In Israele, i partiti di estrema destra e ultraortodossi hanno ottenuto buoni risultati nelle elezioni locali
Domenica sono stati pubblicati i risultati delle elezioni che hanno coinvolto 241 enti locali in Israele, per cui i cittadini israeliani avevano votato martedì scorso. L’affluenza è stata bassa: è andato a votare meno del 50% degli aventi diritto, anche per il timore che Hamas o il gruppo radicale sciita libanese Hezbollah potessero sfruttare l’occasione delle elezioni locali per colpire il paese. Inoltre, le votazioni in 11 comuni che erano stati completamente evacuati perché molto vicini alla Striscia di Gaza o al confine con il Libano sono state rimandate al 19 novembre.
Il maggior numero di voti è stato ottenuto dai partiti di estrema destra e ultraortodossi alleati del Likud, il partito israeliano conservatore guidato dal primo ministro Benjamin Netanyahu. È accaduto in particolare a Gerusalemme, dove è stato riconfermato per un secondo mandato il sindaco conservatore Moshe Lion e dove, secondo quanto scritto dai media locali, i partiti ultraortodossi hanno ottenuto una «maggioranza senza precedenti» nel consiglio comunale, ottenendo più della metà dei seggi.
Uno dei motivi del successo ottenuto da questi partiti è che, a causa della guerra con Hamas, la sicurezza è percepita come una priorità dalla maggior parte degli elettori, e il Likud e i suoi alleati vengono considerati più adatti a fornire garanzie su questo tema. È improbabile però che il successo ottenuto dalla coalizione di destra possa ripetersi a livello nazionale: i principali sondaggi danno l’ex ministro della Difesa e leader di uno dei partiti di opposizione Benny Gantz come il candidato favorito per le prossime elezioni presidenziali. A ottobre Gantz era entrato a far parte del governo di unità nazionale formato da Netanyahu subito dopo l’attacco di Hamas, e anche del gabinetto di guerra, l’organo operativo che prende le decisioni riguardanti le operazioni militari in corso a Gaza, ma politicamente si posiziona al centro.
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