Matteo Salvini ultimamente è più esterofilo del solito
Il segretario della Lega preferisce soffermarsi sui risultati di leader stranieri sovranisti anziché commentare le recenti elezioni in Sardegna e in Abruzzo: perché il suo partito non sta andando bene
Domenica sera alle 23:30, quando le votazioni per le elezioni regionali in Abruzzo si erano concluse da mezz’ora, il ministro dei Trasporti Matteo Salvini ha esultato per un risultato elettorale. Non quello della Lega o della destra a L’Aquila e a Pescara, ma quello di Chega, il partito dell’estrema destra portoghese che alle elezioni legislative ha ottenuto il 18 per cento e 48 seggi nel parlamento nazionale. In un comunicato la Lega ha scritto:
Matteo Salvini ha fatto i complimenti al leader portoghese André Ventura per il successo di Chega alle elezioni. “Risultato straordinario, soli contro tutti” ha sottolineato il segretario della Lega.
Più o meno contemporaneamente anche altri esponenti della Lega, come il senatore Claudio Borghi e l’europarlamentare Marco Zanni, hanno condiviso l’entusiasmo per il successo di Ventura.
La Lega è alleata in Europa con Chega: sono membri entrambi del gruppo euroscettico e ultrasovranista Identità e democrazia, quello più a destra di tutti nel parlamento europeo. Non è dunque anomalo il fatto che Salvini abbia voluto complimentarsi con Ventura, ma è la seconda volta nel giro di due settimane che Salvini decide di celebrare vittorie di leader sovranisti stranieri proprio mentre il suo partito ottiene risultati deludenti in Italia.
Era successo infatti anche il 25 febbraio scorso, quando alle regionali in Sardegna vinte dalla candidata di centrosinistra Alessandra Todde la Lega aveva ottenuto il 3,7 per cento (25.600 voti), poco più della metà del 6,3 per cento preso sempre in Sardegna alle elezioni politiche del 2022, quando la Lega prese 42.800 voti, e molto meno dell’11,4 per cento e degli 81.400 voti delle regionali precedenti, nel 2019. Ma nel giorno del voto in Sardegna, Salvini si era complimentato su X (Twitter) per la vittoria di Donald Trump alle primarie del Partito Repubblicano in South Carolina.
In Abruzzo la destra ha vinto nettamente e il presidente uscente Marco Marsilio, di Fratelli d’Italia, è stato confermato per un secondo mandato. Per la Lega però le elezioni sono andate piuttosto male: ha ottenuto 43.800 voti e il 7,6 per cento, eleggendo così due consiglieri regionali. Nel 2019, con 165.000 voti e il 27,5 per cento, ne aveva eletti dieci. Ma anche alle politiche del settembre del 2022 la Lega era andata molto meglio rispetto a domenica: 51.700 voti e l’8,3 per cento. Inoltre, si consolida una tendenza per cui la Lega risulta il terzo partito della coalizione, superato puntualmente da Forza Italia. In Abruzzo il distacco tra i due partiti è raddoppiato rispetto alle politiche: era di meno di 18.000 voti nell’ottobre del 2022, è salito a più di 34.000 voti domenica, nonostante il grande impegno personale profuso da Salvini, che sul territorio ha organizzato un numero di iniziative elettorali e comizi ben maggiore rispetto a quanto fatto da Antonio Tajani, ministro degli Esteri e leader di Forza Italia.
Insomma, Salvini si sta un po’ comportando come il centrosinistra di un po’ di anni fa, che aveva un’abitudine sintetizzata efficacemente da una famosa battuta di Arturo Parisi, uno dei più fidati collaboratori dell’ex presidente del Consiglio Romano Prodi e ministro della Difesa nel suo secondo governo. Nel novembre del 2008, poco dopo la vittoria di Barack Obama alle presidenziali americane e a pochi giorni da un voto regionale che si preannunciava negativo per il centrosinistra, come poi in effetti fu, Parisi disse: «L’Abruzzo è difficile da riconquistare; ma, ero convinto, l’Ohio non ce lo avrebbe rubato nessuno ed è nostro».
Lo zelo di Salvini nel complimentarsi col leader di Chega, Ventura, si spiega innanzitutto con il tentativo di distogliere almeno in parte l’attenzione dai risultati italiani. Ma anche con la volontà di indicare le prossime elezioni europee di giugno come l’orizzonte a cui guardare, proponendosi alla guida di una grande alleanza di destra euroscettica fedele alle battaglie storiche dei sovranisti. Con questa sua iniziativa, Salvini vuole quindi mettere in difficoltà “da destra” la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che invece si è detta pronta a votare Ursula von der Leyen come presidente della Commissione Europea, e si è mostrata molto più favorevole a un dialogo coi partiti del centrodestra moderato che fanno capo al Partito Popolare Europeo (e anche coi liberali centristi guidati dal presidente francese Emmanuel Macron).
È una linea che Salvini ha reso chiara almeno dal dicembre scorso, quando aveva organizzato a Firenze un raduno di tutti i partiti dell’estrema destra sovranista del continente, per rilanciare il progetto di Identità e democrazia anche in vista della prossima legislatura europea. E anche in quel caso, pochi giorni prima della manifestazione, Salvini aveva celebrato la vittoria dell’«amico Geert Wilders» e del suo Partito per la libertà, di estrema destra nazionalista, alle elezioni nei Paesi Bassi del 22 novembre.
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In questo senso, proprio le relazioni con Chega sono un segno delle tensioni che agitano il rapporto tra Lega e Fratelli d’Italia. Il partito di estrema destra portoghese fa parte dal 2020 di Identità e democrazia, il gruppo europeo della Lega e del Rassemblement National di Marine Le Pen. Per questo tra Salvini e Ventura c’è ormai una consuetudine (nel maggio del 2021, per esempio, Salvini partecipò al congresso di Chega a Coimbra). Tuttavia anche Meloni ha sempre tenuto buoni contatti con Ventura, e dopo le elezioni del gennaio del 2022 anche lei fece pubblici complimenti a Chega per il risultato ottenuto. I rapporti non si sono interrotti, come confermano anche esponenti di governo di Fratelli d’Italia. E se davvero, come è probabile, Chega entrerà a far parte di una coalizione di governo in Portogallo insieme ad altri partiti del centrodestra, l’ipotesi di un suo ingresso nel gruppo europeo dei Conservatori e riformisti (ECR), guidato da Meloni, diventerà più concreta.
Salvini e Meloni seguono quindi due linee ben diverse. Se per la presidente del Consiglio è importante consolidare il suo profilo istituzionale all’estero e garantirsi una centralità nelle trattative per ottenere gli incarichi di maggior prestigio in Unione Europea dopo le elezioni di giugno, Salvini cerca in ogni modo di riconquistare consenso rafforzando la sua immagine di leader di destra sovranista intransigente e contrario a ogni compromesso con il cosiddetto “establishment” europeo. Di qui deriva anche il differente posizionamento sulla politica statunitense: da una parte c’è Meloni che è molto cauta nello schierarsi, per non compromettere in nessun modo il suo buon rapporto col presidente attuale Joe Biden, che pure è un Democratico e progressista; dall’altra c’è Salvini che invece è attivissimo nell’esaltare i successi di Donald Trump, auspicandone la vittoria alle elezioni presidenziali di novembre prossimo.