Di chi sono le meteoriti?
Di chi riesce a trovarle dopo il loro turbolento ingresso nell'atmosfera, verrebbe da dire, ma la giustizia svedese la pensa diversamente
In un freddo giorno di inizio dicembre di quattro anni fa, Andreas Forsberg stava perlustrando una pineta un’ora di automobile a nord di Stoccolma (Svezia) alla ricerca di qualcosa letteralmente caduto dal cielo. Poche settimane prima, il 7 novembre 2020, il bagliore prodotto in cielo dal passaggio di una meteora era stato registrato da alcune telecamere e nei giorni seguenti diversi appassionati si erano messi alla ricerca di qualche frammento, sperando che questa non si fosse completamente polverizzata nel suo impatto ad alta velocità con gli strati più alti dell’atmosfera. In quei giorni vissuti con un misto di trepidazione, curiosità e frenesia, nessuno avrebbe immaginato l’inizio di un agguerrito quanto insolito contenzioso legale sulla proprietà di un oggetto arrivato dallo Spazio.
Forsberg, che fa il geologo a Stoccolma, aveva ristretto la zona delle ricerche nella pineta dopo che qualche settimana prima il suo collega Anders Zetterqvist era riuscito a calcolare il probabile punto di impatto al suolo della meteora, ammesso che fosse rimasto qualcosa e che ci fosse quindi una meteorite (un corpo celeste di dimensioni relativamente piccole – da un granello di polvere a un piccolo asteroide – viene definito meteoroide: quando entra nell’atmosfera ad alta velocità e si incendia diventa una meteora e ciò che eventualmente tocca il suolo viene definito una meteorite).
Nelle settimane precedenti alle ricerche di Zetterqvist e Forsberg, nella zona erano stati trovati alcuni minuscoli frammenti, che avevano fatto ipotizzare la presenza di qualcosa di più grande dal quale si erano probabilmente staccate alcune schegge in seguito al primo impatto al suolo. Ne era convinto anche Forsberg e a ragione: cercando con attenzione nella pineta, il 5 dicembre identificò un frammento di circa 14 chilogrammi, che evidentemente al momento dell’impatto era rimbalzato nel sottobosco a una settantina di metri dal primo punto di impatto.
La meteorite aveva una forma particolare e mostrava chiari segni dell’alta temperatura raggiunta nell’attraversamento dell’atmosfera terrestre, che aveva fuso parte del materiale metallico (i meteoroidi sono spesso frammenti di asteroidi, che possono avere una composizione per lo più metallica). Era un ritrovamento importante sia per le dimensioni della meteorite sia perché è raro che i frammenti di questi impatti con il nostro pianeta vengano trovati in così poco tempo. Le meteoriti possono essere infatti scoperte molto tempo dopo la caduta al suolo e questo talvolta ne complica lo studio, perché nel frattempo possono essere intervenuti altri fenomeni molto più terrestri che ne hanno modificato in parte le caratteristiche.
Fieri della loro scoperta, Zetterqvist e Forsberg decisero di donare la meteorite al Museo svedese di storia naturale già nel 2020, che la aggiunse alla propria collezione accogliendo in questo modo la prima meteorite metallica ritrovato in Svezia. La donazione era stata decisa anche per ridurre il rischio di perdere le tracce della meteorite, visto che c’è un mercato di collezionisti molto attento e che si muove sfruttando le poche regole sulla compravendita di questi oggetti.
Poco dopo l’annuncio della scoperta, però, la faccenda ebbe una conseguenza inattesa. Johan Benzelstierna von Engeström, il discendente di un’importante famiglia nobiliare svedese, inviò una lettera al museo sostenendo che la meteorite fosse caduta nella sua proprietà e che di conseguenza appartenesse alla sua famiglia. Chiedeva quindi che venisse rispettato il suo diritto di disporne come meglio ritenesse. La lettera fu girata ad alcuni avvocati e ne nacque una causa legale che sarebbe andata avanti per circa tre anni.
