Macron ha ipotizzato l’invio di soldati occidentali in Ucraina, ma perché?
Le dichiarazioni del presidente francese sono state per certi versi inaspettate, e smentite immediatamente dai suoi alleati: voleva creare «ambiguità strategica», ma non gli è riuscito
Le dichiarazioni del presidente francese Emmanuel Macron sulla possibilità che i paesi occidentali inviino i propri soldati in Ucraina per aiutare l’esercito ucraino contro l’invasione russa ha provocato martedì grossa confusione, e una rapida e goffa serie di smentite da parte di tutti i principali alleati occidentali della Francia.
Macron aveva parlato lunedì notte, durante una conferenza stampa a seguito di un incontro tra vari leader di paesi occidentali proprio sul sostegno all’Ucraina. Rispondendo a una domanda sulla possibilità dell’invio di truppe di terra – oltre che armi e addestramento, come avviene da ormai due anni – Macron ha detto che «faremo tutto quello che è necessario per impedire che la Russia vinca la guerra», e poi ha aggiunto: «Non c’è consenso al momento sulla possibilità di inviare in maniera ufficiale truppe di terra. Ma in termini di opzioni sul campo, non possiamo escludere niente».
Con ogni probabilità, rifiutandosi di escludere l’invio di truppe di terra occidentali, Macron voleva creare quella che in gergo viene definita “ambiguità strategica”, cioè quella pratica per cui un paese si tiene volutamente vago su una certa politica in modo da intimorire e dissuadere i suoi avversari dal prendere misure troppo azzardate. Mettendo sul campo la possibilità, per quanto remota, di un intervento di truppe occidentali, Macron voleva probabilmente mettere in guardia la Russia, e farle capire che le risposte occidentali in difesa dell’Ucraina si sarebbero potute spingere anche al di là del solo invio di armi.
L’idea di base è che se la Russia sa che i paesi occidentali non si spingeranno mai oltre una certa soglia in termini di coinvolgimento militare avrà più libertà di attaccare l’Ucraina (cosa che in questo momento sta mettendo in seria difficoltà l’esercito ucraino, che da mesi si trova sulla difensiva). Ma se la Russia dovesse temere conseguenze più gravi, allora potrebbe essere più cauta e meno aggressiva.
Non è una strategia tanto diversa da quella per cui il presidente russo Vladimir Putin, nei primi mesi dell’invasione, per intimorire gli alleati occidentali dell’Ucraina minacciava in maniera più o meno velata la possibilità di usare armi atomiche.
Ovviamente però, quando si adotta una politica di “ambiguità strategica”, bisogna anzitutto essere pronti alle conseguenze, che nel caso ipotizzato da Macron sarebbero molto gravi: un intervento delle truppe occidentali in Ucraina significherebbe, di fatto, una guerra tra la Russia e le forze della NATO, cosa mai avvenuta nemmeno durante la Guerra fredda. In secondo luogo, poiché molto spesso mettere in atto una “ambiguità strategica” significa fare minacce velate (come ha fatto Macron ventilando la possibilità di inviare truppe), bisogna anche avere l’autorevolezza di renderle credibili, queste minacce.
Questo non è quello che è successo con le dichiarazioni di Macron, che nel giro di poche ore sono state smentite piuttosto duramente da tutti i leader occidentali.
Martedì, in sequenza piuttosto rapida, il governo statunitense ha fatto sapere che «non ci saranno truppe americane con un ruolo di combattimento» in Ucraina; il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha scritto su X (Twitter) che è «chiaro» che la NATO non invierà truppe; il Regno Unito ha fatto sapere che non ci sono piani per l’invio di truppe; il governo spagnolo ha detto che è contrario all’invio di truppe europee, l’Italia che il sostegno all’Ucraina non include l’invio di soldati.
Sono poi seguite le dichiarazioni di più o meno tutti gli altri governi europei, sempre dello stesso tenore. A questo si sono poi aggiunte ulteriori polemiche e divisioni perché la Francia, in questi mesi, è stata accusata più volte di non inviare abbastanza armi all’Ucraina. Un diplomatico dell’Unione Europea sentito da Reuters ha detto che alla fine la reazione alle parole di Macron è stata «una cacofonia tra alleati, che ha danneggiato la credibilità» dell’Europa.
Dmitri Peskov, il portavoce del Cremlino, ha notato con soddisfazione che molti paesi europei «sono ancora abbastanza assennati da capire il pericolo potenziale di azioni del genere [cioè di inviare truppe in Ucraina, ndr]». E ha aggiunto: «Questo, ovviamente, non è nell’interesse di questi paesi».