuovo nemico da affrontare.
È un pensiero espresso tra gli altri da Lesya Lytvynova, veterana delle forze armate e fondatrice dell’ong Svoi. «Per quanto possa sembrare sanguinario, spero che questo attacco sia reale e non una messa in scena – ha scritto Lytvynova – No, non approvo questi metodi di lotta, ma il pensiero che il mio nemico abbia un altro nemico, meno scrupoloso di me, mi conforta».
In Russia, ma anche tra chi in Europa è critico con l’Ucraina, si è parlato della mancanza di condoglianze ufficiali per le vittime dell’attacco da parte del governo di Kiev. Un punto su cui ha risposto il capo della comunicazione del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, Mykhailo Podolyak. «Le condoglianze sono impossibili per definizione quando il tuo paese viene terrorizzato da più di due anni e i cittadini del paese terrorista o sostengono il loro governo o sono indifferenti a tali attacchi – ha detto Podolyak – Ma allo stesso tempo, gli ucraini, a tutti i livelli, condannano qualsiasi manifestazione del terrorismo globale».