In Nigeria i rapimenti di massa continuano a essere un problema
Solo nell'ultima settimana ce ne sono stati tre: a compiere gli assalti sono gruppi criminali, terroristici o di pastori, che sfruttano l'estrema debolezza del governo nigeriano
Negli ultimi giorni in tre diversi punti del nord della Nigeria sono state rapite centinaia di persone, tra cui oltre 300 studenti. In Nigeria i rapimenti di massa sono frequenti: sono compiuti da gruppi criminali e terroristici in competizione tra loro, che sfruttano la mancanza di istituzioni statali in grado di esercitare un saldo controllo su tutto il territorio nazionale. Nel tempo i rapimenti sono diventati una fonte rilevante di entrate per questi gruppi, grazie al pagamento dei riscatti.
L’ultimo rapimento di massa è avvenuto sabato 9 marzo, quando 15 bambini e bambine e quattro donne sono state rapite in una scuola nella città di Gada, nel nord-ovest del paese. Pochi giorni prima sempre nel nord-ovest del paese, a Kuriga, e sempre in una scuola, erano stati rapiti 287 alunni e alunne più il preside. Pochi giorni prima ancora, questa volta nel Borno, nel nord-est, erano state rapite altre 200 persone, soprattutto donne e bambini. Secondo l’Armed Conflict Location and Event Data Project, organizzazione non governativa che si occupa della violenza politica nel mondo, nel 2023 in Nigeria sono state rapite in tutto circa 3.500 persone.
Nel corso degli anni i rapimenti in Nigeria hanno coinvolto varie categorie di persone: cittadini stranieri, politici, imprenditori, diplomatici e civili. Un tipo di rapimento di massa particolarmente frequente è proprio quello compiuto nelle scuole, sia da gruppi terroristici che da gruppi criminali comuni. Scuole e collegi si trovano molto spesso in luoghi isolati e fuori dai centri cittadini, in punti in cui la sicurezza è ancora più precaria o assente che in città. Rapire gruppi numerosi di studenti, bambini o adolescenti rende anche più facile l’ottenimento di un riscatto, per la pressione dei media nazionali e internazionali e dell’opinione pubblica nigeriana per la loro liberazione.
Le tecniche con cui vengono compiuti i rapimenti variano, ma spesso c’è dietro un’attenta pianificazione.
I rapimenti di massa nelle scuole sono stati compiuti spesso da gruppi di uomini che raggiungevano la scuola su motociclette e furgoni, su cui poi venivano caricati gli studenti e portati via. Raccontando del rapimento dei 287 studenti a Kuriga, Nura Ahmad, un’insegnante, ha raccontato ad Africanews di aver visto arrivare decine di uomini in motocicletta, armati, che sparavano in aria. Alcuni testimoni sul posto hanno detto che gli studenti sono stati portati in una foresta lì vicino e se ne sono poi perse le tracce: un uomo intervenuto per cercare di fermare i rapitori sarebbe stato ucciso con un colpo di pistola. Per la liberazione dei 287 studenti è stato chiesto un riscatto totale dell’equivalente di oltre 560mila euro.
Gli ultimi rapimenti di massa non sono ancora stati rivendicati, ma sui responsabili sono state fatte alcune ipotesi tenendo conto delle aree in cui sono stati compiuti. Nel nord-est del paese, dove sono state rapite 200 persone, tendono a essere più attivi gruppi radicali islamisti, come Boko Haram; nel nord-ovest, dove sono stati compiuti gli altri due, è invece più frequente che operino pastori in conflitto con le comunità del posto oppure gruppi criminali comuni in cerca di riscatti.
Un’ipotesi per il rapimento dei 287 studenti è proprio che sia stato compiuto da pastori: uno dei gruppi più attivi in Nigeria è quello composto da persone dell’etnia nomade Fulani. Parte di questo gruppo si era inizialmente armata per combattere contro altri gruppi etnici per l’accesso alla terra e alle risorse idriche, trasformandosi poi negli anni in un sistema di gruppi armati organizzati, specializzati in rapimenti a scopo di riscatto e nell’acquisizione forzata di terreni agricoli e miniere d’oro.
