La “Pirámide de los Italianos” fascista che ora è un bene di interesse culturale in Spagna
Fu costruita nel 1939 per omaggiare i soldati italiani uccisi nella guerra civile: c'era l'ipotesi di demolirla ma il governo locale di centrodestra si è opposto
A fine febbraio il governo di destra della comunità di Castiglia e León, nel nord della Spagna, ha dichiarato “bene di interesse culturale” la Pirámide de los Italianos, un mausoleo costruito alla fine degli anni Trenta per commemorare i soldati italiani che andarono a combattere nella guerra civile spagnola e che ci morirono. Del futuro di questo monumento in Spagna si discuteva da un po’, non solo perché è abbandonato e in degrado da decenni, ma soprattutto perché in Spagna c’è una legge cosiddetta “della memoria democratica”, che avrebbe l’obiettivo di riparare almeno in parte i danni provocati dal franchismo. Nelle discussioni ha avuto un ruolo anche il senatore italiano di Fratelli d’Italia Roberto Menia.
La Pirámide de los Italianos si trova nella località di Puerto del Escudo, in provincia di Burgos, è alta circa 20 metri ed è costruita in calcestruzzo. Inaugurata nel 1939 dopo due anni di lavori, fu progettata e costruiti dagli italiani e autorizzata dal dittatore Francisco Franco per onorare i soldati del corpo fascista di truppe volontarie mandati da Benito Mussolini in Spagna, per sostenere il regime spagnolo durante la guerra civile che si combatté tra nazionalisti di destra e repubblicani di sinistra tra il 1936 e il 1939. Nelle 360 nicchie al suo interno e nella cripta si trovavano fino a qualche decennio fa i resti di circa 400 uomini uccisi in alcune battaglie combattute nella zona, tra cui quella di Santander del 1937.
Questo austero mausoleo fu progettato dall’architetto italiano Attilio Radic e contiene vari simboli e riferimenti al fascismo. Come ha raccontato al quotidiano El País la storica Carlota Martínez, esperta del ruolo dell’Italia nella guerra civile spagnola, al suo interno c’è per esempio la scritta «Presente, presente, presente», il motto usato dai fascisti per onorare i morti e ripreso anche da Franco. Ancora più evidente, la porta dell’ingresso è incorniciata da una grande “M”, che secondo alcuni storici sarebbe un riferimento alla morte o ai morti, mentre secondo altri indicherebbe lo stesso Mussolini (in ogni caso il culto dei caduti era, ed è ancora, ben radicato nei movimenti fascisti e di estrema destra).
Negli anni Settanta i resti dei soldati che ospitava furono spostati a Saragozza oppure rimpatriati in Italia. Il senatore Menia ha raccontato che ciò avvenne in seguito a un grave incidente dell’autobus che stava trasportando alcuni familiari dei soldati morti al mausoleo, per una visita. Morirono 12 persone, e nel 1975 il governo italiano ottenne di spostare i resti da lì, o rimpatriarli, per rendere le visite più agevoli. Da allora il monumento fu abbandonato e nel tempo è stato spesso vandalizzato, rimanendo però un edificio noto e venerato dai gruppi neofascisti.
Della Pirámide de los Italianos in Spagna si era tornati a parlare dalla fine del 2022, con l’entrata in vigore della legge della memoria democratica (Ley de Memoria Democrática), approvata dal governo socialista del primo ministro Pedro Sánchez. Tra le altre cose la legge prevede di valutare che cosa fare di monumenti, edifici o retaggi vari della dittatura di Franco, il periodo compreso tra il colpo di stato del luglio del 1936 e l’entrata in vigore della Costituzione spagnola del 1978 (la transizione dalla dittatura alla democrazia era cominciata con la morte di Franco, alla fine del 1975). La legge permette alle singole comunità autonome di decidere come intervenire, dando anche la facoltà di abbattere monumenti ritenuti problematici.
Nel caso del mausoleo, alcuni sostenevano che dovesse essere distrutto; altri, come il sindaco del comune in cui si trova, del partito di centrodestra Ciudadanos, ritenevano invece che dovesse essere tutelato come testimonianza storica. Roberto Menia, che è responsabile del dipartimento “Italiani nel mondo” di Fratelli d’Italia, aveva presentato un’interrogazione al Senato per chiedere al governo italiano di intervenire e garantire la sua tutela. Come ha raccontato al giornale di Trieste Il Piccolo, Menia si era attivato anche in Spagna per fare pressioni e chiedere di tutelare la piramide.
Dopo alcune discussioni legate anche alla proprietà del terreno su cui sorge, che risulta essere di un’associazione di allevatori, nel febbraio del 2023 la giunta della comunità di Castiglia e León aveva avviato le pratiche per includere il mausoleo tra i beni di interesse culturale nel paese. A fine febbraio un portavoce della giunta, sostenuta dal partito di estrema destra Vox e dal Partito Popolare (PP), di centrodestra, ha comunicato che è stato inserito nella lista dei beni di interesse culturale «per la sua architettura e i valori estetici, architettonici e paesaggistici».
«La storia è anche quello che non piace a voi», ha detto al País il consigliere locale per la Cultura, Gonzalo Santonja, di Vox. In un post condiviso su X (Twitter), Menia ha scritto: «Abbiamo impedito la spallata ideologica di chi vuole cancellare la storia». In un comunicato l’eurodeputato di Fratelli d’Italia Nicola Procaccini, co-presidente del gruppo ECR, di cui fa parte Fratelli d’Italia al Parlamento Europeo, ha scritto: «È un segno di grande civiltà e una vittoria della cultura sulla barbarie, grazie all’impegno di Vox e della popolazione locale, contro la furia iconoclasta della sinistra spagnola».
Con l’indicazione di bene di interesse culturale, d’ora in poi i proprietari del terreno su cui sorge avranno l’obbligo di tutelare il monumento e assicurare la sua integrità, ma dovranno anche garantire la possibilità di visitarlo quattro volte al mese e permettere l’accesso a studiosi e scienziati. Per il momento il governo spagnolo non si è opposto alla decisione del governo locale. L’Associazione per il recupero della memoria storica, un’organizzazione locale, ha tuttavia annunciato che denuncerà la giunta per apologia di fascismo e per l’esaltazione di quelli che ha definito «assassini fascisti italiani». Per l’associazione inserire il monumento nella lista dei beni di interesse culturale è «un’umiliazione per le vittime della dittatura franchista».
Del resto il problema di cosa fare con i monumenti fascisti e con le testimonianze fisiche dei regimi dittatoriali del passato è un problema che l’Italia conosce e che affronta con difficoltà forse anche maggiore della Spagna, parte di un dibattito più ampio sulla memoria e sull’uso pubblico che se ne fa. C’è chi pensa che quelle testimonianze vadano rimosse, altri dicono che andrebbero integrate o contestualizzate, che dovrebbero insomma stimolare una riflessione storica collettiva, altri ancora le ritengono un semplice segno del passato e innocuo in quanto tale.
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