Alle primarie dei Democratici in Michigan molti hanno votato scheda bianca
Biden ha vinto nettamente, ma circa il 13 per cento degli elettori ha sbarrato la casella "uncommitted", per protestare contro il sostegno del governo statunitense a Israele
Martedì nello stato del Michigan ci sono state le primarie del partito Repubblicano e di quello Democratico per scegliere i candidati alla presidenza degli Stati Uniti, in vista delle elezioni di novembre. Come ampiamente previsto hanno vinto i due candidati principali dei rispettivi partiti: il presidente in carica Joe Biden per i Democratici e l’ex presidente Donald Trump per i Repubblicani.
Lo spoglio è ancora in corso e i risultati non sono definitivi, ma c’è un dato che emerge più di tutti e riguarda il voto degli elettori Democratici. Al momento, con più del 70 per cento delle schede scrutinate, Biden ha ottenuto l’80 per cento delle preferenze, ma circa il 13 per cento degli elettori ha votato scheda bianca. Per la precisione ha sbarrato la casella uncommitted (“non schierato”). È un numero enorme di voti, circa 100mila, nonostante Biden ne abbia presi più di 600mila. Va detto che anche quando Barack Obama si candidò alle primarie del 2012 – l’ultima volta in cui un presidente Democratico uscente ha cercato la rielezione – in Michigan i voti uncommitted furono molti in proporzione al totale, il 10 per cento, anche se in quell’occasione votarono molte meno persone (circa 195mila persone, mentre martedì hanno votato in più di 700mila).
Il voto uncommitted è arrivato prevalentemente da chi, dentro al Partito Democratico, fa opposizione da sinistra a Biden, in particolare per via del sostegno del suo governo a Israele nella guerra contro Hamas. Va detto che il Michigan ha una numerosa popolazione araba e musulmana, una delle più grandi in proporzione alla popolazione totale, dopo lo stato di New York, il New Jersey, il Maryland e l’Illinois. Le persone di religione musulmana sono stimate in circa 250mila e un’alta percentuale vive a Dearborn, dove c’è una delle più importanti e frequentate moschee del paese.
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Nelle scorse settimane nello stato ci sono stati molti appelli agli elettori Democratici da parte dell’opposizione di sinistra perché votassero scheda bianca, per criticare il sostegno statunitense a Israele. Era stata molto attiva in questo senso la deputata Democratica Rashida Tlaib – la prima statunitense di origini palestinesi a essere eletta al Congresso – secondo cui il voto uncommitted sarebbe stato un segnale sul fatto che Biden potrebbe perdere parte del suo sostegno per la gestione di quanto sta accadendo a Gaza, dove finora i civili uccisi dagli israeliani sono quasi 30mila. Tlaib è stata appoggiata nel suo appello non solo dalla comunità arabo americana, ma anche dai membri della Chiesa battista afroamericana di Detroit, rappresentanti di gruppi di attivisti per la pace e da leader dei sindacati automobilistici locali.
Il risultato delle primarie in Michigan è un segnale importante per Biden in vista delle elezioni di novembre, quando con tutta probabilità sarà il candidato dei Democratici contro Trump. Il Michigan sarà infatti uno degli stati più decisivi per la vittoria delle elezioni, e Biden avrà bisogno di attirare anche gli elettori e le elettrici più critiche del suo partito per vincere contro Trump, che è attualmente considerato in vantaggio dai sondaggi.
Il Michigan sarà importante soprattutto per via di come funziona il sistema elettorale americano, che prevede che il presidente venga eletto dai “grandi elettori”, assegnati a chi ottiene la maggioranza in ogni singolo stato: succede spesso che finiscano per essere decisivi i cosiddetti “swing state”, gli stati in bilico, dove prima del voto non c’è una maggioranza chiara. Il Michigan è uno di questi: proprio qui nel 2016 Trump ottenne contro Hillary Clinton una vittoria importante e per certi versi inattesa, che fu ribaltata a favore di Biden alle elezioni nel 2020.
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