Gli ucraini che non vogliono andare in guerra
Sono sempre di più e alcuni di loro si nascondono da anni ai reclutatori: anche per questo il governo ucraino discute di una legge sulla mobilitazione, che però è molto criticata
di Davide Maria De Luca
Durante la settimana Pavel non esce di casa per paura di incontrare i reclutatori delle forze armate. «I supermercati sono tra i posti più pericolosi. A fare la spesa qui ci vanno solo le donne». Pavel, un nome di fantasia per proteggere la sua identità, ha 37 anni e vive in una città turistica dell’Ucraina occidentale, lontano dal fronte del conflitto, ma al centro dell’area dove l’esercito ucraino recluta buona parte dei suoi soldati.
L’Ucraina ha un bisogno crescente e sempre più urgente di nuove truppe, circa 500mila secondo l’ex comandante in capo delle forze armate, Valery Zaluzhny, ma trovare nuovi soldati sta diventando via via più difficile, al punto che da tempo si discute della possibilità di approvare una nuova legge sulla mobilitazione, che però viene rimandata da mesi. Questo sta creando problemi sempre più grandi: molte persone cercano di sfuggire alla leva, mentre i reclutatori delle forze armate usano metodi sempre più drastici per convincere, e in molti casi costringere, le persone ad arruolarsi.
In Ucraina secondo la legge qualsiasi maschio tra i 27 e i 59 anni è tenuto a registrarsi in appositi uffici e può essere chiamato in servizio in qualsiasi momento. Ma il sistema di reclutamento è ritenuto corrotto e inefficiente e la legge che regola la mobilitazione è considerata inadeguata. In sostanza, non sono previste punizioni per i milioni di ucraini che hanno evitato le procedure di registrazione, e che quindi non si sono resi disponibili per essere chiamati nell’esercito.
Per rimediare alla mancanza di strumenti e alla resistenza di parte della popolazione, i militari addetti al reclutamento utilizzano spesso metodi brutali, per cui di fatto costringono all’arruolamento le persone che non si sono registrate. Filmati provenienti in genere dall’Ucraina occidentale e pubblicati sui social network mostrano i militari bloccare fisicamente i sospetti alle fermate dei bus, lungo le strade e nei locali pubblici. Chi viene fermato in questo modo viene subito portato a una visita medico-militare e se ritenuto adatto al servizio ha meno di 24 ore per sistemare i suoi affari prima di doversi presentare in caserma.
Un importante funzionario del ministero della Difesa spiega che queste pratiche riguardano soltanto chi non si è registrato negli appositi uffici e che quindi ha già commesso un atto illegale. Sostiene che siano più frequenti nell’Ucraina occidentale perchè in questa regione c’è un’elevata presenza di rifugiati provenienti dalla parte orientale del paese che non hanno correttamente segnalato il proprio trasferimento.
Molti abitanti della regione, la più povera e rurale dell’Ucraina, sostengono di essere presi deliberatamente di mira. Interi villaggi sono stati svuotati dei maschi in età militare, a differenza delle grandi città. I reclutatori, accusano, vanno poco per il sottile quando si tratta di soddisfare la quota di reclute assegnata ai loro uffici e che trovarsi fuori di casa senza i documenti corretti può portare a un arruolamento forzato.
Per evitare questi rischi, Pavel cerca di uscire di casa soltanto nel fine settimana, quando incontrare reclutatori è meno probabile, dice. Laureato in Storia alla locale università, trascorre le giornate nei pressi dell’ufficio turistico, dove aspetta visitatori a cui offrirsi come guida per il centro storico e i parchi naturali che circondano la cittadina.
«Il governo è corrotto e non ha fatto niente per noi», dice indicando una strada piene di buche. «E ora mi chiedono di farmi ammazzare per loro? Non è giusto». Paragona la situazione dell’Ucraina di oggi a quella raccontata nel romanzo La guardia bianca, di Michail Bulgakov, in cui sono raccontati i caotici giorni della rivoluzione ucraina del 1918. Non soltanto i luoghi delle battaglie gli ricordano l’attuale conflitto, nomi divenuti noti in tutto il mondo come Irpin, Bucha e Borodyanka, ma dice che oggi si respira lo stesso clima di nazionalismo esasperato che, secondo lui, non porterà a nulla. «Forse non sono abbastanza patriottico, ma non voglio morire».
I sondaggi indicano che il 70 per cento degli ucraini è contrario alla mobilitazione forzata e il 48 per cento di loro dice di non essere pronto a combattere. Tra le principali motivazioni che spingono le persone a cercare di evitare la mobilitazione ci sono la scarsità di equipaggiamento, con i soldati spesso costretti ad acquistare privatamente i propri kit, storie di soldati mandati in battaglia senza addestramento e la percezione di un’eccessiva burocratizzazione delle forze armate e dell’incapacità di alcuni ufficiali.
