L’ultimo giornale locale del gruppo GEDI
È il più piccolo di tutti, la Sentinella del Canavese, dove lavorano sempre meno persone, gli investimenti diminuiscono e ci sono sempre più cose da fare
Quando nel 2020 fu acquistato dalla famiglia Agnelli-Elkann, il gruppo editoriale GEDI possedeva 14 giornali locali, oltre ai nazionali Repubblica, Stampa, Secolo XIX (quest’ultimo un po’ a metà tra il locale e il nazionale) e diverse riviste e radio. Meno di 4 anni dopo quei giornali locali li ha quasi tutti venduti: nell’ottobre del 2020 furono ceduti alla stessa società editrice il Tirreno di Livorno, la Gazzetta di Modena, la Gazzetta di Reggio e La Nuova Ferrara. Nel 2021 fu venduta la Nuova Sardegna, che già da alcuni anni era in gestione a un’altra società. Nell’autunno del 2023 toccò prima alla Gazzetta di Mantova e poi in pacchetto a tutti quelli del Nordest: Il Mattino di Padova, La Tribuna di Treviso, La Nuova di Venezia e Mestre, Il Corriere delle Alpi di Belluno, Il Messaggero Veneto di Udine e Il Piccolo di Trieste.
È notizia delle ultime settimane invece l’avvio di una trattativa per la vendita della Provincia Pavese, non ancora conclusa ma in una fase molto avanzata. Se avrà successo, come è probabile, a GEDI resterebbe un solo giornale locale, il più piccolo tra tutti quelli che aveva: La Sentinella del Canavese di Ivrea, che copre un’area del Piemonte a nordest di Torino e il sud della Valle d’Aosta.
In questi anni la strategia commerciale della nuova proprietà di GEDI è stata molto chiara: si è basata per lo più sul contenimento dei costi e su una decisa riduzione dell’impegno negli ambiti ritenuti meno profittevoli, come appunto quello dei giornali locali, costosi da mantenere e in un costante calo di vendite a cui finora non sono stati trovati rimedi. La Sentinella del Canavese ha a sua volta risentito di questo approccio e dei minori investimenti, e il lavoro dei suoi giornalisti è diventato più difficile e oneroso. Per qualche ragione però è l’unico che ancora non è stato messo in discussione all’interno del gruppo.
Nonostante la condizione di grande precarietà, per la Sentinella del Canavese non si è ancora mai parlato di trattative o di possibili compratori, e la stessa GEDI fa sapere di non avere intenzione di venderla: è plausibile che questo dipenda da alcune sue specificità storiche e geografiche, unite all’assenza di altri grandi gruppi editoriali nel territorio che possano essere interessati ad acquistarla e a vari tentativi fatti in questi anni dalla testata per frenare la contrazione dei ricavi. È un equilibrio di fattori comunque precario, che non rende il giornale immune dalla crisi o dalla possibilità di essere venduto, oltre che da molte difficoltà nel lavoro quotidiano.
Dopo che si è saputo della trattativa per vendere La Provincia Pavese i redattori della Sentinella hanno pubblicato un comunicato in cui dicevano di essere «preoccupati», e non solo per spirito di solidarietà verso i colleghi dell’altro giornale: la probabile vendita della Provincia Pavese avrebbe infatti ripercussioni non indifferenti anche sulla Sentinella. Un esempio è il fatto che di recente la Provincia Pavese ha “prestato” per un mese e mezzo un redattore alla Sentinella per realizzare lo speciale annuale sul carnevale di Ivrea, che altrimenti la redazione non avrebbe avuto le forze di fare.
I due giornali inoltre condividono il direttore, una condizione che può apparire singolare a chi conosce poco il lavoro dei giornali locali, ma in realtà diffusa in quasi tutti i grandi gruppi con più testate locali, per ottimizzare sugli stipendi dei direttori che per ragioni contrattuali sono necessariamente i più onerosi: succede tra alcuni giornali locali del Corriere della Sera, in quelli del Quotidiano Nazionale (Giorno, Nazione e Resto del Carlino) ma anche nel grande gruppo online Citynews (quello che ha decine di testate in tutta Italia che si chiamano MilanoToday, RomaToday, eccetera). Di fatto in questi casi è quasi sempre il caporedattore a gestire la redazione e i contenuti.
All’apice della sua espansione nel territorio nazionale, nel 2017, il Gruppo GEDI arrivò ad avere 18 testate locali, per la maggior parte nel Nord Italia (ma con qualche presidio al Centro e al Sud, come La Città di Salerno) e tutte in capoluoghi di provincia tranne una: La Sentinella del Canavese appunto, visto che Ivrea è in provincia di Torino. È sempre stata la città con meno abitanti tra quelle coperte dalle testate del gruppo (oggi ne ha circa 24mila) e di conseguenza il giornale era anche quello con la minore diffusione. Ivrea però è una città con una storia molto rilevante anche dal punto di vista giornalistico, soprattutto perché negli anni del cosiddetto “boom” economico fu la sede principale della Olivetti: all’epoca era una delle aziende italiane più importanti, ebbe un passato glorioso ed era nota nel mondo soprattutto per le sue macchine da scrivere (la celebre Lettera 22 oggi è esposta al museo MoMA di New York) e per le innovazioni nell’elettronica.
