Cosa dicono le testimonianze sulla strage di civili palestinesi a Gaza
Secondo alcuni presenti i soldati israeliani hanno cominciato a «sparare a caso contro la gente», continuando a farlo anche mentre scappava: per Hamas le persone uccise sono più di cento
Le dinamiche della strage di civili palestinesi avvenuta nelle prime ore di giovedì, mentre una folla si stava radunando per ricevere cibo da alcuni camion di aiuti umanitari nella città di Gaza, la più grande della Striscia, non sono ancora del tutto chiare. Tutto è successo infatti quando era ancora buio e le immagini fornite dall’esercito israeliano, riprese da un drone, non aiutano a ricostruire con precisione la successione degli eventi.
Da ieri però sono state raccolte alcune testimonianze di persone che erano presenti, e che hanno per certi versi confermato la versione data dal ministero della Salute di Gaza (cioè Hamas) che aveva da subito accusato l’esercito israeliano di aver sparato e ucciso almeno 112 civili palestinesi. L’esercito israeliano aveva invece sostenuto che i suoi soldati avessero sparato colpi solo in aria e alle gambe, e che le persone fossero morte a causa della calca che si era creata attorno ai camion. Intanto la situazione umanitaria nella Striscia è quasi al collasso.
תיעוד אווירי של המבצע להכנסת סיוע הומניטארי לצפון רצועת עזה, המראה כיצד ההמון פלסטיני התנפל על המשאיות וכתוצאה מכך נהרגו עשרות מצפיפות, דוחק ודריסה>> pic.twitter.com/a7DqU9kKFB
— צבא ההגנה לישראל (@idfonline) February 29, 2024
La strage è avvenuta tra le 3:30 e le 4:30 della notte tra mercoledì e giovedì (tra le 2:30 e le 3:30 italiane), quando migliaia di civili palestinesi si erano radunati lungo una strada costiera nel nord della Striscia in attesa dei camion di aiuti. Tra questi c’era Mohammed Al-Sholi, un tassista di 34 anni che si era accampato alcune ore prima con degli amici per cercare di portare a casa del cibo per la sua famiglia. In un’intervista telefonica con il New York Times, Al-Sholi ha detto che «poco prima che arrivasse il camion, un carro armato aveva cominciato a muoversi verso la gente radunata». Erano più o meno le 3:30 del mattino ora locale quando, secondo il suo racconto, da un carro armato israeliano «erano stati sparati in aria alcuni colpi».
A quel punto Al-Sholi aveva cominciato a correre per andare a nascondersi in un edificio distrutto: nel frattempo, dice di aver «visto persone cadere a terra dopo essere state colpite» dai colpi sparati dell’esercito israeliano, e altre «prendere il cibo che avevano con sé e continuare a correre per salvarsi».
Mohammad Hamoudeh, un fotografo, ha detto sempre al New York Times che quando i civili erano vicini ai camion degli aiuti per prendere «cibo, acqua e tutto quello che sarebbero riusciti a prendere», «i carri armati hanno cominciato a sparare direttamente sulle persone». «Li ho visti sparare direttamente con la mitragliatrice», ha aggiunto.
Sono racconti da prendere con una certa cautela, in assenza di conferme, ma simili a quelli di altri testimoni, tra cui un uomo sentito da Al Jazeera, che si trovava nella zona attorno alle 4:30. L’uomo, di cui non è stato diffuso il nome, ha detto che non appena arrivati i camion l’esercito israeliano aveva cominciato a «sparare a caso contro la gente, come se fosse una trappola». Sia lui sia altri testimoni hanno parlato anche di un attacco aereo compiuto in contemporanea agli spari.
In base alle testimonianze raccolte in queste ore dai media internazionali l’esercito israeliano avrebbe sparato sui civili palestinesi anche mentre stavano scappando. Avrebbe continuato a farlo sia all’arrivo dei primi camion di aiuti, sia nelle ore successive, fino alle 7 del mattino. Sempre secondo Al-Sholi, alcune persone sarebbero state investite e uccise dagli stessi camion nel caos.
Le autorità sanitarie della Striscia, controllate da Hamas, hanno accusato l’esercito israeliano di aver sparato sulla folla, uccidendo almeno 112 persone e ferendone più di 700. Il portavoce dell’esercito israeliano, Daniel Hagari, ha negato che i soldati israeliani avessero sparato sulle persone in attesa degli aiuti umanitari, sostenendo invece che lo avessero fatto «quando la massa aveva cominciato a muoversi in un modo tale da metterli in pericolo». Sempre secondo l’esercito israeliano, i soldati avevano sparato solo in aria e alle gambe e la gran parte delle persone palestinesi sarebbe morta a causa della calca, mentre altre persone sarebbero state uccise perché investite dai camion degli aiuti.
Almeno uno di questi camion peraltro è stato usato per trasportare le persone uccise o ferite nella strage negli ospedali della zona.
Eid Sabbah, il responsabile degli infermieri di un ospedale nel nord della Striscia, dice che il 95 per cento delle circa 150 persone ferite e delle 12 morte portate nel suo ospedale avevano ferite da colpi di arma da fuoco, in particolare al petto e all’addome. È una versione simile a quella data da Jadallah al Shafei, il responsabile degli infermieri dell’ospedale al Shifa di Gaza, che aveva detto ad Al Jazeera che la «maggior parte dei morti e feriti aveva ferite da armi da fuoco e schegge nella testa e nella parte superiore del corpo». Anche Mohammed Salha, il direttore ad interim dell’ospedale di Al-Awda, ha detto che più dell’80 per cento delle 176 persone ricoverate lì aveva ferite di armi da fuoco.
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La gran parte dei civili palestinesi, circa 1,4 milioni, è rifugiata da mesi nella parte sud della Striscia; molti però sono rimasti nella zona nord (dove si trova la città di Gaza), dove da alcune settimane si sono nuovamente intensificati gli attacchi israeliani.
La situazione umanitaria nella Striscia è ormai gravissima, anche perché i controlli di Israele sui convogli, la carenza di autisti e i rischi per il personale che trasporta gli aiuti, tra le altre cose, hanno causato grossi ritardi e interruzioni nella loro distribuzione. Dal primo al 27 febbraio a Gaza sono entrati solo 96 camion di aiuti al giorno, il 30 per cento in meno rispetto a quelli entrati a gennaio: prima dell’inizio della guerra tra Israele e Hamas, lo scorso 7 ottobre, ogni giorno ne entravano 500. Venerdì, il giorno successivo alla strage, il presidente statunitense Joe Biden ha annunciato che gli Stati Uniti paracaduteranno aiuti umanitari a Gaza, per cercare di aiutare la popolazione civile palestinese, come stanno già facendo altri paesi, tra cui Giordania e Francia.