Il taglio agli stipendi delle forze armate deciso la scorsa estate, con i compensi più alti mantenuti soltanto per le truppe di prima linea, è un altro fattore che scoraggia molti dall’arruolarsi. I militari impiegati in prima linea continuano a ricevere un bonus di più di 2mila euro in aggiunta al loro stipendio mensile, che parte da circa 450 euro. Ma il bonus di circa 700 euro che veniva elargito a tutto il personale militare è stato tagliato e ora molti soldati impegnati in seconda linea possono contare soltanto sullo stipendio base.
Irina, un altro nome di fantasia, è una civile di Kiev che nel fine settimana si addestra con corpi di volontari. Dice che al momento esita ad arruolarsi perché l’unità che le ha offerto un posto da pilota di droni trascorre molto tempo a pianificare operazioni speciali in seconda linea, per poi trascorrere al fronte soltanto pochi giorni. Arruolarsi significherebbe vedere ridotto significativamente il proprio stipendio.
Di fronte alla resistenza di un numero crescente di ucraini alla mobilitazione forzata, governo e parlamento per ora si muovono con cautela. La nuova legge che prevede l’abbassamento dell’età di mobilitazione a 25 anni (ora bisogna averne almeno 27) e pene più severe per chi si nasconde è in discussione dallo scorso dicembre.
«Un dibattito intenso ha accompagnato la legge sulla mobilitazione e sono state espresse molte critiche», dice Volodymyr Fesenko, scienziato politico e direttore del centro studi Penta di Kiev. A gennaio, una prima bozza della legge elaborata dal Consiglio dei ministri è stata respinta dal parlamento. Una seconda versione ha ricevuto un primo voto positivo a metà febbraio e ora si attende il voto finale per la fine di marzo.
I parlamentari hanno presentato oltre 4mila emendamenti al testo, segno che il tema rimane controverso. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha adottato un atteggiamento «flessibile» nei confronti della legge, dice Fesenko. «Zelensky non vuole mettere pressione diretta sui deputati e sta cercando di mantenere spazio di manovra politica intorno a questa legge».
Il presidente non è mai stato particolarmente entusiasta della legge e negli scorsi mesi ha apertamente criticato i numeri sui soldati che avrebbero dovuto essere reclutati diffuse dall’ex comandante Zaluzhny. Anche il ministro della Difesa Rustem Umerov ha detto che la stima di 500mila soldati probabilmente non sarà raggiunta.
Mentre la legge sulla mobilitazione procede lentamente e con mille cautele, le famiglie dei soldati impegnati al fronte sono sempre più irrequiete. A Maidan, come chiamano a Kiev piazza Indipendenza, al centro delle proteste del 2014, manifestano quasi ogni settimana per chiedere che ai loro cari, molti dei quali sono impegnati al fronte da due anni, venga finalmente fornito un cambio.
I soldati ucraini impegnati in prima linea sono circa 300mila, mentre in totale le forze armate hanno probabilmente a disposizione 800mila militari, circa 40mila dei quali sono donne arruolatesi in modo volontario. Molti dei volontari, chiamati in gergo “soldati a contratto”, si sono arruolati nel marzo del 2022 e hanno combattuto quasi senza interruzione per due anni, ricevendo spesso poche settimane di licenza.
Ma non c’è solo la stanchezza dei soldati in prima linea a rendere necessario l’arruolamento di nuove truppe. Dopo aver perso circa duecentomila unità – Zelensky ha ammesso l’uccisione di 31mila soldati, ma le principali stime di analisti e alleati parlano di almeno il doppio di morti, senza contare i feriti – le forze armate ucraine sono disperatamente a corto di personale di prima linea.
Secondo Michael Kofman, analista militare appena tornato dal fronte ucraino, nelle unità impegnate nei combattimenti lungo la cosiddetta “linea zero” è frequente trovare battaglioni di fanteria con 60 soldati pronti al combattimento sugli oltre 300 che dovrebbero avere sulla carta. Secondo Kofman, una delle cause principali di questa situazione è lo stallo sulla legge per la mobilitazione.
Il blocco nella consegna degli aiuti militari da parte degli Stati Uniti, da mesi ostaggio di uno scontro politico tra Democratici e Repubblicani, sta causando gravi problemi all’Ucraina, ma non è l’unico e forse nemmeno il più grande problema delle sue forze armate. Senza truppe in grado di impugnarle, anche le armi europee e americane serviranno a poco. Secondo Kofman, nel resto del 2024 «la disponibilità di truppe sarà uno dei fattori chiave» per consentire all’Ucraina di proseguire la guerra.