Rocco Siffredi fa ancora parlare di sé
A quasi sessant'anni il più famoso attore porno italiano è tornato di attualità per una serie che lo racconta e per una denuncia per molestie ricevuta da una giornalista
Il 6 marzo su Netflix è uscita Supersex, la serie tv ispirata alla vita di Rocco Siffredi, il più famoso attore porno italiano e uno dei più noti nel settore al mondo. Siffredi, che quest’anno compie sessant’anni, ha basato la propria carriera e fama internazionale sulle eccezionali dimensioni del proprio pene e su un approccio al porno particolarmente audace e aggressivo, ma la sua fama ha ampiamente superato i confini del settore, rendendolo un personaggio della cultura popolare. Negli anni ha partecipato a più di mille film ma anche a programmi tv, pubblicità e numerose interviste in cui ha sempre raccontato apertamente aspetti anche molto personali della propria vita.
L’uscita della serie tv, che è disponibile su Netflix in tutto il mondo, ha riportato grande attenzione su Siffredi, che nelle ultime settimane è stato ospitato in trasmissioni tv, radio e podcast, ed è stato intervistato sui giornali. Nell’ultima settimana si è parlato di lui anche per la denuncia di una giornalista dell’agenzia di stampa Adnkronos che l’ha accusato di molestie sessuali per alcuni messaggi vocali mandati dopo un’intervista, riportando all’attenzione anche aspetti più controversi del suo personaggio.
Rocco Siffredi è il nome d’arte di Rocco Antonio Tano, che lo scelse quando cominciò la carriera da attore porno: viene da Roch Siffredi, un personaggio del film gangster Borsalino interpretato da Alain Delon. Nacque a Ortona, in Abruzzo, nel 1964, in una famiglia numerosa. In molte occasioni Siffredi ha raccontato che la madre avrebbe voluto che facesse il prete, ma in generale di aver avuto un rapporto molto stretto con i genitori, che l’hanno sempre sostenuto nella sua carriera. Il titolo della serie, Supersex, riprende quello di una rivista per adulti che Siffredi, che è interpretato da Alessandro Borghi, scoprì da bambino e a cui riconduce l’inizio del proprio interesse per il mondo del porno. Il principale interprete delle fotografie di Supersex era l’attore e regista porno francese Gabriel Pontello, che più tardi avrebbe introdotto Siffredi nel settore.
Siffredi si approcciò per la prima volta al lavoro sessuale quando aveva una ventina d’anni e viveva a Parigi: cominciò a frequentare un locale per scambisti e la donna che organizzava le serate lo prese a lavorare lì col compito di aggirarsi nudo e di avvicinare gli ospiti in cerca di persone con cui fare sesso. Lì conobbe Pontello e altri produttori che cominciarono a offrirgli ruoli all’interno di fotoromanzi erotici e film porno, apprezzando la sua foga e la sua disinvoltura davanti alla telecamera.
La serie mostra la sua carriera dall’inizio degli anni Ottanta ai primi anni Duemila, quando cominciò a girare film negli Stati Uniti e poi decise di aprire la casa di produzione Rocco Siffredi Production. In varie interviste Siffredi ha detto di aver «rivoluzionato» il porno quando cominciò a lavorare nell’industria americana. Il suo approccio al sesso infatti era molto più scatenato e violento rispetto a quello a cui si era abituati negli anni Novanta negli Stati Uniti, e anche per questo dopo alcune resistenze iniziali il suo nome divenne rapidamente famoso a livello internazionale.
Verso la fine della serie si vede anche l’incontro con quella che sarebbe poi diventata sua moglie, la modella ungherese Rozsa Tassi (poi Caracciolo). Oggi i due hanno due figli sulla ventina e vivono in Ungheria, dove Siffredi ha fondato un’accademia per aspiranti attori porno che gestisce insieme a uno dei figli.
La serie, che ripercorre la storia di Siffredi dalla sua infanzia al 2004, anno in cui annunciò per la prima volta di voler smettere di fare l’attore porno (avrebbe ricominciato nel 2009), ha molti elementi biografici e molti altri di finzione. La sceneggiatrice, Francesca Manieri, ha lavorato alla creazione di Supersex con l’aiuto di Siffredi, che ha detto di essere molto soddisfatto del lavoro finale e di aver pianto mentre lo vedeva, ma ha ribadito che la storia è solo ispirata alla propria. Più che sulla sua carriera e sul suo rapporto col sesso, si concentra sulla relazione complicata col fratello maggiore Tommaso e con la moglie Lucia: due personaggi inventati che racchiudono i tratti di diverse persone che hanno condizionato la giovinezza di Siffredi.
Manieri è una sceneggiatrice italiana piuttosto affermata nella produzione per le piattaforme (ha fatto tra le altre We Are Who We Are di Luca Guadagnino e L’incredibile storia dell’Isola delle Rose di Sydney Sibilia) e che ha fatto attivismo in gruppi femministi e per i diritti della comunità LGBTQ+ di Roma. Nella serie si vede il suo tentativo di dare voce e spessore ai personaggi femminili e queer nella vita di Siffredi, anche con qualche considerazione filosofica sul loro rapporto col lavoro sessuale. Il personaggio di Siffredi però è raccontato dal suo punto di vista, senza essere messo particolarmente in discussione e senza particolare attenzione al rapporto tra la sua carriera e la sua salute mentale.
