Nell’acquario del fediverso
«Non è solo una delle famose bolle dei social, ma un sistema di acquari interconnessi, ognuno con popolazioni, temperature, salinità e pH diversi, e rappresenta un modello di socializzazione e di governo globale in cui gli amministratori hanno strutturato regole di convivenza che realizzano il bando degli intolleranti teorizzato da Karl Popper»
Quando ho aperto su Mastodon il mio account Informapirata, una sorta di bollettino sui temi che caratterizzano la politica dei “pirati europei”, l’idea era quella di duplicare semplicemente l’account che avevo su Twitter; ma dopo avere iniziato a pubblicare e a interagire ho notato che su Mastodon le interazioni erano più numerose e qualitativamente migliori. Così ho iniziato a esplorare il fediverso, le sue comunità e le regole specifiche che le orientano ma che sono sempre soggette all’aumento degli utenti, al rinnovamento generazionale e al rapporto con le altra comunità (nel fediverso le comunità si chiamano “istanze”, e sono i server che lo compongono).
A quel punto ho capito che il Fediverso non è solo un “acquario” (cioè una delle famose bolle dei social), ma un sistema di acquari interconnessi, ognuno con popolazioni, temperature, salinità e pH diversi, e che rappresenta un modello di socializzazione e di governo globale in cui gli amministratori gestiscono in maniera paritaria le proprie comunità e dove gli utenti possono scegliere se restare utenti, magari cambiando comunità, o se diventare a loro volta amministratori.
Quando gli amministratori di mastodon.uno mi hanno chiesto di entrare a far parte dello staff di moderazione, ho vissuto questa esperienza ancora più dall’interno. Con il tempo ho creato io stesso alcune comunità basate su software differenti: con un amico abbiamo aperto poliverso.org, una comunità basata non su Mastodon ma su Friendica (un ambiente simile a Facebook che consente di scrivere post lunghi e formattati), con un altro abbiamo fondato feddit.it, la prima comunità italiana Lemmy alternativa a Reddit; con un altro abbiamo anche lanciato poliversity.it, un piccolo server Mastodon dedicato a università e giornalismo. Tutto questo mi ha permesso di osservare più da vicino “l’acquario”, le sue migrazioni e le sue interazioni.
– Leggi anche: Il fediverso, spiegato
Il fediverso della prima ora era abitato soprattutto da utenti geek o anarchici, minoranze spesso maltrattate sui social tradizionali; questa popolazione, atipica ma eterogenea, ha indotto gli amministratori del fediverso a strutturare regole di convivenza il cui nucleo sopravvive ancora oggi nei regolamenti delle comunità e limita alcuni comportamenti come il trolling, le molestie e l’apologia del fascismo, realizzando il bando degli intolleranti teorizzato dal filosofo Karl Popper.
La gestione della convivenza di soggetti diversi costituisce da sempre la sfida principale per gli amministratori di comunità. Ma le recenti numerose migrazioni di massa hanno costituito uno stress aggiuntivo per la tenuta infrastrutturale e sociale del fediverso. Gli “aborigeni” hanno accolto i primi esploratori sbarcati da Twitter, dovendo a volte arginare la loro aggressività sdoganata da decenni di frequentazione del social da cui migravano e alcune abitudini poco consone al nuovo ambiente.
A metà del 2022 è arrivata la seconda ondata migratoria. In due mesi si sono iscritti così tanti utenti di Twitter da quadruplicare gli abitanti di Mastodon e da far addirittura impallare una buona parte dei server. Le discussioni sulla fediquette, cioè sulle regole comportamentali del fediverso, si sono moltiplicate con il risultato di far sembrare il fediverso un ambiente intento a parlare soprattutto di sé stesso. È stata una reazione fisiologica che però insegna qualcosa sul modo in cui, anche nella vita reale, in quanto animali politici, gli esseri umani affrontano le migrazioni.
L’analogia tra la società del fediverso e la nostra società in effetti dice qualcosa anche sul ricambio generazionale e sulla mediazione culturale: il fediverso appare davvero come un acquario dove osservare alcuni fenomeni tipici degli ecosistemi naturali per imparare a gestire in modo più accorto la loro imprevedibilità. La differenza con la realtà è che i comportamenti degli utenti del fediverso non dipendono solo dagli utenti, ma anche dai software utilizzati per ospitarli.
Qualche esempio potrebbe aiutare a rendere l’idea di questa complessità: gli utenti Mastodon sono soggetti ad alcune limitazioni, come il poter scrivere solo messaggi fino a 500 caratteri e senza alcuna formattazione, ma godono anche di alcuni vantaggi, come la velocità della comunicazione e la possibilità di seguire chiunque; anche gli utenti Friendica possono seguire chiunque, ma in più possono pubblicare post lunghi o gestire un calendario eventi; sia gli utenti Mastodon che gli utenti Friendica possono seguire le “comunità Lemmy” (che sono come i subreddit di Reddit) e vedere le discussioni che nascono in quelle comunità tematiche; d’altra parte gli utenti di Lemmy possono “seguire” solo le cosiddette “comunità Lemmy” e, quando lo fanno, godono di una vista maggiormente intuitiva che somiglia più a quella di un forum che a quella di un social, eppure non possono “seguire” altri utenti.