In Svezia non ci sono leggi che regolamentano la proprietà delle meteoriti in base al luogo in cui vengono trovate, e lo stesso vale per diversi altri posti del mondo compresa l’Italia. In Francia è previsto che la proprietà spetti alla persona che per prima trova la meteorite, mentre in altri paesi la regola dice che le meteoriti vecchie e nuove appartengono allo stato perché devono essere considerate un bene pubblico.
Dopo un paio di anni, il tribunale di Uppsala diede ragione ai geologi stabilendo che la meteorite dovesse essere considerata come un bene mobile e non come qualcosa di intrinsecamente legato al luogo in cui è caduta. I due geologi avevano quindi diritto a disporre della meteorite come meglio credevano e non avevano violato la proprietà privata di Benzelstierna von Engeström, semplicemente perché in Svezia è sancito il “diritto di pubblico accesso” (“Allemansrätten”) che permette a chiunque di attraversare i terreni altrui, salvo rare eccezioni, e di raccogliere frutti selvatici e piccole pietre (per esempio se possono essere utili per improvvisare un campeggio).
La sentenza del tribunale non piacque a Benzelstierna von Engeström che fece quindi ricorso in appello. Il 21 marzo scorso la decisione dei quattro giudici che hanno esaminato il caso è infine arrivata e ha fatto discutere, almeno tra gli appassionati di meteoriti, perché a sorpresa ha dato ragione al proprietario terriero.
I giudici di appello hanno tenuto in considerazione sia l’Allemansrätten sia la natura giuridica delle meteoriti, chiedendosi se queste debbano essere considerate o meno beni mobili. Alla fine hanno deciso di considerare le meteoriti alla stregua dei massi, quindi di rocce grandi che non possono essere facilmente spostate da una proprietà e che ne fanno naturalmente parte. Se non possono essere spostate, sono da considerarsi beni immobili sui quali eventuali passanti non hanno alcun diritto: per loro stessa natura i beni di questo tipo – in cui ricadono anche le abitazioni – non possono essere prelevati. Uno dei quattro giudici ha dissentito ricordando che non può comunque essere ignorata l’Allemansrätten.
Forsberg ha commentato la sentenza dicendo di esserne rimasto deluso: «È molto triste per me e il mio amico. La ricerca di rocce e fossili mi appassiona da sempre. È triste per tutti gli appassionati che si dedicano alla ricerca di nuove meteoriti. Se le persone non pensano di poter avere una sorta di ricompensa, come le convinceremo a continuare a cercare?».
Benzelstierna von Engestrom ha accolto invece con favore la sentenza di appello che gli ha di fatto riconosciuto la proprietà della meteorite. Ha detto che gli interessava molto che gli fosse attribuita la proprietà, ma ha anche spiegato di voler dare la meteorite in prestito permanente a un museo, senza al momento specificare quale. Forsberg e Zetterqvist non hanno deciso se fare ricorso alla Corte suprema della Svezia, cosa per cui hanno tempo fino al prossimo 18 aprile.
La Terra è costantemente bombardata da oggetti spaziali, per lo più di piccole dimensioni che non costituiscono un particolare rischio per il pianeta e noi (ai dinosauri andò peggio). Si stima che ogni giorno cadano sulla Terra circa 44 tonnellate di materiale proveniente dall’ambiente spaziale: la maggior parte si vaporizza durante il passaggio nell’atmosfera, producendo talvolta bagliori dovuti all’impatto ad alta velocità che comunemente chiamiamo “stelle cadenti”. In alcuni periodi dell’anno questi eventi sono più intensi e si parla di sciami meteorici, come quello delle Perseidi che la Terra attraversa nel proprio moto intorno al Sole tra fine luglio e buona parte di agosto (le cosiddette “stelle cadenti di San Lorenzo”, perché il picco si verifica in vicinanza con il 10 agosto, giorno in cui viene ricordato il santo).
