Haiti ha esteso fino al 3 aprile lo stato d’emergenza nella zona di Port-au-Prince
Giovedì il governo di Haiti, lo stato dell’America centrale dove da più di un mese ci sono violente proteste antigovernative e scontri tra polizia e bande criminali, ha esteso fino al 3 aprile lo stato d’emergenza che aveva imposto in via temporanea domenica. Lo stato d’emergenza vale solo nel dipartimento dell’Ouest, dove si trova la capitale Port-au-Prince, e include un coprifuoco nelle ore notturne e il divieto di manifestare.
Haiti è uno dei paesi più poveri al mondo ed è da tempo alle prese con una gravissima crisi politica, sociale ed economica. Le proteste sono rivolte in particolare contro il governo del primo ministro ad interim Ariel Henry, che avrebbe dovuto organizzare nuove elezioni entro il 7 febbraio, ma non lo ha fatto sostenendo la necessità di ripristinare prima la stabilità nel paese. Nel fine settimana le bande che da tempo hanno preso il controllo della gran parte della capitale haitiana Port-au-Prince hanno attaccato diverse stazioni di polizia, lo stadio e il principale scalo merci del porto, dicendo di voler rovesciare il governo di Henry. Hanno anche preso d’assalto due prigioni, in cui erano detenuti numerosi leader della criminalità organizzata e alcune delle persone accusate dell’omicidio di Moïse, e migliaia di detenuti sono evasi.
La giornalista Teresa Bo, che si trova a Dajabon, città dominicana al confine con Haiti, ha detto che la Repubblica Dominicana sta impedendo agli haitiani sfollati di entrare nel paese e che le forze di sicurezza sono in massima allerta. Secondo le Nazioni Unite almeno 15mila persone se ne sono dovute andare da Port-au-Prince per via della crescente violenza, e il sistema sanitario di Haiti è sull’orlo del collasso. «Quello che sappiamo è che sono in corso saccheggi e sparatorie. Le aziende sono chiuse, e le scuole, le università e la maggior parte dei servizi pubblici non funzionano per via della situazione», ha scritto Bo.