Tutte le vicende giudiziarie in cui è coinvolta Daniela Santanchè, in ordine
Sono quattro e non tutte la riguardano direttamente: al momento la ministra del Turismo risulta indagata solo in due delle inchieste in corso, per truffa ai danni dell'INPS e per falso in bilancio
La scorsa settimana ci sono stati sviluppi significativi su due vicende giudiziarie che riguardano la ministra del Turismo Daniela Santanchè, tra le più importanti dirigenti di Fratelli d’Italia, il partito della presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Venerdì la procura di Milano ha notificato la conclusione delle indagini su un caso in cui Santanchè è indagata per truffa ai danni dell’INPS (l’Istituto nazionale di previdenza sociale): è una notizia importante, perché di solito l’avviso di conclusione delle indagini precede la richiesta di rinvio a giudizio per gli indagati, cioè l’atto con cui il magistrato che ha condotto le indagini chiede al giudice per l’udienza preliminare di mandare a processo una persona indagata. Significa insomma che il magistrato ritiene che ci siano elementi validi a sostenere le accuse nei confronti di Santanchè.
Sabato, invece, vari giornali hanno scritto che la stessa procura di Milano ha affidato alla Guardia di finanza il compito di fare accertamenti bancari sulla compravendita di una villa in Toscana: è un affare immobiliare che fu concluso dal compagno di Santanchè, Dimitri Kunz D’Asburgo, e dalla moglie del presidente del Senato Ignazio La Russa, Laura De Cicco. In questo caso si sa solo che è stata aperta un’indagine per riciclaggio, ma non è noto chi siano le persone indagate.
Queste recenti notizie hanno alimentato nuovamente le critiche nei confronti di Santanchè e le lamentele per la sua permanenza al governo. La prima inchiesta la riguarda personalmente, mentre nella seconda per ora non ci sono notizie di un suo coinvolgimento. A parte questi due casi diversi tra loro, comunque, Santanchè è coinvolta in altre due indagini che riguardano la gestione di varie sue aziende con bilanci piuttosto disastrati.
Una di queste due indagini ruota intorno all’ipotesi che Santanchè possa essere accusata di concorso in bancarotta nella gestione di alcune aziende, ma al momento non si sa se sia indagata. Nell’altra invece è indagata per falso in bilancio (su quest’ultima sono imminenti nuovi sviluppi). Nel complesso, quindi, le vicende giudiziarie che hanno a che fare più o meno direttamente con Santanchè e la sua attività di imprenditrice prima che diventasse ministra del Turismo sono almeno quattro.
L’indagine di cui si ha notizia da più tempo riguarda il fallimento di Visibilia Editore, una società editrice che pubblica riviste settimanali e mensili tra cui Visto e Novella 2000, di cui Santanchè è stata presidente e amministratrice delegata fino al 2022, nonché a lungo socia di maggioranza. Alla fine di ottobre di quell’anno, poco dopo la nomina di Santanchè a ministra del Turismo, la procura di Milano presentò un’istanza di liquidazione giudiziale, cioè una procedura che sancisce di fatto il fallimento di un’impresa, e contestualmente aprì un’indagine con varie ipotesi di reato, tra cui quella di bancarotta.
La procura aprì l’indagine dopo un esposto dei soci di minoranza, che a giugno avevano denunciato gravi irregolarità nella gestione della società, e dopo alcune analisi svolte dalla Guardia di finanza. Dall’indagine emerse anche che Visibilia Editore aveva circa 984mila euro di debiti nei confronti dell’Agenzia delle entrate. Le irregolarità riguardavano i bilanci tra il 2016 e il 2020, segnati da costanti perdite e dal sospetto di false comunicazioni sociali: l’ipotesi era insomma che la dirigenza di Visibilia avesse fornito ai soci e alle istituzioni di mercato notizie infondate o incomplete sui conti dell’azienda. Dopo varie operazioni finanziarie fatte con l’obiettivo di dare nuova liquidità alla società, si sarebbe prodotto uno stato di crisi contabile irreversibile, e dunque di sostanziale fallimento. Di qui le accuse per bancarotta e falso in bilancio.
Sulle indagini per bancarotta non si sono finora avuti sviluppi, e si sa soltanto che gli accertamenti e le analisi della procura di Milano proseguono su quattro società del gruppo Visibilia riconducibili a Santanchè. Sull’accusa di falso in bilancio invece per i magistrati aveva preso da subito consistenza l’ipotesi che dal 2016 Santanchè e altri dirigenti di Visibilia avessero contabilizzato in modo scorretto le voci di attivo dei bilanci societari, in modo da compensare le gravi perdite. In breve, al momento non si può dire con certezza se Santanchè sia indagata o meno per bancarotta, mentre è certo che sia indagata almeno da novembre del 2022 per falso in bilancio.
