La Francia è diventata il secondo paese esportatore al mondo di armi
Negli ultimi cinque anni i trasferimenti di armi tra paesi sono stati determinati dalle guerre e da altre tendenze internazionali: le esportazioni dell'Italia sono quasi raddoppiate
Negli ultimi cinque anni il volume dei trasferimenti di armi nel mondo, cioè le vendite e le consegne di armi da un paese all’altro, è rimasto sostanzialmente lo stesso dei cinque anni precedenti, ma ci sono state comunque alcune grandi variazioni. La più rilevante è che la Francia è diventata il secondo paese esportatore superando la Russia, che ha dimezzato le sue esportazioni di armi a causa soprattutto della guerra in Ucraina (e quindi di un maggiore consumo interno: dapprima con il riarmo in preparazione dell’invasione, e poi con la necessità di sostenere lo sforzo bellico nel paese). Al primo posto invece sono rimasti gli Stati Uniti, mentre tra i paesi che hanno aumentato le proprie esportazioni c’è anche l’Italia.
Tutti questi dati si trovano nell’ultimo rapporto del SIPRI, l’Istituto per le ricerche sulla pace di Stoccolma, importante centro studi svedese e uno dei più autorevoli nella diffusione dei dati sui trasferimenti di armi nel mondo.
Il rapporto del SIPRI esce tutti gli anni e ha una metodologia particolare: mette a confronto importazioni ed esportazioni di armi, veicoli militari e altri strumenti bellici basandosi su periodi di cinque anni. Per cui nel rapporto del 2024 è stato preso in considerazione il quinquennio 2019-2023, nel rapporto del 2023 era stato preso in considerazione il quinquennio 2018-2022, e così via. Basandosi su cinque anni, i dati del SIPRI smussano le variazioni improvvise, che sono statisticamente meno rilevanti, e forniscono andamenti medi.
Secondo il SIPRI, tra il quinquennio 2019-2023 e quello precedente (2014-2018) i trasferimenti di armi sono calati di poco, del 3,3 per cento. Gli Stati Uniti, primo paese esportatore, hanno aumentato notevolmente le loro quote rispetto al totale: sono passati da avere il 34 per cento delle esportazioni nel quinquennio precedente (2014-2018) ad averne il 42 per cento tra il 2019 e il 2023. La Francia, che ha superato la Russia, tra un quinquennio e l’altro è passata da avere il 7,2 per cento delle esportazioni globali ad averne l’11 per cento. La Russia invece è passata dal 21 per cento all’11 per cento (ma appena meno della Francia).
Il quarto e il quinto esportatore di armi al mondo sono la Cina e la Germania, che hanno entrambe perso qualche punto percentuale, mentre l’Italia è il grande paese esportatore di armi che cresce di più in assoluto: è passata dal decimo al sesto posto tra i maggiori esportatori di armi, con un aumento delle esportazioni dell’86 per cento tra un quinquennio e l’altro. Il 71 per cento delle armi italiane viene esportato in Medio Oriente, soprattutto in Qatar e Egitto.
La guerra in Ucraina ha cambiato notevolmente le cose anche dal lato dei paesi importatori (il rapporto del SIRPI arriva al 2023, per cui la guerra nella Striscia di Gaza, iniziata a ottobre, ha invece un ruolo trascurabile).
La maggior parte dei paesi europei sta aumentando le proprie spese per la difesa, e questo fa sì che le importazioni di armi siano aumentate del 94 per cento tra un quinquennio e l’altro.
Ovviamente, l’Ucraina è diventata il più grande importatore di armi in Europa e uno dei massimi importatori di armi al mondo: se si guarda l’intero quinquennio 2019–2023, l’Ucraina è passata dall’avere lo 0,1 per cento delle importazioni mondiali al 4,9 per cento, aumentando più di 60 volte la quantità di armi acquistata. Ma se si guarda soltanto all’anno 2023, l’Ucraina è stata di gran lunga il più grande importatore di armi del mondo.
I principali paesi importatori di armi tra il 2019 e il 2023 sono stati l’India (9,8 per cento delle importazioni mondiali), l’Arabia Saudita (8,4 per cento), il Qatar (7,6 per cento), l’Ucraina (4,9 per cento) e il Pakistan (4,3 per cento).
L’area del mondo che ha importato più armi è l’Asia (a cui il SIPRI aggiunge l’Oceania), dove però il livello delle importazioni è sceso del 12 per cento rispetto al quinquennio precedente. Questo soprattutto perché la Cina ha ridotto notevolmente le sue importazioni di armi (una riduzione del 44 per cento) man mano che aumentava la sua capacità tecnologica di costruirsele internamente. Al tempo stesso il Giappone ha aumentato le sue importazioni del 155 per cento, in linea con le politiche di progressivo riarmo del suo governo.