La giunta militare del Niger ha interrotto la collaborazione militare con gli Stati Uniti
È un ulteriore segnale dell'allontanamento del paese africano dall'area di influenza occidentale, a favore di relazioni più strette con la Russia
Domenica la giunta militare del Niger, che governa il paese dal colpo di stato dello scorso luglio, ha annunciato la fine «con effetto immediato» degli accordi che permettevano agli Stati Uniti di impiegare personale militare e civile nel paese. Gli Stati Uniti hanno in Niger circa 650 soldati e una base militare considerata fondamentale per il controllo dell’area del Sahel (la zona che si trova nella parte sud del deserto del Sahara) e il contrasto delle attività dei gruppi islamisti e jihadisti attivi nella regione.
La fine dell’accordo, che dovrebbe rendere «illegale» la presenza di militari e dipendenti del governo statunitense in Niger, è stata annunciata con un messaggio sulla televisione pubblica dal portavoce della giunta, il colonnello Amadou Abdramane. È un ulteriore allontanamento del governo militare dall’influenza occidentale: dopo il colpo di stato i militari avevano già cancellato gli accordi di collaborazione con la Francia, causando l’abbandono del paese da parte dei circa 1.500 soldati francesi che operavano nel paese.
I militari nigerini si sono invece avvicinati alla Russia, a cui si sono rivolti per un sostegno economico e militare: il primo ministro nominato dalla giunta, Ali Mahaman Lamine Zeine, lo scorso dicembre è stato ricevuto a Mosca in un incontro ufficiale.
Il Niger è un paese africano da 25 milioni di abitanti e un’ex colonia francese, che ottenne l’indipendenza nel 1960. Il 27 luglio del 2023 la Guardia presidenziale, un’importante unità d’élite dell’esercito del Niger, arrivò al potere con un colpo di stato. Da tempo i militari accusavano l’ex presidente Mohamed Bazoum di voler ridurre la loro influenza, e il golpe fu motivato con la necessità di porre rimedio a una serie di problemi di sicurezza, economici e di corruzione nel paese. Bazoum fu arrestato e accusato di alto tradimento, e il generale Abdourahmane Tchiani, il capo della Guardia presidenziale del Niger noto anche come Omar Tchiani, si autoproclamò nuovo leader del Niger.
A partire dal 2021 in altri due paesi dell’area, il Mali e il Burkina Faso, le giunte militari avevano compiuto dei colpi di stato, e a inizio marzo hanno firmato un accordo di collaborazione militare.
L’annuncio del Niger riguardo alla fine degli accordi con gli Stati Uniti segue di pochi giorni l’arrivo di una delegazione diplomatica che dovrebbe discutere i termini di una transizione democratica nel paese. Il portavoce Abdramane ha accusato gli Stati Uniti di non aver seguito il protocollo diplomatico e di non aver informato la giunta della composizione della delegazione e dei suoi programmi in Niger. Ha aggiunto che la giunta sta trattando la fornitura di armi russe «necessarie per combattere i terroristi che hanno causato migliaia di morti fra i nigerini nell’indifferenza della comunità internazionale».
Nel 2016 gli Stati Uniti hanno investito circa 100 milioni di dollari per la creazione di una base militare nella città di Agadez, 750 chilometri a nord-est di Niamey, la capitale del Niger. A ottobre l’amministrazione statunitense aveva ufficialmente definito il cambio di governo in Niger un “colpo di stato”, ma nei mesi successivi le trattative per una transizione democratica avevano fatto pensare a un riavvicinamento fra i due paesi, una possibilità ora esclusa.
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