L’oro non era mai costato così tanto
Quanto meno in borsa, dove il suo prezzo è salito a causa delle incertezze dell'economia e per il grosso interesse degli investitori cinesi
Martedì il prezzo dell’oro è salito fino a toccare per qualche momento i 2.147 dollari all’oncia troy (l’unità di misura con cui si usa pesare l’oro, che equivale a 31,1 grammi): è un record, che supera quello piuttosto recente di 2.135 toccato appena tre mesi fa. Alla chiusura della borsa di New York è poi sceso a un valore leggermente più basso, 2.136 dollari all’oncia troy, che rimane comunque alto.
Dalla pandemia in poi l’oro ha vissuto anni di rinnovato interesse, e questo perché è tipicamente un investimento che si fa quando le condizioni generali dell’economia sono molto incerte: è quello che viene chiamato un “bene rifugio”, ossia un investimento tendenzialmente meno esposto ad ampie e improvvise perdite di valore. Per questo negli ultimi anni è stato molto acquistato e il suo valore è salito tutte le volte che nel mondo si sono verificate crisi ed eventi rischiosi per l’economia: prima con la pandemia, poi con la guerra in Ucraina, l’inflazione, l’aumento dei tassi di interesse, a cui più recentemente si è aggiunta anche la guerra a Gaza.
Ma da qualche settimana l’interesse degli investitori per l’oro si è intensificato anche per due motivi più specifici.
Il primo, quello più rilevante, è che c’è molta incertezza riguardo alle politiche monetarie, ossia come le banche centrali di tutto il mondo decidono di manipolare i tassi di interesse in base a come va l’inflazione. Dopo quasi due anni di rialzi ininterrotti in risposta a un’inflazione che non si vedeva da quarant’anni, le due banche centrali di riferimento a livello internazionale, la Federal Reserve statunitense e la Banca Centrale Europea, stanno tenendo i tassi di interesse fermi, e i mercati stanno cercando di capire quando inizieranno ad abbassarli, ora che l’aumento dei prezzi non sembra più un problema così grave.
L’oro beneficerebbe molto di un calo dei tassi, e i recenti acquisti sono stati motivati proprio da questa prospettiva. Mentre investire in titoli più tradizionali, come le obbligazioni, comporta il pagamento al possessore di un tasso di interesse periodico, l’oro non prevede nessun tipo di tasso di interesse o di rendimento: il guadagno di possedere oro dipende esclusivamente dall’aumento del valore dell’oro stesso. Per questo, quando i tassi sono alti gli investitori preferiscono comprare titoli, che possono dare rendimenti maggiori. Ma se i tassi di interesse scendono, come si prevede faranno nel prossimo futuro, detenere oro diventa più conveniente, perché le altre opportunità di investimento sono meno allettanti.
Il secondo fattore che ha guidato i rialzi degli ultimi giorni riguarda i grandi acquisti di investitori cinesi o di investitori che vogliono spostare i loro capitali dalla Cina. E questo perché investire in oro rappresenta un buon “rifugio” dalle condizioni particolarmente complicate dell’economia cinese: è ancora in crisi il settore immobiliare – che per anni è stata la principale spinta alla crescita del paese –, la disoccupazione giovanile è altissima, i consumi sono bassi, le esportazioni non crescono più come un tempo, e alcune aziende straniere stanno lasciando il paese a causa delle grosse restrizioni anti spionaggio.
Di recente gli spostamenti di capitali dalla Cina, che nell’ultimo anno sono stati davvero ingenti, hanno anche avuto un ruolo in un altro record: quello della borsa giapponese, diventata particolarmente attrattiva per chi vuole tenere i suoi investimenti in Asia ma fuori dalla Cina.
In ogni caso investire in oro non significa necessariamente comprarlo in forma fisica, come i tipici lingotti che si immaginano nei forzieri delle grosse banche. Anzi sono più diffusi i titoli finanziari legati all’oro che ne replicano esattamente l’andamento, come i futures, ossia contratti con cui ci si impegna a comprare o vendere oro in futuro, e gli ETF, gli exchange-traded funds, ossia titoli emessi da fondi di investimento che possiedono fisicamente l’oro o contrattano a loro volta titoli legati all’oro.
È evidente però che il legame tra i titoli di borsa e l’oro fisico sia comunque strettissimo: per esempio queste quotazioni sono anche il riferimento per i gioiellieri, che lo acquistano per i loro prodotti e non per finalità di investimento. È possibile che i grandi produttori possano beneficiare di alcuni sconti se lo comprano all’ingrosso, ma sono comunque le quotazioni internazionali di borsa a guidare anche il mercato fisico.
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