La lettera dei professionisti di Hollywood contro il regista Jonathan Glazer
Ricevendo l'Oscar per "La zona d’interesse" aveva criticato Israele dal punto di vista di una persona ebrea
Circa mille professionisti di origini ebraiche di Hollywood, tra attori, registi e altri addetti ai lavori, avrebbero firmato una lettera in cui viene condannato il discorso fatto dal regista britannico Jonathan Glazer alla cerimonia di consegna dei premi Oscar. Glazer, che è ebreo e che ha vinto il premio per il miglior film internazionale con La zona d’interesse, un film sull’Olocausto, aveva dedicato una parte del proprio discorso a quanto sta accadendo nella Striscia di Gaza, criticando l’invasione e i bombardamenti portati avanti da mesi dal governo israeliano.
Dopo aver ricevuto l’Oscar, Glazer aveva detto: «Il nostro film mostra dove porta la disumanizzazione nella sua forma peggiore. Siamo qui come persone che rifiutano il fatto che la loro ebraicità e l’Olocausto vengano strumentalizzati da un’occupazione che ha portato al conflitto così tante persone innocenti. Che siano le vittime del 7 ottobre in Israele o dell’attacco in corso a Gaza, di fronte a tutte le vittime di questa disumanizzazione, come possiamo fare a opporre resistenza?».
Secondo quanto scrive Hollywood Reporter, la lettera contro di lui sarebbe stata pubblicata lunedì 18 marzo accompagnata da 450 firme, e avrebbe ottenuto ulteriori 500 firme martedì. Non è chiaro chi l’abbia scritta, e la versione circolata online, il cui contenuto è stato pubblicato tra gli altri da Variety, è un google form, perciò non c’è prova che sia stata effettivamente firmata da attori, produttori e registi. La rivista Variety ha condiviso un elenco dei presunti firmatari che include l’attrice Debra Messing della serie TV Will & Grace e Eli Roth, regista famoso soprattutto per Hostel del 2005.
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Nel messaggio si dice: «Rifiutiamo che la nostra ebraicità venga dirottata allo scopo di tracciare un’equivalenza morale tra un regime nazista che ha cercato di sterminare un’intera razza e la nazione israeliana che cerca di evitare il proprio sterminio». Si dice anche che il discorso di Glazer «alimenta un crescente odio antiebraico in tutto il mondo, negli Stati Uniti e a Hollywood. L’attuale clima di crescente antisemitismo non fa che sottolineare la necessità dello Stato ebraico di Israele, un luogo che ci accoglierà sempre, come nessuno Stato fece durante l’Olocausto descritto nel film di Glazer».
Nella lettera si riprende poi la parola «occupazione» usata da Glazer nel suo discorso per dire che «l’uso di parole come “occupazione” per descrivere un popolo ebraico indigeno che difende una patria millenaria, riconosciuta come Stato dalle Nazioni Unite, distorce la storia». Si aggiunge che «ogni morte civile a Gaza è tragica», ma che «Israele non prende di mira i civili. Ha preso di mira Hamas. Nel momento in cui Hamas rilascerà gli ostaggi e si arrenderà, sarà il momento in cui questa guerra straziante finirà».
Dopo gli Oscar il discorso di Glazer aveva ricevuto molti apprezzamenti ma anche molte critiche, in particolare per la parte, citata però fuori contesto, in cui il regista aveva detto di essere un uomo che rifiutava la propria ebraicità. Glazer non è stato comunque l’unico che durante la cerimonia degli Oscar aveva fatto riferimento a Gaza. Diversi partecipanti, tra cui Billie Eilish, Mark Ruffalo e Ramy Youssef, indossavano delle spille rosse parte della campagna Artists4Ceasefire, “artisti per il cessate il fuoco”, nata lo scorso ottobre con l’invio di una lettera in cui veniva chiesto al presidente degli Stati Uniti Joe Biden e al Congresso di fare un appello per un immediato cessate il fuoco da parte di Israele nella Striscia di Gaza, dove si stima che finora siano state uccise in tutto almeno 31.800 persone palestinesi.
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