L’indagine sul presidente della FIGC Gabriele Gravina
La procura di Roma lo ha accusato di appropriazione indebita e autoriciclaggio, per presunte irregolarità nell'assegnazione dei diritti televisivi del campionato di calcio Lega Pro del 2018
Il presidente della Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC) Gabriele Gravina è indagato dalla procura di Roma: secondo vari quotidiani i reati ipotizzati sono appropriazione indebita e autoriciclaggio. Il caso riguarda l’assegnazione dei diritti televisivi della Lega Pro, il terzo campionato professionistico italiano di calcio, risale al 2018 e gli sviluppi di mercoledì sono legati a un’altra inchiesta, quella della procura di Perugia in cui 16 persone sono accusate di avere avuto accesso illecito a informazioni riservate di politici e personaggi noti.
Mercoledì Gravina ha chiesto di essere ascoltato dalla procura di Roma per fornire chiarimenti sulla sua posizione, dopo che i giornali avevano parlato di un suo coinvolgimento nell’inchiesta di Perugia, che ha come principali indagati un luogotenente della Guardia di Finanza, Pasquale Striano, e il magistrato Antonio Laudati.
Striano e Laudati avrebbero sfruttato le banche dati della direzione nazionale antimafia (DNA) per ottenere notizie riservate e informazioni su centinaia di persone, soprattutto politici. Alcuni di questi presunti accessi illegali alle banche dati avrebbero avuto come oggetto proprio Gravina, presidente della FIGC, l’organo che governa il movimento calcistico italiano. I legali di Gravina hanno raccontato che quando lui si è presentato in procura i magistrati hanno comunicato loro dell’indagine, per poterlo interrogare secondo le garanzie di legge: quando viene sentita una persona indagata, infatti, vanno seguite una serie di regole previste dal codice di procedura penale. È necessario interrogarla in presenza del suo avvocato, e può avvalersi della facoltà di non rispondere, per esempio. Inoltre bisogna avvertirla che le cose dette durante l’interrogatorio potranno essere usate nei suoi confronti.
Da quegli accessi alle banche dati, oggetto di un’altra inchiesta, sarebbero emerse presunte irregolarità nell’assegnazione dei diritti televisivi della Lega Pro nel 2018, di cui Gravina è stato presidente fra il 2015 e il 2018: il bando fu vinto dalla ISG Ginko, società che si occupa di piattaforme digitali. L’ipotesi su cui si indaga è che quella assegnazione fosse in qualche modo legata alla compravendita di libri antichi, per cui Gravina avrebbe incassato alcune centinaia di migliaia di euro. Dopodiché la compravendita non si sarebbe conclusa, ma i soldi sarebbero stati comunque incassati come caparra non restituibile. Le indagini hanno correlato a questa operazione anche l’acquisto da parte di Gravina di una casa a Milano, intestata poi alla figlia della compagna.
I legali di Gravina mercoledì hanno detto che il presidente della FIGC si è presentato spontaneamente dai giudici per chiarire questi fatti, portando documenti che smentirebbero le accuse e i legami fra bando, vendita di libri antichi e acquisto immobiliare.
– Leggi anche: Cos’è questa storia del “dossieraggio” su centinaia tra politici e personaggi noti