Perché si parla di sciogliere il comune di Bari
Dopo una serie di arresti compiuti lo scorso febbraio, il ministro dell'Interno ha chiesto di verificare eventuali infiltrazioni mafiose: per il sindaco Antonio Decaro è una decisione politica
Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha avviato la procedura per valutare lo scioglimento del comune di Bari per mafia. L’ha fatto sapere la sera di martedì 19 marzo il sindaco Antonio Decaro, del Partito Democratico, spiegando su Facebook di aver ricevuto la comunicazione direttamente da Piantedosi. Il prossimo 8 e 9 giugno a Bari sono in programma le elezioni amministrative, ma se si dovesse arrivare alla nomina di un commissario potrebbero slittare anche di 18 mesi.
La decisione di Piantedosi è legata a una serie di arresti fatti a fine febbraio dopo che la polizia, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia locale, aveva eseguito due diverse ordinanze di custodia cautelare e sequestri per associazione mafiosa, estorsione, porto e detenzione di armi da sparo, commercio di droga e turbativa d’asta nei confronti di 130 persone. Le indagini ipotizzavano un’ingerenza elettorale politico-mafiosa nelle elezioni comunali del 26 maggio del 2019. Tra gli arrestati c’erano anche l’avvocato Giacomo Olivieri, ex consigliere regionale, e la moglie Maria Carmen Lorusso, consigliera comunale di una lista civica inizialmente eletta dall’opposizione e poi passata alla maggioranza.
Come spiega La Stampa, il 27 febbraio, cioè il giorno dopo l’intervento deciso dalla Direzione Distrettuale Antimafia, un gruppo di parlamentari pugliesi aveva chiesto un incontro con Piantedosi. All’incontro avevano partecipato anche il viceministro della Giustizia Francesco Paolo Sisto, il sottosegretario alla Sanità Marcello Gemmato, il senatore Filippo Melchiorre e altri tre parlamentari, tutti legati ai partiti dell’attuale maggioranza di governo di destra e tutti eletti in Puglia. La Commissione parlamentare Antimafia, guidata da Chiara Colosimo, di Fratelli d’Italia, aveva a sua volta aperto un fascicolo.
Ora il ministro Piantedosi ha detto a Decaro di aver chiesto al prefetto di Bari Francesco Russo di nominare una “commissione di accesso”, che è il primo passo per arrivare allo scioglimento del comune per mafia. La commissione dovrà fare una serie di accertamenti e riferirne gli esiti al ministro che deciderà di conseguenza se procedere o meno con la proposta di scioglimento e la conseguente nomina di un commissario.
Secondo Antonio Decaro la decisione di Piantedosi è politica, è cioè il risultato di una pressione esercitata sul governo dal centrodestra pugliese in vista delle elezioni che il centrodestra a Bari «perde da vent’anni consecutivamente». Per Decaro «oggi è stato firmato un atto di guerra nei confronti della città di Bari. L’atto come un meccanismo a orologeria, segue la richiesta di un gruppo di parlamentari di centrodestra pugliese, tra i quali due viceministri del governo, e si riferisce all’indagine per voto di scambio in cui sono stati arrestati tra gli altri l’avvocato Giacomo Olivieri e la moglie, consigliera comunale eletta proprio nelle file del centrodestra».
Decaro ha anche fatto sapere che negli scorsi giorni al prefetto di Bari sono stati consegnati 23 fascicoli contenenti le attività svolte dal comune contro la criminalità organizzata negli ultimi anni. E ha aggiunto: «È evidente, vista la rapidità con cui è giunta la notizia della nomina della commissione, che nessuno si è curato di leggere quelle carte».
Nelle elezioni comunali dell’8 e 9 giugno il sindaco uscente di centrosinistra Antonio Decaro, che è anche presidente dell’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani (ANCI), dopo due mandati non potrà più ricandidarsi.