Gli Stati Uniti provano a vietare l’uso e l’importazione dell’amianto
Si sa da decenni che è cancerogeno, ma le industrie americane che lo usano hanno sempre osteggiato l'introduzione di un divieto
Lunedì l’Agenzia per la protezione ambientale (EPA) degli Stati Uniti, l’organo del governo federale che si occupa di politiche ambientali, ha annunciato l’introduzione di un divieto sull’uso, la produzione e l’importazione del crisotilo, il tipo più comune di amianto. La cancerogenicità di questo minerale è nota da circa quarant’anni e più di 50 paesi nel mondo ne hanno vietato l’uso per questa ragione, ma finora gli Stati Uniti non avevano fatto lo stesso a causa dell’opposizione di diversi settori industriali e delle organizzazioni lobbistiche che li rappresentano.
Con la parola “amianto” si indicano sei diversi minerali caratterizzati dall’essere composti da fibre sottilissime e molto resistenti alla fusione e alla combustione, qualità per cui per tra gli anni Trenta e gli anni Ottanta del Novecento venne molto usato nell’edilizia, in funzione antincendio e isolante. In Italia è spesso chiamato col termine “eternit” che in realtà è il nome di un’azienda produttrice di fibrocemento, un materiale per fare pannelli, coperture, tubi e altri componenti per l’edilizia, che fino al 1992 era realizzato mescolando cemento e amianto.
Sebbene finora mancasse un divieto federale riguardo all’amianto, il suo uso era molto diminuito rispetto agli anni Ottanta anche negli Stati Uniti. Attualmente il crisotilo è l’unico tipo di amianto importato nel paese e utilizzato all’interno di impianti industriali statunitensi: viene usato per produrre materiali per i tetti, guarnizioni e pastiglie dei freni nel settore automobilistico, giubbotti antiproiettile e isolanti elettrici, oltre che nell’industria chimica per la produzione di cloro. L’estrazione di amianto nel paese è finita nel 2002 ma il crisotilo è ancora acquistato da alcuni paesi: tra il 2019 e il 2022 circa il 70 per cento delle importazioni del materiale veniva dal Brasile.
Quando il nuovo divieto entrerà in vigore le importazioni saranno interrotte ma le aziende che attualmente usano il crisotilo avranno fino a 12 anni di tempo, a seconda del settore, per adattarsi a fare senza. Già nel 2022 l’EPA aveva cercato di vietare l’uso del crisotilo, ipotizzando un periodo dismissione di soli due anni. Quella proposta però era stata molto osteggiata da grandi aziende come la Olin, un’industria chimica, e alcune organizzazioni che rappresentano gli interessi di varie altre aziende, come la Camera di commercio degli Stati Uniti e l’American Chemistry Council, che per il divieto annunciato lunedì aveva chiesto un periodo di dismissione di 15 anni.
La misura non proibisce l’importazione di altri tipi di amianto. Attualmente non sono usati ma gli attivisti che negli ultimi decenni hanno chiesto la messa al bando di tutte le forme del minerale sono preoccupati che lo diventeranno quando le aziende non potranno più usare il crisotilo. Temono anche le conseguenze dei lunghi periodi di dismissione previsti.
In passato altri governi statunitensi avevano provato a vietare l’uso dell’amianto. Quarant’anni fa, quando si cominciarono ad avere certezze sui legami tra le fibre di amianto nell’aria e varie forme di cancro, molte scuole statunitensi rimossero le strutture contenenti il minerale.
Nel 1989, durante l’amministrazione di George H. W. Bush, l’EPA introdusse un primo divieto d’uso che però due anni dopo venne abolito da un tribunale federale. La legge sulle sostanze tossiche in vigore a quei tempi diceva che per poter bandire l’utilizzo di un materiale l’EPA doveva trovare «l’alternativa meno gravosa» per le aziende che basavano la propria attività su tale materiale, e secondo il tribunale l’EPA non era stata in grado di farlo. Restò in vigore solo un divieto per l’introduzione di nuovi usi dei vari tipi di amianto.
Nel 2016 il Congresso modificò la legge sulle sostanze tossiche eliminando l’obbligo per l’EPA di indicare «l’alternativa meno gravosa», e per questo ora l’agenzia federale ha potuto riproporre un divieto sull’amianto. Ci aveva già provato dopo l’intervento legislativo del Congresso, ma l’amministrazione guidata dal presidente Repubblicano Donald Trump (2017-2021) aveva interrotto tali tentativi.
Trump, che prima di entrare in politica era un imprenditore edile, si è opposto per anni alla messa al bando dell’amianto. In un suo libro del 1997, Trump: The Art of the Comeback, aveva sostenuto che l’amianto fosse «sicuro al 100 per cento» – un’affermazione falsa secondo le conoscenze scientifiche dell’epoca – e che il movimento per rimuoverlo dagli edifici già costruiti fosse «guidato dalla mafia perché sono spesso società legate alla mafia che si occupano di rimozione dell’amianto». Nel 2012 aveva scritto su Twitter che le torri del World Trade Center, colpite dagli attentati terroristici dell’11 settembre 2001, non sarebbero «bruciate» se non ne fosse stato rimosso l’amianto.
In caso di rielezione di Trump alle presidenziali di novembre il nuovo divieto sull’amianto potrebbe essere rimosso. Per questo il senatore Democratico Jeff Merkley, dello stato dell’Oregon, ha proposto un disegno di legge per vietare le importazioni di tutti i tipi di amianto, non solo il crisotilo. Una legge approvata dal Congresso non potrebbe essere ribaltata da Trump, diversamente da un’iniziativa dell’EPA.
In Italia l’estrazione e la produzione dell’amianto e dei prodotti realizzati con l’amianto è vietata dal 1992; l’importazione dal 1994. La rimozione delle strutture contenenti amianto negli edifici non è obbligatoria a meno che tali strutture non siano danneggiate – in tal caso esiste il rischio che siano diffuse e poi inalate fibre di amianto – ma la loro presenza deve essere segnalata alle autorità sanitarie.
Si stima che l’amianto sia legato a circa 40mila morti ogni anno negli Stati Uniti. Sono colpiti in particolare dal mesotelioma i vigili del fuoco, che vengono esposti alle fibre di amianto presenti nell’aria quando lavorano in edifici danneggiati.