Il nuovo modo per scaricare le app sugli iPhone che non piace a Apple
Con il nuovo regolamento europeo sui mercati digitali l'azienda ha dovuto rinunciare all'esclusiva dell'App Store, ma dice che c'è qualche rischio
Entro la fine della primavera, chi possiede un iPhone potrà scaricare nuove applicazioni direttamente dal sito di chi le sviluppa senza dover per forza utilizzare l’App Store, il principale sistema di vendita e distribuzione delle app gestito da Apple. La modifica riguarderà solamente le persone che vivono in Europa ed è il più importante cambiamento nelle politiche applicate dall’azienda statunitense (tra le più ricche al mondo) per l’utilizzo dei suoi dispositivi. È una novità attesa da tempo che riduce almeno in parte il controllo di Apple sui propri sistemi: l’azienda ne avrebbe volentieri fatto a meno, come hanno spiegato in più occasioni i suoi dirigenti, ma l’apertura ad altri sistemi di distribuzione si è resa necessaria per rispettare alcune nuove regole dell’Unione Europea sulla concorrenza ed evitare il rischio di multe molto costose.
Dalla settimana scorsa nell’Unione Europea è in pieno vigore il “Digital markets act” (DMA), il nuovo regolamento per i «mercati equi e contendibili nel settore digitale» che chiede alle grandi aziende tecnologiche di non privilegiare alcuni dei propri servizi rispetto a quelli della concorrenza (qui lo abbiamo spiegato estesamente). Attraverso alcuni criteri indicati nel DMA sono state identificate sei aziende del settore digitale definite come “gatekeeper”, cioè società che per le loro dimensioni e ricchezze hanno maggiori responsabilità rispetto ad altre nel garantire un accesso paritario alla concorrenza nei settori in cui sono attive.
Apple è stata indicata come gatekeeper e negli ultimi mesi ha dovuto rivedere alcune delle proprie politiche, in modo da rispettare le regole del DMA sul non ostacolare i concorrenti. La modifica più importante ha riguardato l’App Store, il sistema attraverso il quale si comprano e scaricano le applicazioni per gli iPhone (e gli iPad).
Citando ragioni di sicurezza e di tutela della privacy dei propri clienti, fino a oggi Apple aveva reso possibili i download esclusivamente dall’App Store. Chi produceva le applicazioni doveva quindi iscriversi al suo sistema di distribuzione, rispettarne le regole e pagare una commissione per ogni download e per ogni successivo acquisto all’interno delle app (commissioni che possono arrivare al 17 per cento di ogni acquisto, a seconda di vari criteri e della quantità di applicazioni scaricate in un certo periodo). In seguito all’introduzione del DMA, Apple ha dovuto offrire la possibilità di avere sistemi alternativi per scaricare le applicazioni, riducendo almeno in parte il proprio controllo.
Con un aggiornamento al proprio sistema operativo iOS, che fa funzionare gli iPhone, Apple ha di recente introdotto la possibilità di scaricare un sistema per la distribuzione delle applicazioni alternativo all’App Store. Alcuni servizi sono già disponibili per farlo, ma sarà necessario del tempo prima che ci siano store grandi e affidabili a sufficienza, anche perché Apple ha comunque mantenuto diversi vincoli motivandoli sempre con motivi di sicurezza e privacy per chi usa gli iPhone.
La possibilità di avere servizi analoghi e alternativi all’App Store poteva però non essere sufficiente per soddisfare le richieste del DMA, con il rischio di ricevere multe da parte della Commissione Europea equivalenti al 10 per cento del fatturato annuo (che diventano del 20 per cento in caso di ripetute violazioni). Apple è inoltre tenuta sotto stretta sorveglianza dalle autorità europee e a inizio marzo ha ricevuto una multa da 1,8 miliardi di euro per avere ostacolato la concorrenza nella distribuzione della musica online, altro settore molto redditizio per la società. Apple ha contestato la sanzione e ha già annunciato che farà ricorso.