Di questo territorio, che in passato fu a lungo prospero anche per questa sua centralità nell’industria italiana, La Sentinella del Canavese è sempre stato il giornale di riferimento. Ancora oggi il giornale mantiene alcune delle sue peculiarità. Per esempio non è un quotidiano, nonostante lo sembri: è un “quadrisettimanale”, cioè esce quattro volte a settimana (il lunedì, il mercoledì, il venerdì e il sabato), una formula decisamente rara e che ha ragioni storiche: La Sentinella nacque nel 1893 come settimanale, in un contesto piemontese in cui c’è una grande tradizione di settimanali portata avanti ancora oggi, poi in anni più recenti aumentò le pubblicazioni. Nel 1982 divenne bisettimanale e nel 2010 trisettimanale, per poi arrivare alle quattro uscite settimanali l’anno scorso (l’ultima aggiunta è stata il sabato).
Il recente aumento però non è corrisposto a una crescente domanda di lettori e non è stato accompagnato da maggiori investimenti o da un aumento del personale. È legato più che altro alla necessità di aumentare i ricavi e attutire le perdite di copie vendute: almeno sul breve periodo infatti un’uscita in più a settimana garantisce al giornale maggiori entrate, sia perché vengono vendute qualche migliaio di copie in più a settimana, sia per i maggiori ricavi pubblicitari. Oggi la Sentinella vende tra le 9 e le 10mila copie a settimana, mentre fino all’inizio degli anni Dieci ne vendeva 4mila per ogni numero. L’aumento delle pubblicazioni è stato chiesto da GEDI, che per il momento non sta avendo costi aggiuntivi proprio perché non ha dovuto assumere nuove persone.
Fare un giornale in più a settimana è molto oneroso, soprattutto per una redazione come quella della Sentinella: fin da quando il giornale era bisettimanale (cioè prima del 2010) ci lavorano 7 giornalisti, compreso il caporedattore, e sono rimasti gli stessi nonostante sia raddoppiata la frequenza di pubblicazione cartacea e nonostante a queste si sia aggiunto il lavoro sul sito e sui social network.
La redazione è in una zona centrale della città a pochi passi dalla stazione, e oggi sembra troppo grande per le persone che deve ospitare: oltre ai giornalisti infatti non ci lavora più nessuno, perché tutto il resto del personale negli anni è stato tagliato da GEDI. È composta da uno stanzone con diverse postazioni, in fondo al quale si trova l’ufficio del caporedattore. Di fronte all’ingresso ci sono ancora due uffici dove lavorava la segreteria di redazione, un tempo fatta da cinque persone e oggi smantellata. Se una persona chiama in redazione alla Sentinella del Canavese, rispondono dalla sede del Secolo XIX a Genova, dove una segreteria c’è ancora. Per alcuni anni questa funzione era stata assunta dalla Gazzetta di Mantova, che però l’anno scorso è stata venduta.
In segreteria alla Sentinella lavoravano così tante persone, cinque, perché facevano un po’ tutto quello di cui c’era bisogno: ad alcune era stata cambiata la mansione per evitarne il licenziamento dopo l’abolizione della tipografia interna al giornale, cioè l’ufficio che si occupava di realizzare graficamente le pagine in base alle notizie di giornata e alle richieste della redazione. Come in altri grandi gruppi editoriali quel lavoro è stato accentrato per abbattere i costi, e ora c’è una sola tipografia a realizzare le pagine di più giornali, anche se naturalmente in questo modo c’è meno margine per cambiamenti in corsa o per pensare a schemi di pagine più particolari.
Le vecchie mansioni di segreteria sono suddivise tra i giornalisti, che si occupano di tutto: rispondono al citofono se arriva qualcuno e lo accolgono alla porta, ma vanno anche in giro per seguire le notizie di cronaca sul territorio e scrivere gli articoli. Tutti e sette si alternano in turni di tre ore ciascuno per aggiornare il sito. Organizzano e partecipano a incontri con i lettori, talvolta con aperitivi offerti dagli sponsor pubblicitari, in cui si parla di cose che succedono in città. Periodicamente due o tre giornalisti fanno video in diretta da mettere su Instagram con discussioni su notizie d’attualità: li registrano in uno dei vecchi uffici della segreteria, che è stato adattato con uno sfondo celebrativo dei 130 anni del giornale.
Viste tutte le difficoltà, per evitare di gravare troppo sulla redazione per l’aumento delle pubblicazioni è stato fatto anche qualche piccolo escamotage: il giornale è passato da 40 a 32 pagine per ogni uscita, e tra queste sono aumentate quelle “nazionali” che arrivano già pronte dalla Stampa, solitamente su temi come la politica interna o gli esteri.