Le meteore sono per lo più il frutto di un impatto con l’atmosfera di piccoli asteroidi o loro frammenti e di comete, ma in alcuni casi possono derivare direttamente dalla collisione di un asteroide più grande: la distinzione tra questi oggetti è diventata più sfumata nel tempo, man mano che si effettuavano nuove scoperte su questi corpi celesti. Quasi tutti gli asteroidi si trovano nella “fascia principale”, un grande anello di detriti che gira intorno al Sole tra le orbite dei pianeti Marte e Giove. L’ipotesi più condivisa è che siano gli avanzi del grande ammasso di polveri e gas in orbita intorno al Sole dal quale miliardi di anni fa si formarono i pianeti e i satelliti naturali che osserviamo oggi nel sistema solare.
Si stima che ci siano miliardi di asteroidi e che in rarissimi casi le loro orbite siano turbate dalle interazioni gravitazionali con i pianeti nelle vicinanze o più banalmente da collisioni con altri asteroidi. In questo caso può accadere che la loro nuovo orbita, non sempre semplice da prevedere, incroci quella della Terra e possa quindi portare a una collisione. Gli oggetti più piccoli, come quello caduto in Svezia, non suscitano preoccupazioni e sono anche molto difficili da tracciare prima del loro arrivo, mentre quelli più grandi sono sorvegliati con maggiore attenzione perché un loro impatto potrebbe avere conseguenze catastrofiche in una parte del pianeta o su tutta la Terra.
Quando vengono avvistate le meteore è comunque ormai tardi per fare qualsiasi cosa, perché significa che l’ingresso nell’atmosfera è già iniziato e che per i meteoroidi più grandi c’è una buona probabilità che qualcosa cada al suolo. La ricerca delle meteoriti appassiona molte persone, sia per il semplice gusto di trovare qualcosa caduto dal cielo, sia per motivi di collezionismo. Più raramente le ricerche interessano chi vuole provare a fare qualche soldo dalla vendita di un meteorite: la compravendita riguarda spesso oggetti già trovati da tempo e su cui si è sparsa la voce.
A volte l’onda d’urto prodotta dall’impatto nell’atmosfera di una meteora è tale da causare grandi danni al suolo come avvenne nel 1908 con l’evento di Tunguska in Siberia o, su scala più piccola, nel 2013 a Chelyabinsk sempre in Russia. I sismometri, gli strumenti per rilevare i terremoti, in alcuni casi possono rilevare queste onde d’urto e offrire qualche dato in più per cercare eventuali meteoriti, anche se il loro impiego per questo scopo è ancora discusso.
Dieci anni fa, una meteora era entrata nell’atmosfera e aveva sorvolato Papua Nuova Guinea, forse finendo al largo dell’isola nell’oceano Pacifico. Qualche tempo dopo Avi Loeb, astrofisico dell’Università di Harvard, aveva annunciato di aver ricostruito il punto di impatto utilizzando i dati di un sismografo sull’isola e di avere poi recuperato dal fondale marino del materiale che poteva essere ricondotto all’impatto. Loeb ha una carriera rispettata, ma negli ultimi anni si è esposto a qualche critica dopo avere fatto ipotesi alquanto creative intorno a un oggetto che si ritiene essere un asteroide interstellare (quindi proveniente dall’esterno del nostro sistema solare), ma che secondo Loeb potrebbe essere un artefatto alieno.
Di recente, quindi diverso tempo dopo l’annuncio di Loeb sul ritrovamento nell’oceano Pacifico, un sismologo della Johns Hopkins University ha analizzato i dati provenienti dal sismografo chiedendosi se effettivamente fossero coerenti con l’arrivo della meteora. Insieme al suo gruppo di ricerca, ha concluso che molto più probabilmente lo strumento era stato sollecitato dal passaggio di un camion su una strada vicina e non da un oggetto incandescente piovuto dal cielo. Almeno in questo caso nessuno ha fatto causa.