In India è stato arrestato un altro leader dell’opposizione
Il primo ministro dello stato di Delhi, Arvind Kejriwal, è accusato di corruzione, in un contesto in cui sempre più politici contrari al governo di Narendra Modi hanno problemi con la giustizia
Giovedì in India è stato arrestato Arvind Kejriwal, primo ministro dello stato di Delhi e uno dei principali leader dell’opposizione al primo ministro Narendra Modi e al partito di governo, il Bharatiya Janata Party (BJP). Kejriwal è accusato di corruzione, ma il suo arresto, poche settimane prima dell’inizio del lungo processo di elezioni legislative, è considerato dalle opposizioni come motivato politicamente. Ha causato proteste e polemiche: negli ultimi anni sempre più spesso i politici dei partiti di opposizione sono finiti al centro di indagini e sono stati arrestati.
Rahul Gandhi, uno dei leader del principale partito di opposizione, l’Indian National Congress, ha definito quest’ultimo arresto il tentativo di «un dittatore impaurito di portare la democrazia alla morte».
Dopo due mandati come primo ministro, il controllo di Modi sull’India è molto saldo. Anche i sondaggi in vista delle prossime elezioni, che si terranno in sette fasi fra aprile e giugno, stimano un vantaggio consistente del suo partito, il BJP, che potrebbe assicurarsi circa 400 dei 543 seggi della camera bassa del parlamento. Ventisei partiti di opposizione si sono uniti in una coalizione, INDIA, che è apparsa fin qui piuttosto divisa e debole. L’arresto di Kejriwal potrebbe anche avere l’effetto di aumentarne la coesione e stimolarne l’azione, ma lo spazio democratico è sempre più limitato, fra azioni giudiziarie e controllo dei media pubblici e privati da parte del partito di governo.
Kejriwal è il fondatore dell’Aam Aadmi Party (AAP), il partito dell’Uomo Qualunque: era un dirigente dell’azienda statale di riscossione delle tasse e nel 2012 divenne leader di un movimento che si definiva di lotta alla corruzione e il cui simbolo era una scopa. Un anno dopo vinse le sue prime elezioni nello stato di Delhi, mettendo fine a 15 anni di governo dell’Indian National Congress: divenne primo ministro pur non ottenendo la maggioranza dei seggi. Si dimise prima della fine della legislatura e nel 2015 invece ottenne un’ampia vittoria, assicurandosi 67 seggi su 70. Fu poi rieletto nel 2020, quando con l’AAP ottenne 62 seggi.
A livello nazionale il suo partito non è fra i maggiori, ma governa dal 2022 anche lo stato del Punjab, nel nord dell’India. Fa parte della coalizione delle opposizioni e Kejriwal è uno dei critici più duri e attivi di Modi. Il BJP nel 2019 ha ottenuto tutti e 7 i seggi in palio nello stato di Delhi per le elezioni nazionali, ma il governo locale dell’AAP nella capitale è considerato un problema politico per il governo nazionale.
– Leggi anche: Nel programma di Narendra Modi per le elezioni in India c’è più repressione
Dal 2022 l’Enforcement Directorate (ED), l’agenzia delle forze di polizia che è responsabile di perseguire crimini economici, per lo più legati alla corruzione, aprì un’inchiesta relativa a una legge sugli alcolici approvata dal governo di Kejriwal: la legge di fatto eliminava alcuni controlli statali sulla vendita di bevande alcoliche. Secondo l’accusa, la legge aveva aumentato i profitti delle aziende del settore di circa 50 milioni di dollari nell’anno in cui era stata in vigore, e aveva in qualche modo permesso una serie di attività illecite in cui erano stati coinvolti anche funzionari del partito, che avrebbero preso tangenti per 12 milioni di dollari. Non ci sono informazioni chiare sull’inchiesta: l’AAP ha sempre respinto le accuse, ma già due dirigenti del partito sono stati arrestati in relazione al caso, così come un dirigente della sezione indiana dell’azienda Pernod Ricard (multinazionale francese specializzata nella fabbricazione e nella distribuzione di vini ed alcolici).
Gli agenti dell’ED avevano convocato nove volte Kejriwal per interrogarlo sull’argomento, ma il primo ministro di Delhi non si era mai presentato, per impegni di lavoro e perché considerava l’inchiesta “politica”. Il suo arresto ha causato venerdì alcune proteste dei suoi sostenitori, anche di fronte alla sede dell’ED.
Da quando Modi nel 2014 è stato eletto la prima volta, il 95 per cento dei casi su cui hanno lavorato la principale agenzia investigativa indiana, il Central Bureau of Investigation, e l’ED ha avuto come imputati dei politici dell’opposizione, con un incremento di oltre il 60 per cento rispetto al precedente decennio (2004-2014), quando al governo c’era una coalizione guidata dall’Indian National Congress.
L’ED ha condotto oltre 3.000 perquisizioni, in 54 casi si è arrivati all’incriminazione, almeno 5 esponenti politici di alto livello dell’opposizione sono stati accusati o incarcerati.
Nell’ultimo mese è stato arrestato anche Hemant Soren, poche ore dopo essersi dimesso dall’incarico di primo ministro dello stato di Jharkhand: Soren è il leader di un altro partito di opposizione, il Mukti Morcha. Quello di Soren è stato il primo arresto di un primo ministro statale in carica nella storia dell’India.
L’Indian National Congress ha invece denunciato nei giorni scorsi di non poter più svolgere la normale attività politica e di campagna perché il governo ha congelato tutti i conti del partito in relazione a una disputa legale su presunte tasse non pagate. «I nostri leader non possono più viaggiare nel paese perché non hanno fondi, e il partito non può pagare le pubblicità» ha detto Rahul Gandhi, che ad agosto 2023 era stato a sua volta condannato a due anni di prigione per aver diffamato Modi (pena poi sospesa dalla Corte Suprema).
– Leggi anche: Il nuovo tempio induista che è il simbolo dell’India che vuole Narendra Modi