A El Salvador ormai lo stato di emergenza dura da due anni
Il presidente Nayib Bukele l'ha esteso per la ventiquattresima volta, per continuare a contrastare le bande criminali come ha fatto finora
Venerdì il parlamento di El Salvador ha accettato di estendere di un altro mese lo stato d’emergenza nel paese su richiesta del presidente Nayib Bukele. È la ventiquattresima volta che succede, il che vuol dire che El Salvador si trova in stato d’emergenza da due anni. La misura è stata approvata con 67 voti su un totale di 84: il risultato era considerato comunque piuttosto scontato, dato che il partito di Bukele detiene un’ampia maggioranza in parlamento.
Bukele aveva dichiarato lo stato d’emergenza per la prima volta il 28 marzo del 2022, come risposta all’uccisione di 62 persone durante alcuni scontri tra gruppi criminali, in quello che era stato considerato il giorno più violento della storia del paese dalla fine della guerra civile, terminata nel 1992. Le nuove regole dovevano restare in vigore per 30 giorni e prevedevano tra le altre cose restrizioni sui ritrovi, la possibilità di non informare i detenuti dei propri diritti e maggiori poteri per le forze dell’ordine. Ma non sono più state sospese, anche perché hanno reso possibile la dura repressione delle bande criminali che in precedenza creavano enormi problemi nel paese.
Per anni grandi parti delle città salvadoregne sono state sotto il totale controllo delle bande criminali. Fino al 2018 circa il 3 per cento della ricchezza prodotta nel paese era impegnato nel pagamento dei riscatti, e si registravano 53 omicidi ogni 100.000 persone, uno dei tassi più alti al mondo. Oggi siamo a 2,4 omicidi ogni 100.000 persone, uno dei più bassi della regione centroamericana. Anche per questo la popolarità di Bukele continua a essere enorme, nonostante nei cinque anni del suo governo il paese abbia vissuto una «allarmante regressione» in tema di diritti umani, denunciata fra gli altri anche da Amnesty International.
Lo stato d’emergenza ha infatti ottenuto come risultato una campagna di incarcerazione di massa: si ritiene che negli ultimi due anni siano state incarcerate oltre 75mila persone, e almeno settemila sono state poi liberate per assenza di prove. Alla polizia di El Salvador è permesso arrestare chiunque sia soltanto sospettato di far parte di una banda criminale: possono bastare un tatuaggio o una denuncia anonima. È consueta la detenzione preventiva, anche prolungata, senza la formulazione di un capo d’accusa, mentre il governo ha accesso a tutte le comunicazioni private dei cittadini.
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