Una cosa che non emerge molto dalla serie infatti è la dipendenza dal sesso di cui Siffredi ha parlato apertamente in molte occasioni, e che è in qualche modo all’origine del suo grande successo come attore porno. Nel 2022, durante la trasmissione televisiva Belve, la conduttrice Francesca Fagnani gli chiese se avesse guadagnato bene col suo lavoro e lui rispose di sì, e in particolare di aver «guadagnato bene per uno che voleva fare porno solo per avere il massimo numero di donne con cui fare sesso». In generale il rapporto di Siffredi col proprio lavoro e con la propria sessualità è stato per molti anni molto travagliato e legato a una forte depressione: sia nel 2004 che nel 2015 annunciò di voler smettere di fare l’attore porno, ma in entrambi i casi tornò a farlo dopo pochi anni. All’intervista a Belve, nel 2022, disse poi nuovamente di aver smesso di recitare.
Per via del suo lavoro Siffredi è stato da sempre un personaggio controverso ma allo stesso tempo molto amato e osannato, soprattutto dal pubblico a cui erano rivolti i suoi film, prevalentemente composto da uomini eterosessuali. Siffredi riuscì però a diventare un personaggio anche al di fuori dell’industria del porno, facendo programmi tv come Casa Siffredi, Ci pensa Rocco e con la partecipazione a un’edizione dell’Isola dei Famosi, e facendo diversi film non pornografici. Passò alla storia la grossa polemica attorno alla pubblicità delle patatine Amica Chips, in cui aggirandosi per una specie di harem in vestaglia Siffredi giocava sul doppio senso tra patatine e organi sessuali femminili, pronunciando la famosa battuta: «fidati di uno che le ha provate tutte».
In alcune occasioni Siffredi ha fatto parlare di sé per dichiarazioni o comportamenti problematici. Nella serie c’è una scena in cui lo si vede mentre si fa praticare del sesso orale da un’amica di famiglia al funerale della madre: è un episodio che Siffredi stesso ha raccontato in varie interviste anche recenti, ma in un modo che fa pensare che nella realtà la donna non fosse però consenziente. Nel 2017 la conduttrice tv francese Cecile de Ménibus lo accusò pubblicamente di molestie sessuali per quanto avvenuto nel 2006 sia durante una puntata in diretta della trasmissione La méthode Cauet sia dopo, nei camerini. Invitato a mostrare alcune posizioni sessuali, in quell’occasione Siffredi sollevò di peso la conduttrice e usò il suo corpo per mimare scene di sesso palpandola, tirandole la biancheria intima fuori dai pantaloni e strusciandosi su di lei: il video è ancora disponibile online. Dopo che uscì la notizia della denuncia, Siffredi parlò di lei come di «una donna che ha avuto grossi problemi personali e che non ci sta più con la testa».
Il video della trasmissione è tornato a circolare recentemente online dopo l’uscita della serie e dopo che la giornalista Alisa Toaff dell’agenzia di stampa Adnkronos ha divulgato una serie di messaggi vocali ricevuti da Siffredi in seguito alla pubblicazione di una sua intervista. Non contento dell’articolo pubblicato da Toaff, che ha definito «gonfiato» e appesantito, nei messaggi lo si sente dirle che «quando una donna arriva a essere così vuol dire che il cazzo le manca per davvero. Quindi ecco fatti una pausa, fatti una bella scorpacciata di cazzi dopodiché tornerai a essere una persona normale». Toeff ha detto di aver denunciato Siffredi per molestie sessuali.
Allo stesso tempo Siffredi ci ha sempre tenuto molto a presentarsi al pubblico nei panni di un “normale” marito e padre di famiglia. La storia di come lui e la moglie abbiano fatto sesso per la prima volta su un set e poi si siano innamorati e siano rimasti insieme per trent’anni è stata raccontata in molteplici occasioni, così come anche il ruolo di lei nell’aiutare il marito a conciliare il proprio lavoro e la propria dipendenza dal sesso con una vita famigliare più tradizionale. Lo si è visto di recente nell’intervista fatta da Stasera c’è Cattelan, su Rai 2, in cui oltre alla coppia c’erano anche i due figli, che hanno raccontato tra le altre cose di aver scoperto del lavoro del padre trovando in casa una videocassetta di un film in cui aveva recitato con la moglie (ma una di quelle con le scene più esplicite censurate).
Siffredi si è spesso anche espresso con lucidità su questioni più teoriche diventate in qualche modo attuali nel suo settore. Rispetto ai danni che l’immaginario pornografico porta ai giovani nella fase di sviluppo e nei primi approcci al sesso, ha detto in più occasioni di considerare il porno una forma di intrattenimento e non un mezzo per fare educazione alla sessualità, cosa che dovrebbe essere fatta dalle scuole e attraverso altri canali. In un’intervista all’interno del podcast Facciamolo, condotto da Livio Ricciardi, ha approfondito il tema di come una recente maggiore attenzione al tema del consenso nel sesso abbia portato anche a nuove regole nel porno, che però secondo lui hanno reso tutta la produzione artistica molto più ingessata e quindi meno sorprendente di un tempo.