In quel periodo Santanchè e il suo avvocato, Salvatore Sanzo, smentirono la notizia che Santanchè fosse «indagata in alcun processo penale» e che ci fosse un’indagine specifica per bancarotta fraudolenta, e dissero che la società Visibilia, in cui comunque Santanchè non aveva più alcuna carica dirigenziale, si stava impegnando per dimostrare l’infondatezza di ogni accusa. Santanchè ribadì la stessa tesi, negando dunque che fosse indagata, anche il 5 luglio del 2023 nell’aula del Senato, durante un’informativa chiesta dalle opposizioni. La sera stessa, però, una nota stampa diffusa dal suo ministero ammetteva che Santanchè aveva infine appreso di essere indagata. Il 26 luglio seguente in Senato si discusse la mozione di sfiducia contro di lei presentata dal Movimento 5 Stelle: se fosse passata, la ministra si sarebbe dovuta dimettere, ma la mozione fu bocciata in modo netto. Le verifiche della procura di Milano sono ancora in corso: l’avviso di conclusione delle indagini è atteso per la prossima settimana, dopo un’ulteriore perizia.
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Nel contesto della stessa indagine su Visibilia si è poi sviluppato un altro filone di inchiesta, quello per cui venerdì scorso è stato notificato a Santanchè l’avviso di conclusione delle indagini. In questo caso Santanchè è indagata per truffa aggravata ai danni dell’INPS: l’accusa è che abbia gestito in maniera illecita i fondi pubblici della cosiddetta Cassa Covid, quelli che tra il 2020 e il 2022 il governo aveva messo a disposizione delle imprese costrette a non far lavorare i propri dipendenti per gli effetti della pandemia da coronavirus. Secondo quanto sostengono i magistrati di Milano che indagano sul caso, Santanchè avrebbe richiesto fondi per 13 dipendenti della Visibilia Editore, nonostante questi nel frattempo continuassero a lavorare nella sua azienda: in questo modo avrebbe ottenuto dallo Stato circa 126mila euro senza averne diritto. Insieme a Santanchè sono indagati anche il suo compagno, Dimitri Kunz D’Asburgo (che in Visibilia ha avuto vari ruoli dirigenziali), e il responsabile della tesoreria del gruppo Visbilia, Giuseppe Concordia.
Santanchè ha detto di essere «sorpresa delle contestazioni per le quali risulto indagata», sostenendo che sia acclarata la sua «estraneità a ogni decisione societaria relativa alle modalità della messa in cassa integrazione di alcuni dipendenti». Sostiene insomma che pur essendo a capo di Visibilia Editore non sapesse nulla di questi presunti illeciti commessi dall’azienda. Secondo l’agenzia di stampa Ansa, invece, le testimonianze raccolte dai magistrati tra i dipendenti della società dimostrerebbero come Santanchè fosse consapevole che i lavoratori per i quali era stata richiesta la Cassa Covid in realtà venivano regolarmente impiegati.
A questo punto i magistrati milanesi possono decidere se archiviare l’indagine nei confronti di Santanchè, nel caso in cui dovessero ritenere che non ci siano elementi validi per sostenere le accuse, oppure richiedere un rinvio a giudizio, cioè di mandare a processo Santanchè: spetterà al giudice per l’udienza preliminare (gup) decidere se ci siano o meno le basi per procedere.
Sabato è stata infine diffusa la notizia che la stessa procura di Milano ha ordinato alla Guardia di finanza di fare delle verifiche su un curioso atto di compravendita di una villa da parte Dimitri Kunz D’Asburgo e Laura De Cicco (come detto, moglie del presidente del Senato Ignazio La Russa). L’ordine della procura è nato dalla pubblicazione di una SOS, una segnalazione di operazione sospetta, cioè una di quelle allerte che la Banca d’Italia riceve da banche, operatori finanziari o immobiliari nel caso di movimenti che sembrano poter celare attività illecite o di riciclaggio di denaro. Dopo aver verificato, la stessa Banca d’Italia inoltra la segnalazione agli organi di polizia.
La storia era stata anticipata già a luglio dell’anno scorso dal quotidiano Domani: secondo quanto emerso finora, alle 9:20 del 12 gennaio 2023 Kunz e De Cicco avrebbero firmato un contratto d’acquisto di una casa di lusso di 350 metri quadrati nel Parco della Versiliana, a Forte dei Marmi, fino a quel momento di proprietà del sociologo Francesco Alberoni. Poco dopo sarebbero andati da un altro notaio e avrebbero firmato un contratto di vendita della stessa villa all’imprenditore Antonio Rapisarda, con cui erano in trattativa già da mesi. Il tutto in meno di un’ora e con una plusvalenza di un milione di euro: Kunz e De Cicco avevano acquistato la villa per 2,45 milioni e l’avevano rivenduta a 3,45 milioni, incassando così la differenza.
Di per sé un’operazione del genere non avrebbe niente di illecito. Il sospetto dei magistrati è però che questa strana compravendita possa essere servita a Kunz e Santanchè per trovare dei fondi necessari a compensare in parte le perdite delle società del gruppo Visibilia, o che possa comunque in qualche modo essere servita per giustificare alcune operazioni finanziarie connesse alla gestione della crisi delle aziende. Proprio per verificare la fondatezza di queste ipotesi – secondo quanto scritto sul Corriere della Sera da Luigi Ferrarella, giornalista di solito attendibilissimo su quel che succede al tribunale di Milano – i magistrati di Milano hanno aperto un’inchiesta con degli indagati (un’indagine può anche essere condotta anche senza indagati). Non è tuttavia chiaro chi tra le persone coinvolte in questa storia sia effettivamente indagato.