Il nuovo annuncio sull’opportunità di scaricare le app direttamente dai siti di chi le produce è un tentativo di semplificare l’accesso a sistemi alternativi all’App Store, riducendo al tempo stesso il rischio che nascano grandi concorrenti. Secondo diversi osservatori, il nuovo sistema che sarà introdotto entro la fine della primavera potrebbe favorire una frammentazione del mercato, con tanti piccoli concorrenti che venderanno direttamente le loro app, ed evitare che abbia successo un sistema di distribuzione unico tale da fare realmente concorrenza all’App Store.
Le regole per installare le applicazioni direttamente dai siti scelte da Apple sono comunque complicate, sia per chi produce le app sia per chi vuole scaricarle. I produttori delle applicazioni dovranno infatti registrare il proprio sito sulla piattaforma per gli sviluppatori di Apple, che verificherà l’autenticità dei siti e solo a quel punto li autorizzerà per poter gestire direttamente l’installazione delle app sugli iPhone. Potranno fare richiesta solamente i produttori che hanno sede legale nell’Unione Europea – o che hanno una loro controllata registrata negli stati membri – e dovranno dimostrare di avere distribuito app per almeno due anni sull’App Store per accedere alla nuova funzionalità.
Apple applicherà inoltre le stesse regole già previste per i sistemi di distribuzione alternativi all’App Store. Gli sviluppatori di app scaricate più di un milione di volte (su base annua) dovranno pagare una commissione di 50 centesimi di euro per ogni successivo download o aggiornamento delle loro app. Saranno previste eccezioni solamente per le organizzazioni non a scopo di lucro, per istituzioni legate all’istruzione e per altri soggetti come le agenzie governative.
La società continuerà quindi a ottenere ricavi anche dai sistemi alternativi, seppure con modalità diverse e che potrebbero ancora cambiare nei prossimi mesi. La questione delle commissioni applicate da Apple per le applicazioni è del resto discussa da tempo dalle autorità sulla concorrenza, non solo nell’Unione Europea ma anche negli Stati Uniti, e anche per questo la società negli ultimi tempi ha provato a rivedere alcune regole. L’applicazione delle commissioni ha un nuovo limite del 17 per cento rispetto al precedente del 30 per cento, mentre ci sono altri criteri per le commissioni che riguardano l’acquisto successivo di funzionalità all’interno delle applicazioni.
Installare un’app direttamente da un sito non sarà comunque molto semplice nemmeno per chi possiede un iPhone. Al momento dell’installazione, si dovrà infatti autorizzare il sito a procedere con l’installazione. Apple vuole che la concessione del permesso sia esercitata nel modo più consapevole possibile, di conseguenza non sarà sufficiente dare un “OK” direttamente dal sito, ma si dovranno aprire le impostazioni di sistema dell’iPhone e a quel punto dare il permesso. La società sostiene che in questo modo si potranno prima vedere informazioni dettagliate su chi propone di scaricare l’applicazione e la sua reputazione, per esempio attraverso il sistema di votazione della qualità delle app (quello classico con le stelline sull’App Store).
Le modifiche annunciate da Apple hanno ricevuto critiche da alcune organizzazioni e aziende che da tempo chiedono l’apertura dei sistemi per scaricare e installare applicazioni sugli iPhone. Sostengono che la società non abbia applicato pienamente il DMA e che le procedure previste siano alquanto tortuose e disincentivanti per gli sviluppatori e le persone eventualmente interessate a scaricare le app in modo alternativo. Ogni gatekeeper decide come applicare le regole del DMA, ma è comunque soggetto alle verifiche e a un confronto diretto con la Commissione Europea, che inizierà nei prossimi mesi a fare il punto della situazione.
I responsabili di Apple hanno detto in più occasioni di avere provato a elaborare regole e sistemi che rispettino il DMA, ma che al tempo stesso diano garanzie sulla sicurezza e sulla privacy per i propri utenti. Sostengono che un sistema eccessivamente aperto potrebbe comportare rischi, perché si potrebbero installare applicazioni fraudolente da siti poco affidabili rispetto all’App Store, dove ogni applicazione viene verificata da Apple prima di essere pubblicata o aggiornata. Considerata la grande quantità di siti fasulli e di truffe online trovare il giusto equilibrio non è semplice, soprattutto per tutelare le persone meno esperte tra le tante che possiedono un iPhone.