La storia vecchia e nuova della più celebre edicola di Roma
Sta a piazza Colonna davanti a Palazzo Chigi, la sede del governo: ha un passato glorioso e recenti sfortune, e da qualche mese è diventata un distributore automatico di giornali
Sabato 2 marzo è tornata a essere pienamente operativa l’edicola più celebre e riconosciuta della politica italiana, quella che si trova in piazza Colonna di fronte a Palazzo Chigi, sede della presidenza del Consiglio. Il nuovo direttore del quotidiano Il Tempo Tommaso Cerno, che venerdì primo marzo ha sostituito Davide Vecchi, ha utilizzato per la prima volta lo spazio ricavato all’interno dell’edicola e adibito a sala podcast. Si è concluso così un rifacimento della struttura che cerca a suo modo (tra gli altri) di innovare il modo in cui le edicole sono concepite: già dall’inizio del 2024 consentiva di acquistare quotidiani e riviste tramite un distributore automatico.
I lavori all’edicola erano iniziati nell’estate del 2023, poco dopo che la proprietà del Tempo l’aveva rilevata come parte di un più ampio progetto per rilanciare l’immagine e il prestigio del giornale. Il Tempo fu acquistato nel 2016 dalla Finanziaria Tosinvest della famiglia Angelucci, e in particolare di Antonio Angelucci, deputato da quattro legislature prima con il Popolo della Libertà e con Forza Italia, di Silvio Berlusconi, e poi dal 2022 con la Lega di Matteo Salvini. Imprenditore abruzzese ricchissimo e attivo nel settore sanitario e immobiliare, Angelucci è andato negli anni consolidando una posizione di grande rilievo nell’editoria italiana, diventando di fatto il principale editore dell’area del centrodestra.
Nel 2000 finanziò la fondazione del quotidiano Libero di cui è tuttora proprietario, poi è stata la volta del Riformista, tra il 2002 e il 2012; quindi Il Tempo nel 2016 e infine, nell’aprile del 2023, l’acquisto del Giornale dalla famiglia Berlusconi. Inoltre, gli Angelucci hanno tentato anche l’acquisto della Verità, con una mossa – poi non andata a buon fine – che gli avrebbe garantito un controllo quasi monopolistico dell’editoria di destra. Negli scorsi mesi si era parlato molto anche della notizia secondo cui gli Angelucci starebbero da tempo trattando l’acquisto di Radio Capital dal gruppo GEDI, la società editrice di Repubblica e Stampa, ma poi non ci sono state conferme.
In questo dinamismo della famiglia Angelucci rientra la decisione di comprare l’edicola di piazza Colonna, ma la scelta aveva anche un valore simbolico: l’edicola è infatti a pochi passi dall’entrata della redazione del Tempo, che è al piano terra di Palazzo Wedekind, un imponente palazzo ottocentesco costruito alla sinistra di Palazzo Chigi e che ospita tra l’altro anche la sede dell’INPS, l’Istituto nazionale della previdenza sociale. L’edicola è stata acquistata all’inizio del 2023 dalle sorelle Barbara e Cinzia Mondini, che avevano deciso di venderla al termine di un lungo periodo di declino.
Prima della crisi, l’edicola era stato il chiosco dei giornali di riferimento della politica italiana, vista la sua posizione nel cuore della “cittadella politica” di Roma: davanti a Palazzo Chigi, a poche decine di metri da Palazzo Montecitorio, sede della Camera dei deputati, nella piazza che è un luogo di transito costante di parlamentari, ministri, leader politici, funzionari di partito e giornalisti.
Luciano Mondini, il papà di Cinzia e Barbara che aveva a sua volta ereditato l’attività da suo padre, aveva una certa confidenza con politici importanti. Marco Pannella, storico leader dei Radicali, la frequentava abitualmente. Gianni Letta, uno dei principali consiglieri di Silvio Berlusconi e più volte sottosegretario alla presidenza del Consiglio, ne era particolarmente affezionato anche perché era stato direttore del Tempo tra il 1973 e il 1987, e dunque conosceva personalmente «il signor Luciano».
L’edicola era inoltre un luogo di ritrovo abituale per i cronisti e i parlamentari. E talvolta lo era anche non essendolo davvero, ma solo virtualmente. Il portavoce dell’allora presidente del Consiglio Berlusconi, Paolo Bonaiuti, quando dava imbeccate ai giornalisti ma voleva evitare di conferire eccessiva ufficialità alle sue indiscrezioni, suggeriva di scrivere che quella certa informazione era stata data da funzionari di Palazzo Chigi «incrociati davanti all’edicola di piazza Colonna».
