La spiaggia di Ostia continua a restringersi
La capitaneria di porto di Roma ha vietato il transito in un lungo tratto di spiaggia per l'erosione e le mareggiate, che nei mesi passati hanno danneggiato come ogni anno diversi stabilimenti
Da almeno una quindicina d’anni a Ostia, l’enorme frazione di Roma sul mare, i proprietari delle decine di stabilimenti balneari che costeggiano il lungomare hanno difficoltà a organizzare la stagione estiva per via della progressiva erosione della costa, fenomeno naturale in parte causato e aggravato dalle attività umane che modifica la morfologia dei litorali, arretra le spiagge e quindi la linea costiera. Quest’anno le mareggiate più violente ci sono state a novembre, dicembre e febbraio, e secondo Federbalneari (l’associazione che riunisce i proprietari di lidi italiani) hanno provocato danni per circa 4 milioni di euro.
Per motivi di sicurezza, la scorsa settimana un’ordinanza della Capitaneria di porto di Roma ha vietato di passeggiare e stazionare sulla spiaggia a una distanza dal mare inferiore ai venti metri: il divieto riguarda un lungo tratto di spiaggia che comprende anche otto stabilimenti (Nuova Pineta Pinetina, Hibiscus, Kursaal, Shilling, Sporting Beach, Venezia, V lounge beach). Inoltre l’ordinanza vieta di navigare, pescare, immergersi e fare sport acquatici a meno di 50 metri dalla costa. La stagione dovrebbe iniziare a maggio.
Gli stabilimenti più danneggiati sono stati la Pinetina, il Kursaal e lo Sporting Beach: il mare ha distrutto strutture come cabine e torrette di controllo, e ha diminuito ulteriormente la quantità di spiaggia che i lidi hanno disposizione per organizzare la propria attività. La diminuzione della sabbia ha ripercussioni sull’attività dei lidi: significa poter piantare meno ombrelloni e, di conseguenza, affittarne meno.
A Ostia l’erosione riguarda soprattutto la parte di litorale a sud del canale dei pescatori, un corso d’acqua artificiale che passa a circa tre chilometri dal pontile. A nord del canale questo fenomeno incide meno, anche grazie ad alcune misure di contenimento adottate negli anni Novanta, quando fu costruita una lunga barriera parallela alla battigia per proteggere quella porzione di litorale dalle mareggiate.
Nella parte a sud del canale dei pescatori le protezioni adottate sono state invece perlopiù inefficaci. Nel 2021 la regione Lazio aveva fatto costruire due barriere che però sono troppo distanti tra loro e non contengono a sufficienza le mareggiate.
Il metodo più comune che viene utilizzato per contrastare l’erosione è il cosiddetto “ripascimento”, che consiste nello spostare grosse quantità di sabbia nelle parti di litorale che ne hanno più bisogno. La scorsa settimana la regione Lazio ha stanziato un finanziamento da cinque milioni di euro che saranno utilizzati per un ripascimento di quasi 194mila metri cubi di sabbia: dovrebbe concludersi a giugno.
A novembre, dopo che alcune violente mareggiate avevano danneggiato i lidi della parte meridionale del litorale, Federbalneari aveva chiesto al comune di Roma il riconoscimento dello stato di calamità naturale su tutto il territorio di Ostia; la domanda non era però stata accolta. Massimo Muzzarelli, il presidente della sezione di Roma di Federbalneari, ha detto a Repubblica Roma che, nonostante la gestione delle coste sia di competenza delle regioni, a Ostia i problemi principali derivano dal «lassismo» del comune di Roma, che a suo dire non vuole farsi carico della «ordinaria gestione» del litorale.
Ilaria Falconi, ricercatrice della Società italiana geologia ambientale, ha spiegato a Repubblica Roma che a Ostia «l’urbanistica e gli stabilimenti seguono un concetto fermo agli anni Sessanta, con strutture in cemento non rimovibili come villaggi turistici. Ma adesso la sabbia non c’è più: il porto turistico, i pennelli [cioè le barriere perpendicolari alla linea della costa, che servono a interrompere le correnti interne, ndr] e anche il canale dei pescatori hanno impedito alla sabbia di sedimentarsi».