Per comprare una borsa Birkin non bastano i soldi
Bisogna aver già comprato altre cose da Hermès o essere molto fortunati, come si sa da sempre nel mondo della moda e come denuncia ora una class action negli Stati Uniti
Martedì scorso a San Francisco, negli Stati Uniti, è stata avviata una class action (cioè un’azione collettiva) contro la storica azienda di moda Hermès: è accusata di aver violato le norme che regolano la concorrenza limitando l’acquisto delle borse Birkin – il modello prodotto da Hermès tra i più famosi al mondo, che nella versione più economica costa circa 10.000 euro – soltanto ai clienti che hanno comprato prima altri oggetti e accessori, come profumi, scarpe, cinture, gioielli. Tina Cavalleri e Mark Glinoga, che hanno avviato la causa, sostengono che in questo modo Hermès violi le leggi antitrust gestendo di fatto in monopolio la vendita delle Birkin.
In particolare Cavalleri ha raccontato di aver comprato una Birkin dopo aver speso decine di migliaia di dollari in accessori e che, nel 2022, quando aveva cercato di comprarne un’altra le era stato risposto che le «borse speciali» erano riservate «ai clienti che sostenevano in modo costante gli affari»; Glinoga ha detto di aver acquistato molti prodotti di Hermès per avere accesso a una Birkin, ma che ogni volta il venditore gli faceva capire che non erano abbastanza.
La causa non svela niente di nuovo: le strategie di vendita di Hermès sono note da tempo nel mondo della moda e la difficoltà di comprare una Birkin è stata più volte raccontata su blog, social network, riviste e anche in una puntata della serie tv Sex and the City quando una della protagoniste, Samantha, ne chiede una in un negozio Hermès ma un venditore le risponde che c’è una lista d’attesa di cinque anni: «per una borsa?» esclama lei, al che lui risponde con una battuta diventata famosissima: «Non è una borsa, è una Birkin».
Le liste d’attesa sono lunghe per prima cosa perché le Birkin sono fatte a mano: ogni modello è realizzato interamente da un unico artigiano che ha almeno cinque anni di esperienza e che impiega tra le 18 e le 20 ore per assemblarla e cucirla. Hermès poi ha tutto l’interesse a produrle in numero contenuto (che non comunica pubblicamente) per mantenere l’aura di esclusività che l’ha resa, nel tempo, la borsa simbolo del lusso per eccellenza.
Ai lunghi tempi di attesa si aggiunge a volte la pressione fatta sui clienti che, secondo molte testimonianze, sarebbero spinti dai venditori a comprare altri oggetti prima di vedersi offrire l’opportunità di comprare una Birkin. Alcuni hanno raccontato che soltanto dopo una certa quantità di acquisti il venditore chiedeva loro se fossero interessanti ad acquistare la borsa, li accompagnava in una saletta appartata e mostrava i modelli in negozio, gli unici disponibili.
La pratica è molto criticata ma secondo alcuni sarebbe diritto dell’azienda selezionare i clienti a cui concedere l’acquisto del loro prodotto più prezioso (insieme a un’altra borsa, la Kelly, per cui valgono più o meno regole simili). Hermès ha sempre negato di vincolare l’acquisto di una borsa a quello di altri prodotti; la pratica, seppur attestata, non è una politica aziendale ma varia a seconda dei negozi e dei paesi: alcune persone, per esempio, hanno raccontato di essere entrate in un negozio di Hermès per la prima volta e di aver acquistato una Birkin senza problemi.
Nel 2023 la giornalista di moda Amy Odell aveva intervistato per la sua newsletter settimanale un ex venditore di un negozio di Hermès negli Stati Uniti, che aveva confermato come molto fosse a discrezione del venditore: «ti potremmo vendere una Birkin perché sei stata gentile e non antipatica. Quello era il potere che avevi come venditore» […] «A volte ti dici “sai che c’è? è una ragazza carina, diamole una Birkin”. Altre volte invece pensi che, mh, è carina, ma no». Confermò anche che, a parte le Birkin fatte su misura (concesse a pochissimi clienti selezionati e solitamente molto costose per l’impiego di pelli pregiate o finiture placcate in oro), «ti prendi quello che ti offro o non ti prendi niente. Ti porterai a casa questo verde orrendo perché nessun altro lo vuole».
Anche per questo le vendite di Hermès sul mercato secondario sono in crescita: qui è possibile comprarle del formato, del colore, del materiale che si desidera e ottenerle subito, senza tempi di attesa. In cambio però si paga di più: le Birkin e le Kelly, infatti, sono tra i prodotti che costano più usati (o pre-loved, come si dice) che nuovi, anche fino a tre o quattro volte tanto. All’asta poi i prezzi salgono ancora di più: per esempio nel 2017 una Birkin del 2014 in pelle di coccodrillo con diamanti da 9 a 10 carati venne venduta da Christie’s per 388mila dollari, nel 2022 una Birkin in coccodrillo con diamanti andò all’asta da Sotheby’s per 450mila dollari e nel febbraio del 2023 Sotheby’s tenne la più grande asta di borse di Hermès di sempre, per un valore complessivo di 3,2 milioni di dollari.
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Il modello di borsa Birkin è in vendita dal 1984 e si chiama così perché è dedicato all’attrice francese Jane Birkin. Nacque infatti dall’incontro tra l’attrice e l’allora presidente di Hermès Jean-Louis Dumas su un volo da Parigi a Londra: lei, che girava quasi sempre con un cesto in vimini, raccontò che non riusciva a trovare una borsa bella e capiente e, si racconta, gli disegnò persino un modello di quel che aveva in mente. Dopo un po’ di tempo Dumas le inviò un prototipo di quella che sarebbe diventata la Birkin, con cui l’attrice si fece vedere spesso in pubblico contribuendo a renderla famosa. Da allora è diventata simbolo di lusso e di alto artigianato: la possibilità di personalizzarla e la sua esclusività hanno contribuito al successo che ha ancora adesso.