Javier Milei contro il linguaggio inclusivo
Il presidente argentino, ultraliberista e di estrema destra, ha vietato di usarlo nella pubblica amministrazione: è una decisione in linea con le politiche antifemministe e contro l'uguaglianza di genere adottate finora
Il governo del nuovo presidente argentino Javier Milei, di estrema destra, ultraliberista e populista, ha deciso di vietare l’uso del linguaggio inclusivo e «tutto ciò che riguarda una prospettiva di genere» nella pubblica amministrazione: l’ha annunciato martedì il portavoce del presidente, Manuel Adorni. La decisione è in linea con le politiche antifemministe e contro l’uguaglianza di genere che Milei ha deciso in vari modi di portare avanti da quando si è insediato, lo scorso dicembre.
Lo spagnolo è una lingua che, come l’italiano, ha solo due generi grammaticali, il femminile e il maschile, in cui normalmente per parlare di un gruppo di persone di sessi diversi si usa il plurale maschile sovraesteso: se dicendo «ciao a tutte» si sottintende di rivolgersi a un gruppo di sole donne, «ciao a tutti» è invece considerato un saluto valido anche per un gruppo di donne e uomini. Per cambiare questo aspetto della lingua, considerato sessista, da decenni si sperimentano modi alternativi per declinare certe parole, sia per potersi riferire a persone non binarie, sia per evitare il plurale maschile sovraesteso usato come neutro.
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Le soluzioni linguistiche pensate per rimediare a questo problema sono molte e diverse, e hanno delle specificità a seconda della lingua in questione. Si usano ad esempio l’asterisco, la chiocciola, lo schwa, la lettera “x” o la lettera “e” al posto della desinenza finale maschile o femminile. Per fare degli esempi, in spagnolo scritto: al posto di amigos o amigas (“amici” e “amiche”) si può usare amigues, come forma senza genere; al posto di todos o todas (“tutti” e “tutte”) si può usare todxs; al posto di bienvenidos e bienvenidas (“benvenuti” e “benvenute”) si può usare bienvenid@s. Nello spagnolo parlato si aggiunge quasi sempre la soluzione della “e” al posto della desinenza finale maschile o femminile, perché è più facile da pronunciare.
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In Argentina l’uso di una lingua inclusiva è promosso da tempo dai movimenti femministi e dai movimenti LGBT+, e in generale è più diffuso che in altri paesi che non hanno il genere neutro nella lingua. Nonostante l’opposizione dell’Academia Argentina de Letras e della Real Academia Española, cioè le istituzioni che elaborano in Argentina e in Spagna le regole linguistiche dello spagnolo, il linguaggio inclusivo è usato negli enti governativi, nelle scuole, nelle università, ma anche nel linguaggio di tutti i giorni, soprattutto nella forma della desinenza neutra con la lettera “e”, che si può anche facilmente pronunciare.
Con l’annuncio di martedì, il governo argentino ha deciso che nella pubblica amministrazione «non sarà possibile utilizzare la lettera “e”, la chiocciola e la lettera “x”» e si dovrà eliminare «l’inclusione non necessaria del femminile da tutti i documenti». Poi ha aggiunto che il governo non è interessato a entrare in un dibattito sul linguaggio e ha ribadito che la questione sul genere è stata usata come un «affare politico» dalle amministrazioni precedenti.
Qualche giorno fa il ministero della Difesa argentino aveva annunciato un provvedimento analogo che poi è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale: «È vietato l’uso del linguaggio cosiddetto “inclusivo” nell’ambito del ministero della Difesa, delle Forze armate e degli organismi decentrati del dicastero». Nel provvedimento si dice che la lingua spagnola dovrà essere utilizzata in maniera corretta, «secondo i termini e le regole stabiliti dalla Real Academia Española (Rae) e dai regolamenti e dai manuali in vigore nelle forze armate» perché «qualsiasi deviazione o snaturamento dello spagnolo che non sia standardizzato o approvato» può «indurre a un’errata interpretazione di ciò che si desidera disporre o ordinare», rendendo difficile la corretta applicazione degli ordini.
Diversi esperti ed esperte hanno da tempo dimostrato come il linguaggio abbia conseguenze molto dirette sugli atteggiamenti culturali e sociali, e per questo la decisione di Milei è stata criticata. Le Nazioni Unite hanno ad esempio stabilito che «l’uso del linguaggio inclusivo è un modo estremamente importante per promuovere l’uguaglianza di genere e combattere i pregiudizi».
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Quando era deputato, Milei si era rifiutato di declinare al femminile la parola “presidente” discutendo con l’allora presidenta della Camera dei deputati argentina, Cecilia Moreau (in spagnolo si usa abitualmente il sostantivo presidenta, mentre l’italiano fa prevalere la derivazione della parola dal participio e dunque “presidente” significa, a seconda del genere, colui o colei che presiede). Milei ha poi denunciato più volte la cosiddetta “ideologia gender”, un presunto complotto che prevederebbe la distruzione della cosiddetta famiglia tradizionale e sarebbe finalizzato a confondere la sessualità dei bambini e delle bambine. E ha detto che tale ideologia e il linguaggio inclusivo «distruggono i valori della società».
Milei ha negato più volte l’esistenza di un divario retributivo tra donne e uomini (divario che però i dati confermano), si è espresso contro l’educazione sessuale nelle scuole, ha proposto la riduzione dei programmi assistenziali, alcuni dei quali hanno a che fare proprio con le politiche di genere. Una volta eletto ha eliminato il ministero delle Donne, dei Generi e della Diversità, retrocedendolo a sottosegretariato e tagliandone dunque i fondi a disposizione. Il suo partito, La Libertad Avanza, ha poi presentato una proposta per abrogare la legge sull’interruzione volontaria di gravidanza, approvata nel dicembre 2020 dopo una grande mobilitazione dei movimenti femministi.
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