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  • Mercoledì 27 marzo 2024

L’ennesimo suicidio in carcere di una persona con gravi disturbi psichiatrici

Alvaro Fabrizio Nuñez Sanchez si è ucciso nel carcere di Torino: da quattro mesi attendeva di essere accolto in una struttura sanitaria

Il carcere Lorusso e Cutugno di Torino
Il carcere Lorusso e Cutugno di Torino (Nicolò Campo/LaPresse)
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La procura di Torino ha aperto un’inchiesta dopo il suicidio di Alvaro Fabrizio Nuñez Sanchez, un uomo di 31 anni con gravi disturbi psichiatrici che era detenuto nel carcere di Lorusso e Cutugno. Nuñez Sanchez si è ucciso domenica sera con il lenzuolo in dotazione ai detenuti. Al momento il fascicolo di indagine è senza indagati: è stato ipotizzato il reato di istigazione al suicidio perché Nuñez Sanchez non doveva stare in carcere, ma in una Residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza (REMS).

L’uomo, originario dell’Ecuador, era in carcere perché lo scorso agosto aveva tentato di uccidere il padre accoltellandolo alla schiena. Negli ultimi dieci anni aveva sofferto di diversi gravi disturbi psichici. Nel 2014 aveva già tentato il suicidio, nel 2018 era stato accusato di maltrattamenti nei confronti della madre. Era già stato ricoverato in un centro di salute mentale. Durante il processo il perito nominato dall’accusa aveva definito Nuñez Sanchez incapace di intendere e di volere, per questo il giudice per le indagini preliminari Alfredo Toppino aveva chiesto la scarcerazione e l’assegnazione a una REMS.

La legge prevede che le persone con disturbi psichiatrici incapaci di intendere e di volere che commettono reati non possano essere detenute in carcere, ma debbano essere invece ospitate in una REMS, strutture che dal 2014 sono subentrate agli Ospedali psichiatrici giudiziari (OPG, che a loro volta sostituirono negli anni Settanta i vecchi manicomi criminali). La verifica dell’imputabilità, cioè della possibilità di processare una persona, è un istituto giuridico previsto dal codice di procedura penale: l’incapacità di intendere e di volere deve essere accertata da una visita psichiatrica di un perito e poi approvata da un giudice.

La nascita delle REMS fu considerata un notevole cambiamento culturale rispetto ai vecchi ospedali psichiatrici giudiziari, che di fatto erano istituti di reclusione. Le REMS sono infatti concepite come strutture esclusivamente riabilitative, gestite solo da personale sanitario e volte al reinserimento sociale delle persone che ospitano.

Il problema è che in Italia ci sono solo una trentina di REMS con circa 600 posti disponibili, troppo pochi per accogliere tutte le persone incapaci di intendere e di volere. Le liste di attesa per accedere sono molto lunghe e ormai succede molto spesso che anche persone che dovrebbero essere accolte nelle REMS vengano detenute in carcere in attesa che si liberi un posto. L’attesa può durare anni.

L’avvocata di Nuñez Sanchez, Francesca D’Urzo, ha detto che era stato impossibile trovare un posto in una REMS per il suo assistito. In Piemonte le REMS sono solo due – a San Michele di Bra e a San Maurizio Canavese – e sono entrambe piene. Secondo i dati più recenti diffusi da Repubblica Torino, in Piemonte ci sarebbero 9 persone in carcere in attesa di un posto in una delle due REMS e 27 libere, di cui 4 irreperibili. La procura di Torino ha sequestrato le cartelle cliniche di Nuñez Sanchez e tutta la documentazione del processo e quella archiviata dal carcere: il materiale servirà a individuare eventuali responsabilità nel suicidio dell’uomo.

Non è la prima volta che nelle carceri italiane si uccide una persona con disturbi psichiatrici che non avrebbe dovuto essere detenuta. Era successo per esempio all’inizio di gennaio nel carcere di Ancona Montacuto, nelle Marche: come Nuñez Sanchez, anche Matteo Concetti, 23 anni, si era ucciso con il lenzuolo e anche lui era in attesa di essere accolto in una REMS. Dall’inizio dell’anno in Italia 26 persone si sono suicidate in carcere, in tutto il 2023 erano state 69.

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Dove chiedere aiuto
Se sei in una situazione di emergenza, chiama il numero 112. Se tu o qualcuno che conosci ha dei pensieri suicidi, puoi chiamare il Telefono Amico allo 02 2327 2327 oppure via internet da qui, tutti i giorni dalle 10 alle 24.
Puoi anche chiamare l’associazione Samaritans al numero 06 77208977, tutti i giorni dalle 13 alle 22.