Singapore vuole Taylor Swift solo per sé
Ha firmato un accordo con la cantante che impedisce a qualsiasi altro paese del sud-est asiatico di organizzare date del suo tour, e ne è nato un caso politico
Il 2 marzo la cantante statunitense Taylor Swift ha iniziato una serie di concerti del suo tour mondiale (chiamato “The Eras Tour”) a Singapore: sono in tutto sei date, che si concluderanno il 9 marzo. Non ci sarebbe nulla di strano se non fosse che sono le uniche date del tour di Taylor Swift in un paese del sud-est asiatico. Il motivo è che la cantante ha firmato un accordo con il governo di Singapore che esclude tutti gli altri paesi dell’area dalla possibilità di ospitare il tour. Dell’accordo si parla da settimane in maniera non ufficiale, e lunedì è stato confermato dal primo ministro di Singapore, Lee Hsien Loong.
Martedì a Melbourne, in Australia, durante la conferenza stampa di presentazione di una riunione speciale dell’ASEAN (Associazione delle Nazioni del sud-est asiatico), Lee Hsien Loong ha risposto alle domande di alcuni giornalisti presenti a proposito dell’accordo esclusivo sottoscritto con Taylor Swift, e ne ha confermato l’esistenza.
Attorno a questo accordo si è creato un caso politico che coinvolge i paesi membri dell’ASEAN, che considerano il divieto imposto da Singapore un ostacolo allo sviluppo delle proprie economie interne. Il motivo dei contrasti è che Taylor Swift è considerata la cantante più celebre al mondo, e grazie ai suoi concerti i paesi che ospitano i suoi concerti beneficiano di diversi vantaggi economici indiretti, attirando per esempio moltissimi turisti.
L’effettiva entità economica dell’accordo non è chiara: il primo ministro della Thailandia Srettha Thavisin era stato il primo a parlare pubblicamente dell’accordo: ne era venuto a conoscenza a febbraio, quando AEG (la società statunitense che organizza i concerti dell’Eras Tour) gli aveva riferito che il governo di Singapore aveva pagato una cifra vicina ai 3 milioni di dollari per garantirsi in esclusiva la presenza di Swift. Sempre a febbraio, un parlamentare delle Filippine aveva criticato Loong affermando che il suo comportamento non corrispondesse «a ciò che fanno i buoni vicini».
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Durante la conferenza stampa di lunedì, Loong ha detto che non considera l’accordo stipulato con Swift «ostile» nei confronti degli altri paesi dell’area, sostenendo che non avrebbe avuto nulla da ridire qualora un altro paese dell’area avesse avuto la stessa idea.
A Singapore l’accordo tra il management di Taylor Swift e il governo è diventato un tema di politica interna, anche perché è stato finanziato da un fondo governativo istituito per rilanciare il turismo dopo le interruzioni dovute alla pandemia da coronavirus. Le opposizioni sostengono che il compenso pagato a Swift non sia stato divulgato per ragioni di opportunità politica, dato che una parte di opinione pubblica avrebbe potuto considerarlo eccessivo.
A questo proposito, il ministro della Cultura di Singapore Edwin Tong ha detto che nelle ultime settimane ci sono state diverse «speculazioni» relative «all’entità della sovvenzione», che sarebbe più bassa di quanto ipotizzato da Thavisin. Tong ha anche assicurato che, in ogni caso, le entrate che deriveranno dalla serie di concerti dell’Eras Tour supereranno di gran lunga il compenso accordato a Swift.
Bilahari Kausikan, ex rappresentante permanente di Singapore presso le Nazioni Unite, ha lodato l’operato del governo del suo paese sostenendo che in quanto «piccola città-stato», Singapore debba impegnarsi per essere «più veloce e più creativa della concorrenza», e che gli altri paesi del sud-est asiatico «non hanno pensato nemmeno di invitarla (Taylor Swift) a esibirsi nei loro paesi finché non hanno scoperto che avrebbe cantato a Singapore». Convenzionalmente, l’area del sud-est asiatico comprende Brunei, Cambogia, Filippine, Indonesia, Laos, Malaysia, Myanmar, Singapore, Thailandia e Vietnam.