In Piemonte hanno fermato la legge sul suicidio assistito

Il consiglio regionale ha votato un provvedimento con cui sostiene di non essere competente sul fine vita, e quindi non verrà discussa una proposta per regolamentarlo

La consegna delle firme per il referendum sull'eutanasia legale raccolte dall'associazione Luca Coscioni
La consegna delle firme per il referendum sull'eutanasia legale raccolte dall'associazione Luca Coscioni (ANSA/FABIO FRUSTACI)
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Il consiglio regionale del Piemonte ha votato a favore della “questione pregiudiziale di costituzionalità”, cioè un provvedimento che di fatto ha fermato la discussione sulla proposta di legge per regolamentare l’accesso al suicidio assistito, o morte assistita: la pratica con cui a determinate condizioni ci si autosomministra un farmaco letale. La questione pregiudiziale di costituzionalità può venire posta se si ritiene che una norma non sia compatibile con la Costituzione, ad esempio quando non c’è la certezza che l’argomento della proposta di legge sia di competenza del consiglio regionale: in caso di approvazione, la discussione deve essere fermata o rimandata. La pregiudiziale è stata approvata con 22 voti favorevoli, 12 contrari, una persona astenuta e un’altra che non ha partecipato al voto.

La proposta di introdurre un regolamento per il suicidio era stata presentata nei mesi scorsi dall’associazione Luca Coscioni, che in Piemonte aveva raccolto 11mila firme. La proposta era già stata ritenuta ammissibile dalla commissione di garanzia del consiglio regionale con una decisione approvata lo scorso novembre.

In Italia il suicidio assistito è già legale: venne decriminalizzato ad alcune condizioni da una sentenza della Corte Costituzionale del 2019, che a suo tempo invitò il parlamento a fare una legge per regolamentare in modo preciso modalità, procedure e tempi di accesso alla pratica. Il parlamento però non ha mai approvato alcuna legge, con conseguenze sulle persone che avrebbero potuto ricorrere alla pratica: alcune hanno dovuto affrontare lunghi procedimenti giudiziari per poter infine ottenere il suicidio assistito, altre sono morte tra grandi sofferenze, altre ancora sono andate a morire all’estero in paesi dove è legale.

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Per questo motivo le regioni hanno iniziato ad arrangiarsi, in modo da avere procedure strutturate per affrontare i casi in cui viene richiesto il suicidio assistito, anche perché le aziende sanitarie locali che devono gestire le pratiche sono controllate dalle regioni. Diverse regioni hanno quindi cercato di dotarsi autonomamente di norme per garantire in modo efficiente quello che la Corte Costituzionale aveva già legalizzato, ma il fatto che debbano farlo da sole comporta incognite e problemi.

La prima regione a cercare di dotarsi di una legge era stata il Veneto, con una proposta di legge d’iniziativa popolare promossa dall’associazione Luca Coscioni che non è passata (è stata rinviata in commissione dopo la bocciatura dei due articoli su cui si era votato, e verosimilmente non verrà ridiscussa).

Un’altra regione, la Puglia, ha approvato una delibera regionale, mentre l’Emilia-Romagna oltre alla legge ha approvato anche il regolamento che la rende operativa. Gli strumenti adottati dall’Emilia-Romagna prevedono l’istituzione di un comitato etico territoriale per valutare le richieste (il Comitato regionale per l’etica nella clinica, il COREC) e poi l’invio di linee di indirizzo alle aziende sanitarie locali. Insieme, i due atti prevedono che entro massimo 42 giorni la richiesta di suicidio assistito rivolta all’azienda sanitaria competente sia valutata da una commissione di medici e specialisti e dal comitato etico. In questo modo chi presenterà la richiesta potrà accedere al suicidio assistito entro quel termine, oppure sapere se e con quali motivazioni è stata respinta.

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Anche in Piemonte, come in Veneto, la procedura per votare la legge è stata fermata per via del presunto conflitto di competenze tra lo Stato e le regioni. La questione della sovrapposizione tra Stato e regioni riguarda diverse materie che la Costituzione (art. 117) definisce “concorrenti”, su cui Stato e regioni devono lavorare insieme: in teoria il primo dovrebbe dettare l’impostazione generale delle leggi, le seconde elaborano le regolamentazioni nel dettaglio. Questa situazione non del tutto definita ha creato nel tempo diversi contenziosi e controversie, su cui di volta in volta è stato necessario l’intervento della magistratura o della Corte Costituzionale. Tra le materie concorrenti c’è anche la tutela della salute, in cui rientra anche il ricorso al suicidio assistito.

Stefano Allasia, presidente del consiglio regionale ed esponente della Lega, ha detto che la proposta di legge presentata vìola la Costituzione in quanto gli “atti a disposizione del corpo”, tra i quali rientra il suicidio assistito, incidono su aspetti essenziali dell’identità e dell’integrità della persona, e «richiedono uniformità di trattamento su tutto il territorio nazionale». L’interruzione della discussione è stata contestata dall’opposizione che ha definito la posizione della maggioranza illegittima e strumentale, mentre secondo l’associazione Luca Coscioni la maggioranza ha «sbattuto il portone del palazzo in faccia» alle persone che soffrono, un modo per dire che la politica regionale ha ignorato le richieste di 11mila persone che avevano firmato la proposta di legge.