In Corea del Sud i medici professionisti si stanno unendo alle proteste degli specializzandi, in corso da oltre un mese
Lo sciopero dei medici tirocinanti in corso in Corea del Sud dallo scorso 20 febbraio si sta allargando anche ai medici professionisti e ai docenti universitari: per mostrare solidarietà a partire da lunedì alcuni ridurranno l’orario di lavoro mentre altri presenteranno formalmente le loro dimissioni (ma con tutta probabilità la maggior parte continuerà a lavorare). I medici protestano contro il piano del governo per aumentare i posti disponibili nelle facoltà di medicina, e rimediare così alla carenza di personale.
Finora allo sciopero avevano aderito circa 12mila tirocinanti e specializzandi: è una percentuale relativamente piccola dei 140mila medici che lavorano in Corea del Sud, ma la loro assenza sta comunque avendo un forte impatto sul sistema sanitario. I tirocinanti svolgono infatti un ruolo centrale nei pronto soccorso, nelle unità di terapia intensiva e nelle sale operatorie dei grandi ospedali. Inoltre compongono circa il 40 per cento dello staff di alcuni ospedali universitari, che ora fanno molta fatica a garantire il servizio.
Poco dopo l’inizio delle proteste il governo aveva annunciato che i medici in sciopero sarebbero stati sospesi per almeno tre mesi, ma per ora la misura non è stata messa in atto.
Il piano del governo contro cui sono stati organizzati gli scioperi prevede che i posti disponibili nelle facoltà di medicina vengano portati dagli attuali 3mila a circa 5mila a partire dal prossimo anno accademico, e di continuare ad aumentare gradualmente le ammissioni fino al 2035. Nel 2022 la Corea del Sud aveva 52 milioni di abitanti ma solo 2,6 medici attivi ogni mille persone, un dato al di sotto della media di 3,7 medici ogni mille persone dei paesi dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE). In Italia i medici ogni mille abitanti sono 4.
Se la quota di medici non verrà aumentata si prevede che entro il 2035 il paese avrà circa 10mila medici in meno del necessario. Secondo i sondaggi la gran parte della popolazione sostiene questo piano, mentre molti professionisti sanitari sono contrari: hanno chiesto aumenti di stipendio e più assunzioni per migliorare le loro condizioni di lavoro molto pesanti.
Il presidente della Corea del Sud, Yoon Suk-yeol, che ha fatto della riforma sanitaria una delle sue principali iniziative politiche, ha promesso di non rinunciare al piano ma si è comunque mostrato conciliante verso le proteste, chiedendo al primo ministro Han Duck-soo di trovare misure più flessibili per affrontare la situazione.