La persona dietro alcune delle locandine più famose del cinema
È la designer statunitense Dawn Baillie, che fece tra le altre quella di “Little Miss Sunshine”, “Il silenzio degli innocenti”, “The Truman Show” e “Zoolander”
Giovedì alla Poster House di New York inizierà una mostra dedicata a Dawn Baillie, 60 anni, considerata una delle designer di locandine di film più importanti e influenti del cinema contemporaneo. Baillie iniziò a disegnare locandine agli inizi degli anni Ottanta, quando l’industria cinematografica era composta quasi interamente da uomini e i poster venivano fatti a mano, senza il supporto di strumenti informatici.
Nel corso della sua carriera Baillie ha realizzato locandine che oggi sono diventate parte dell’immaginario collettivo: cominciò nel 1987, con il celebre poster di Dirty Dancing che mostra Jennifer Grey e Patrick Swayze nella loro posizione più memorabile, su uno sfondo bianco. Quattro anni dopo disegnò quella che a oggi è probabilmente la sua locandina più famosa, quella realizzata per la promozione del film di Jonathan Demme Il silenzio degli innocenti (1991), in cui le labbra di Jodie Foster – che nel film interpreta l’agente dell’FBI Clarice Starling – sono coperte da una falena.
In un’intervista di qualche anno fa, Baillie raccontò di essersi appassionata alle locandine quando era ancora una bambina: nacque nel 1964 a Los Angeles, la città più importante al mondo per l’industria cinematografica, e quando si trovava a passeggiare per strade come Hollywood Boulevard e Sunset Boulevard capitava spesso che si fermasse a osservare i poster dei film che andavano per la maggiore all’epoca.
Negli anni Baillie e il suo studio BLT Communications hanno lavorato alle locandine di film oggi considerati di culto, come Indiana Jones e l’ultima crociata (1989), The Truman Show (1998), Zoolander (2001), Little Miss Sunshine (2006) e C’era una volta a Hollywood (2019).
Uno dei meriti che vengono solitamente riconosciuti a Baillie è quello di aver contribuito a stravolgere le modalità con cui le locandine dei film venivano concepite e realizzate tra gli anni Ottanta e Novanta, che spesso erano didascaliche e poco creative. I lavori di Baillie erano invece meno scontati e in un certo senso più “enigmatici”. La locandina di Il silenzio degli innocenti, per esempio, si discostò moltissimo dai canoni delle campagne promozionali dei film horror e thriller del tempo: non conteneva immagini che rimandavano esplicitamente alla violenza (coltelli, accette) o all’orrore (sangue, corpi smembrati).
Angelina Lippert, direttrice artistica della Poster House, ha detto che quella copertina riuscì a generare inquietudine negli spettatori senza enfatizzare elementi di questo tipo, perché «è l’ansia visiva che provi quando lo guardi, che è ciò che lo rende indelebile».
In un’intervista data al New York Times in occasione dell’inaugurazione della mostra, Baillie ha parlato di aspetti poco conosciuti del suo processo creativo, che spesso parte dalla lettura della sceneggiatura dei film a cui deve lavorare o del romanzo da cui sono tratti. Baillie ha spiegato che, in tutti i casi, «il compito di una locandina è celebrare un film in un solo fotogramma», e «il lavoro è ben fatto quando il pubblico è incuriosito e il poster finisce sulla parete di una camera da letto».
Negli anni Baillie ha ricevuto i più importanti riconoscimenti del suo settore, tra cui diversi Key Art Awards, i premi dedicati alle persone che lavorano nel campo della promozione dei film, assegnati annualmente dalla redazione della rivista Hollywood Reporter (tra cui, nel 2006, quello come «miglior poster degli ultimi 35 anni» per Il silenzio degli innocenti).