È una prassi usata in tutti i giornali locali che erano rimasti di proprietà di GEDI: vengono inseriti nello sfoglio articoli preparati a Roma dalla redazione nazionale della Stampa, proprio le stesse pagine che escono su più giornali. La Sentinella ne ha solitamente tra 6 e 10 a seconda di quello che succede, ma tutte in fondo al giornale, mentre all’inizio dello sfoglio vengono privilegiate le notizie dal territorio: è un piccolo privilegio che la Sentinella si è guadagnata in anni di opposizione alla linea dell’azienda, che chiedeva invece ai giornali locali di inserire le pagine nazionali all’inizio.
Lo hanno fatto a lungo diversi giornali locali di GEDI, anche se è difficile capire se i risultati di questa operazione siano stati buoni o meno: l’idea alla base è che in questo modo i lettori possano avere le principali notizie nazionali e quelle dal territorio comprando un solo giornale, battendo quindi la concorrenza sia dei giornali esclusivamente nazionali che di quelli esclusivamente locali, ma è anche vero che come dicevamo i giornali locali di GEDI sono stati via via venduti quasi tutti.
A rendere un po’ più solida la posizione della Sentinella del Canavese, almeno rispetto ad altri giornali che furono di GEDI, c’è il fatto che la concorrenza non è particolarmente agguerrita: i giornali locali della zona sono per lo più settimanali, e nessuno si occupa specificamente dell’eporediese, cioè di Ivrea e dintorni, una zona complessivamente di oltre 100mila abitanti (l’antico nome latino della città è Eporedia, da cui derivano gli aggettivi che la riguardano e il modo con cui vengono chiamati i suoi abitanti, eporediesi appunto). In anni più recenti è nato qualche giornale online, ma nessuno è riuscito a imporsi davvero come alternativa alla Sentinella, che comunque aggiorna il proprio sito anche nei giorni in cui non esce in edicola.
Il Canavese (che comprende una zona ancora più ampia tra Torino a sud, la bassa Valle d’Aosta a nord e le province di Biella e Vercelli a est) è comunque un territorio con più di 300mila abitanti, e perciò le notizie non mancano: senza i 7 giornalisti della Sentinella però avrebbe una copertura giornalistica molto più lacunosa.
Fino a un po’ di anni fa la Stampa, quotidiano nazionale ma con sede a Torino e molto radicato in Piemonte, dedicava 4 delle sue pagine sui territori al Canavese, e aveva quindi diversi collaboratori e corrispondenti nella zona. Oggi le notizie su Ivrea compaiono sul giornale assai più saltuariamente, nelle due pagine dedicate alla città metropolitana di Torino e solo se succede qualcosa di difficilmente ignorabile, o in giornate in cui mancano notizie altrove. I collaboratori del giornale dalla zona, che scrivono di rado, sono diventati un paio. La Stampa e la Sentinella comunque fanno entrambe parte di GEDI: per l’azienda probabilmente non ha molto senso fare un doppio investimento sul territorio e incentivare la concorrenza tra i due giornali.
È difficile prevedere che futuro potrà avere La Sentinella del Canavese sul lungo periodo. GEDI finora ha preso decisioni di breve e medio termine, come appunto l’aumento delle uscite in edicola: utile per tamponare il calo delle copie vendute, ma non accompagnata da alcun investimento o piano editoriale di più ampio respiro.
Allo stesso tempo per GEDI la Sentinella è un po’ diverso dagli altri giornali locali che possedeva. Da una parte perché si trova in Piemonte, la regione della famiglia Agnelli-Elkann proprietaria dell’azienda, dall’altra perché proprio la forte presenza di GEDI (oltre alla Stampa c’è anche il Secolo XIX nella vicina Liguria) non ha permesso ad altri gruppi editoriali di svilupparsi e quindi è difficile trovare potenziali acquirenti, come invece era successo per altri quotidiani del gruppo.
La redazione della Sentinella d’altra parte si arrangia come può: in questi anni ha più volte scioperato per protestare contro la dismissione dei giornali locali di GEDI e allo stesso tempo si è data da fare per sopravvivere e fare un giornale che possa ancora essere utile alla comunità.
Per giustificare la quarta uscita settimanale in edicola per esempio sono stati pensati nuovi contenuti che fino all’anno scorso non c’erano (si notano perché inseriti in pagine con un’intestazione bordata di giallo, diversa da tutte le altre), e sono state così inserite una sezione intitolata “storie dal territorio”, in cui si raccontano fatti slegati dall’attualità, un’altra sull’enogastronomia locale e un’altra ancora sul successo dei canavesani all’estero (si chiama “orgoglio canavesano”).
La più interessante però è forse quella che si chiama “al servizio dei lettori”, perché spiega bene il lavoro che dovrebbe fare un giornale locale per mantenere un rapporto con la comunità che lo legge e lo sostiene. Ci sono sempre un articolo in cui un’avvocata risponde a quesiti dei lettori su questioni legali che non sanno come risolvere, e uno in cui un linguista spiega il significato di «parole ed espressioni della lingua italiana che usiamo abitualmente senza conoscerne l’origine» (nel numero di lunedì veniva analizzata la parola “infodemia”). Sempre lunedì accanto a questi due articoli ce n’era un terzo che spiegava come funziona e come si può chiedere il cosiddetto “Bonus mamme” introdotto dal governo.