Per varie istituzioni romane, inoltre, l’edicola era il principale fornitore della cosiddetta “mazzetta”, cioè del plico di quotidiani e riviste che ogni giorno politici e funzionari di governo ritiravano o ricevevano direttamente nel proprio ufficio la mattina presto. In certi casi erano scelte individuali, in altri vere commesse pubbliche affidate dalla presidenza del Consiglio, dai ministeri adiacenti ma anche da quelli più distanti come il ministero dell’Ambiente, dalla Camera dei deputati o dalla Camera di commercio di Roma, che è a pochi passi da piazza Colonna. Bandi dal valore variabile: da poche centinaia di euro a diverse migliaia, che potevano essere rinnovati per periodi più o meno lunghi. E poi ovviamente c’erano i turisti stranieri che costituivano una clientela significativa, per l’edicola, in un luogo così centrale di Roma.
Ma poi a partire dal secondo decennio del Duemila gli affari sono iniziati ad andare male per le sorelle Mondini. Alla generale crisi dell’editoria provocata dal drastico calo delle vendite dei quotidiani, che aveva ristretto i guadagni delle edicole e costretto quelle del centro a mettersi a vendere souvenir e oggetti vari di poco valore, si sono aggiunti in questo caso problemi di questa specifica edicola. La conversione al digitale dei servizi di rassegna stampa, e in generale la diffusione del giornalismo online, ha infatti reso sempre meno necessario l’acquisto dei quotidiani cartacei anche per i politici, che pure alla carta restano generalmente piuttosto affezionati. Basti pensare che nelle sale per la lettura dei quotidiani di Camera e Senato c’è ormai una sola copia dei quotidiani nazionali e di alcuni di quelli stranieri, mentre in passato quelle stesse istituzioni compravano anche decine di copie di ciascuna testata.
Inoltre proprio la posizione privilegiata che aveva fatto la fortuna dell’edicola si è trasformata in uno svantaggio. Il 28 aprile del 2013 il 49enne calabrese Luigi Preiti ferì due carabinieri con colpi d’arma da fuoco davanti a Palazzo Chigi, durante il giuramento del governo di Enrico Letta. Dopo quell’attentato l’area di piazza Colonna e della contigua piazza Montecitorio vennero transennate per ragioni di sicurezza: l’accesso da allora è presidiato da carabinieri e poliziotti e ristretto ai pochi autorizzati (parlamentari, funzionari della Camera o del governo, giornalisti, persone che hanno un accredito o un permesso temporaneo ad hoc), e di fatto raggiungere l’edicola è diventato quasi impossibile per i turisti. Dopo la chiusura le sorelle Mondini protestarono per denunciare le loro difficoltà e accusarono il governo di impedire loro di lavorare.
Iniziò così un periodo di progressivo declino dell’edicola, che rimase poi chiusa a lungo negli ultimi anni fino a che le sorelle Mondini non vendettero l’attività nel 2023. A settembre di quell’anno, durante i lavori di ammodernamento, ci fu anche un piccolo ma a suo modo clamoroso incidente: il 13 settembre, mentre la presidente del Consiglio Giorgia Meloni riceveva a Palazzo Chigi il presidente del Montenegro Jakov Milatovic, gli operai stavano dissaldando alcune lamine di metallo e si sviluppò un incendio che fu poi spento in tempi rapidi ma che generò comunque una certa apprensione tra i passanti.
Da gennaio scorso l’edicola è di fatto diventata un chiosco con due distributori automatici, in uno vengono venduti i quotidiani italiani e stranieri, nell’altro le riviste. Funziona esattamente come per i distributori di merendine: si inserisce la moneta, si seleziona il numero corrispondente al prodotto desiderato e lo si ritira dall’apposita apertura. Sul chiosco sono poi montati anche tre schermi, che trasmettono informazioni sul comune di Roma e che a breve proietteranno anche immagini e notizie relative all’attività del parlamento (le presidenze di Camera e Senato hanno già dato il proprio parere favorevole a farlo).
All’interno della struttura, dove in passato stava l’edicolante, è stata ricavata una piccola stanza con sgabelli, luci e microfoni, che i redattori del Tempo utilizzeranno per fare interviste e per registrare podcast.