A Gaza è iniziato il Ramadan senza un cessate il fuoco
I negoziati degli ultimi giorni tra Israele e Hamas sono falliti e la popolazione si prepara a celebrare il mese più sacro per i musulmani senza acqua, cibo né luoghi di culto
Lunedì in molti paesi islamici è iniziato il Ramadan, il nono mese dell’anno nel calendario islamico nel quale si digiuna dall’alba al tramonto. La pratica sarà seguita anche da moltissime persone nella Striscia di Gaza, nonostante la guerra in corso tra Hamas e Israele. Fino a domenica si era provato a raggiungere un cessate il fuoco con il coinvolgimento di Stati Uniti, Egitto e Qatar, anche per consentire lo svolgimento dei riti legati a uno dei mesi più sacri della tradizione islamica, ma i tentativi non hanno avuto successo.
Il governo di Israele non ha accettato le richieste di Hamas, che includevano garanzie da parte dell’esercito israeliano sull’abbandono della Striscia di Gaza, il ritorno della popolazione nelle aree ora occupate dai militari dallo scorso autunno e la fornitura di aiuti umanitari.
Dopo cinque mesi di guerra e oltre 31mila palestinesi uccisi secondo Hamas, la situazione nella Striscia di Gaza è assai critica: mancano acqua, cibo, medicinali e la maggior parte della popolazione ha dovuto abbandonare le proprie case, distrutte o rese pericolanti dai bombardamenti, mentre l’esercito israeliano ha proseguito la propria avanzata verso sud. I rifornimenti e gli aiuti internazionali faticano ad arrivare nella Striscia e sono comunque insufficienti per le necessità di tutta la popolazione. Il mese del Ramadan potrebbe complicare ulteriormente la situazione e per questo di recente si erano nuovamente intensificati i tentativi per raggiungere una tregua.
Nei giorni scorsi la possibilità di fermare i combattimenti era apparsa più concreta, o per lo meno plausibile, in seguito all’ennesimo tentativo di mediazione internazionale. Si era parlato di un possibile accordo per liberare alcuni degli ostaggi israeliani ancora tenuti prigionieri da Hamas a Gaza in cambio di prigionieri palestinesi detenuti da Israele. Uno scambio di questo tipo – che avrebbe potuto mettere le basi per altri negoziati – non è però avvenuto, con alcuni osservatori che hanno accusato Hamas di avere provato a forzare la situazione per ottenere la liberazione di un maggior numero di prigionieri palestinesi da parte di Israele.
Nel fine settimana il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha ripetuto che un cessate il fuoco non è imminente e che prima di parlarne Israele attende la liberazione di altri ostaggi da parte di Hamas: «Senza la liberazione di qualcuno, non ci sarà nessuna pausa nei combattimenti». Netanyahu continua a sostenere la necessità di eliminare completamente Hamas e le sue capacità di controllo sulla Striscia di Gaza prima di interrompere le operazioni militari.
La guerra avrà quindi un forte impatto sul Ramadan a Gaza, che non consiste solamente nell’astenersi dal bere e dal mangiare dall’alba al tramonto. Il Ramadan è anche un importante momento sociale, oltre che spirituale: dopo il tramonto, famiglie e amici si riuniscono, spesso in gruppi numerosi, per mangiare e festeggiare insieme.
Molti fedeli inoltre rispettano l’obbligo alla carità organizzando donazioni e distribuzioni di cibo per le persone più povere, che spesso avvengono vicino alle moschee: pratica che difficilmente potrà svolgere la popolazione della Striscia di Gaza, dove oltre a mancare cibo e acqua ci sono possibilità ridotte di accesso ai luoghi di culto.