Javier Milei chiuderà la principale agenzia di stampa argentina

Lo ha annunciato durante un discorso al parlamento assieme ad altre iniziative, in linea con il suo programma di riduzione della spesa pubblica

Javier Milei
(Tomas Cuesta/ Getty Images)
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Durante il discorso per l’inaugurazione della sessione ordinaria del parlamento argentino, il presidente Javier Milei, ultraliberista eletto a novembre, ha annunciato varie misure centrali per il suo progetto politico. Fra le molte iniziative c’è la chiusura di Télam, la principale agenzia di stampa statale argentina, nonché la più importante dell’America latina e una delle maggiori in lingua spagnola al mondo.

Secondo Milei la Télam «negli ultimi decenni è stata usata come agenzia di propaganda kirchnerista», riferendosi alla famiglia Kirchner, che ha dominato la politica argentina negli ultimi 20 anni. La decisione della chiusura dell’agenzia evidenzia due tendenze caratteristiche di Milei: il disprezzo che ha espresso ripetutamente per i giornalisti e la fortissima spinta per la riduzione della spesa pubblica.

L’agenzia di stampa Télam fu fondata nel 1945 dall’allora vicepresidente argentino Juan Domingo Peron come Telenoticiosa Americana. Venne già chiusa nel 1963 in seguito a un colpo di stato, per aver «trasmesso informazioni false e tendenziose». In seguito fu riaperta e nel 1969 il governo comprò tutte le sue azioni, rendendola un’azienda statale. Nel 1994 il governo argentino ordinò la sua liquidazione, ma il decreto che lo stabiliva venne ritirato nel 1996. La sua nuova chiusura potrebbe avere conseguenze sui media e sull’informazione nel paese.

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Milei è un convinto ultraliberista, segue cioè una teoria economica secondo cui lo stato dovrebbe intervenire il meno possibile nell’economia. Nell’ampio programma di riforme che ha presentato al parlamento, dove però al momento non sembra esserci una maggioranza disposta ad approvarlo, è inclusa la privatizzazione di una quarantina di aziende statali. Nel discorso di venerdì, come aveva già fatto in passato, Milei ha anche detto ai parlamentari che se non sosterranno il suo programma governerà semplicemente per decreto, senza di loro.

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