L’Australia riprenderà a finanziare l’Agenzia delle Nazioni Unite per i profughi palestinesi
Venerdì la ministra degli Esteri australiana Penny Wong ha annunciato che il paese ricomincerà a finanziare l’Agenzia delle Nazioni Unite per i profughi palestinesi (UNRWA), dopo aver interrotto i finanziamenti a fine gennaio: erano tra i 16 paesi che avevano preso questa decisione dopo che Israele aveva accusato alcuni dipendenti dell’agenzia di essere stati coinvolti nel violento attacco compiuto dal gruppo armato palestinese Hamas contro Israele lo scorso 7 ottobre, che ha dato inizio alla guerra nella Striscia di Gaza. Questo aveva messo a rischio il funzionamento dell’UNRWA, che gestisce campi profughi in cui vivono centinaia di migliaia di persone palestinesi e il cui bilancio dipende in gran parte dai finanziamenti di alcuni paesi occidentali.
Negli scorsi giorni anche il Canada, la Svezia e l’Unione Europea avevano deciso di riprendere i finanziamenti, dicendosi soddisfatti del processo investigativo intrapreso dall’UNRWA dopo le accuse di Israele. A fine gennaio il direttore dell’UNRWA, Philippe Lazzarini, aveva detto che i dipendenti coinvolti nelle accuse di Israele erano stati immediatamente licenziati, e che era stata avviata un’indagine interna per accertarne le eventuali responsabilità.
L’Australia invierà presto 6 milioni di dollari australiani (3,6 milioni di euro) all’UNRWA, nel contesto di un più ampio pacchetto di finanziamenti alle organizzazioni internazionali che stanno rispondendo alla crisi umanitaria in corso nella Striscia di Gaza, tra cui 4 milioni di dollari australiani (2,4 milioni di euro) all’Unicef, il fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia, e 2 milioni (1,2 milioni di euro) a un nuovo meccanismo delle Nazioni Unite per fornire aiuti umanitari a Gaza. Wong, la ministra degli Esteri, ha detto che è «fondamentale riconoscere che ci sono bambini e famiglie che stanno morendo di fame» e che l’Australia, «insieme alla comunità internazionale, ha la capacità di assisterli», anche finanziando l’UNRWA, che è «centrale e vitale nel fornire assistenza alle persone che ne hanno bisogno».
Da tempo la situazione umanitaria nella Striscia è al collasso, perché gli aiuti non arrivano in quantità sufficienti o non arrivano proprio, e nelle scorse settimane le autorità locali (cioè Hamas) hanno detto che decine di persone sono morte di fame. Varie organizzazioni internazionali hanno confermato che l’estrema scarsità di cibo, acqua potabile, medicine e generi di prima necessità nella Striscia sta provocando una catastrofe di enormi dimensioni. Dall’inizio della guerra, il 7 ottobre, Israele ha imposto un blocco generalizzato e controlli molto severi su tutto quello che entra nella Striscia di Gaza, compresi cibo e beni di prima necessità. Da mesi le organizzazioni umanitarie che si occupano degli aiuti nella Striscia accusano Israele di rallentare le consegne, mentre il governo israeliano sostiene che, se gli aiuti non arrivano alla popolazione, la colpa è principalmente dei problemi di distribuzione dentro alla Striscia.
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