Il rapimento di massa che negli ultimi anni ha avuto più risonanza sia in Nigeria che all’estero fu compiuto invece proprio da Boko Haram: nel 2014, quando 276 studentesse, per la maggior parte cristiane, furono rapite in una scuola di Chibok, sempre nello stato del Borno. Alcune riuscirono a scappare, mentre di molte altre si persero le tracce. In quel caso, come in altri, i rapimenti erano un modo per Boko Haram di affermare il proprio potere e sfidare il governo di turno.
Un altro gruppo radicale islamico che ha compiuto rapimenti, e su cui pure sono state fatte ipotesi per quanto riguarda il rapimento delle 287 persone, è Ansaru, Avanguardia per la Protezione dei Musulmani nelle Terre Nere. È un gruppo nato nel 2012 proprio da una scissione con Boko Haram, e che a differenza di Boko Haram è attiva anche nel nord ovest e nel centro del paese. In diverse aree del paese Ansaru si è rafforzata anche sfruttando l’incapacità del governo di garantire una serie di servizi essenziali, per esempio offrendo agli agricoltori locali fertilizzanti, pesticidi e prodotti agricoli, e diventando via via più forte e influente.
In altri casi invece i rapimenti sono stati compiuti da gruppi criminali comuni, non motivati da ragioni ideologiche o religiose, che hanno sfruttato la disponibilità del governo nigeriano a pagare i riscatti e a subire la pressione dell’opinione pubblica e dei media internazionali per arricchirsi, o semplicemente per accumulare risorse. È capitato anche che per la liberazione degli ostaggi venissero chiesti generi alimentari, motociclette oppure carburante.
Soprattutto dopo la pandemia da coronavirus, la condizione economica della Nigeria si è fatta via via più critica, e in generale si sono abbassate anche le somme richieste per i riscatti, passate dall’equivalente di milioni a centinaia di migliaia di euro a persona. Anche per questo i rapitori si sono progressivamente orientati su sequestri di gruppi numerosi. In altri casi le bande criminali si sono progressivamente rafforzate e ai rapimenti hanno affiancato anche il contrabbando di sostanze stupefacenti e armi.
È capitato che i gruppi criminali abbiano rapito anche sacerdoti cattolici, percepiti come una possibile fonte di grossi guadagni per via delle risorse economiche della Chiesa. I sacerdoti sono considerati per questo un gruppo a rischio: tra luglio del 2022 e il giugno del 2023 ne sono stati rapiti 21.
I governi che si sono succeduti finora in Nigeria non solo non sono stati in grado di gestire questi problemi, ma a volte ne hanno a loro volta approfittato per arricchirsi. In passato i flussi di denaro per i riscatti sono stati anche un’occasione di guadagno per funzionari pubblici di medio livello, che nei casi in cui il governo gestiva i negoziati con i rapitori hanno iniziato a trattenere parte della somma usata per liberare gli ostaggi.
Nel corso degli anni sono stati avviati vari progetti, come il Safe Schools Initiative, promosso dalle Nazioni Unite per rafforzare la sicurezza attorno alle scuole, e la cui realizzazione è stata ostacolata da vari problemi, tra cui la corruzione dei politici locali e la stessa instabilità politica del paese.
Dal 2015 al 2023 il governo della Nigeria è stato guidato da Muhammadu Buhari, con due mandati consecutivi considerati piuttosto fallimentari sia sul piano della ripresa economica che su quello dei conflitti sociali. Proprio negli anni dei governi Buhari il numero di scontri etnici, territoriali, politici e sociali e quello degli attacchi di gruppi criminali e di terroristi che comprendono morti e uccisioni è sensibilmente aumentato. I rapimenti di massa sono però diminuiti dal 2022, quando il governo ha approvato una legge che rende illegale pagare i riscatti e ha reso i rapimenti punibili con la pena di morte nel caso in cui le persone rapite muoiano. Dallo scorso marzo il nuovo presidente della Nigeria è Bola Tinubu, che per via dei rapimenti delle ultime settimane è già stato accusato di non stare facendo abbastanza per tentare di risolvere i problemi di sicurezza del paese.
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