Questo significa che l’utente Friendica @macfranc@poliverso.org può seguire l’utente Lemmy @poliverso@feddit.it e menzionarlo o rispondergli quando scrive qualcosa; invece, l’utente Lemmy @skariko@feddit.it non può seguire l’utente @macfranc@poliverso.org ma può seguire solo le comunità Lemmy, come @informatica@feddit.it, e pertanto può vedere i messaggi di @macfranc@poliverso.org solo se li avrà scritti come parte di un post “aperto” in una comunità Lemmy.
Sembra tutto molto assurdo, ma questo comportamento è estremamente sensato: Mastodon e Friendica sono ambienti social come Twitter e Facebook, mentre Lemmy somiglia a un forum con alcune funzionalità social; in un’epoca in cui ogni app pretende di fare tutto, questo tipo di limitazioni e difformità può apparire strano, ma gli utenti non se ne accorgono neanche e grazie alla federazione interagiscono ugualmente tra loro.
Se queste differenze “di specie” sono interessanti, lo sono ancora di più quelle di ordine culturale: anarchici o libertari, progressisti o conservatori, laici o clericali, scientisti o spiritualisti, dogmatici o scettici non sempre si aggregano in una comunità in base alle proprie affinità, ma si distribuiscono su comunità diverse in base alla percezione del loro funzionamento o per caso. In tal modo non si verifica quella tribalizzazione, tipica dei social commerciali in cui gli algoritmi tendono a far incontrare solo le persone “affini” (salvo farle scontrare durante le cosiddette shitstorm); nel fediverso gli utenti diversi per “specie” e per “cultura” si incontrano continuamente.
Ovviamente tutto questo può provocare tensioni che a volte portano alla violazione delle regole di convivenza: è qui che si rende necessaria la moderazione, con interventi che vanno dall’ammonimento alla cancellazione del contenuto problematico fino alla sospensione dell’utente molesto; fortunatamente, queste tensioni si risolvono per lo più con il confronto o, al massimo, con il silenziamento o il blocco reciproco tra gli utenti.
Anche il Fediverso è stato attraversato da dinamiche “tribali”. Le tensioni tra utenti di comunità diverse, o tra utenti di una comunità e amministratori di un’altra, hanno a volte portato a molestie ripetute e diffuse, determinando misure temporanee di interruzione delle connessioni tra quelle comunità da parte degli stessi amministratori, che hanno poteri molto ampi, ma sanno non solo di essere i responsabili della “pulizia” del proprio acquario e del benessere della popolazione, ma anche di avere la responsabilità di non essere troppo invasivi peggiorando lo stato di salute del fediverso e dei suoi utenti: se la moderazione è più energica del necessario, l’impatto sarà sicuramente destabilizzante per tutto l’ecosistema.
Lo stesso equilibrio impatta sulla capacità di integrare nuovi utenti: a fronte dell’ingresso di molti utenti problematici durante la grande migrazione da Twitter, si è infatti imposto spesso il principio del “meglio perderli”, applicato sì, caso per caso, ma foriero di spiacevoli conseguenze reputazionali: gli utenti più curiosi si sono certamente ambientati e si sono integrati; altri si sono semplicemente stancati, hanno abbandonato Mastodon, e sono entrati a far parte di quel numero di “utenti non attivi” che è la parte più grande dell’iceberg fediverso; altri ancora sono tornati su Twitter solo per il gusto di descrivere Mastodon come una setta senza libertà di parola.
A denigrare il fediverso però sono stati soprattutto quelli che avevano più da perdere lasciando Twitter perché lì avevano un seguito numeroso, che ha amplificato queste critiche: le tweetstar che, guadagnando sul proprio seguito, nel fediverso non trovano nulla di utile; le aspiranti tweetstar, che non possono emotivamente fare a meno del loro seguito discreto; quelli che vivono di “blasting”, ossia sull’apprezzatissima pratica di svergognare pubblicamente altri utenti sfruttando la propria maggiore notorietà (pratica che nel fediverso è considerata inaccettabile); alcuni intellettuali che, in un ambiente come il fediverso, caratterizzato da un’elevata scolarizzazione, sembravano un po’ meno intellettuali; e, dulcis in fundo, i negazionisti seriali, i disinformatori compulsivi e i ciarlatani di ogni tipo, che sui social commerciali vivono indisturbati, ma che nel fediverso vengono sospesi a tempo di record.
Il fediverso è stato progettato proprio per essere un luogo inadatto a questo tipo di utenti: un ambiente pensato per socializzare e interagire non si presta alla monetizzazione del proprio seguito o alla mietitura emotiva del consenso, e questo, nel bene e nel male, lo rende (ancora) immune alla manipolazione commerciale.
Non è possibile prevedere come influirà sul fediverso l’ingresso di Meta con il suo nuovo social Threads. Il progetto è nativamente compatibile con il “fediverso libero” e potrebbe portare una massa di utenti venti volte più numerosa rispetto alla somma di tutti gli utenti odierni, con un impatto inimmaginabile sullo scenario attuale. Ma l’operazione Threads, per quanto epocale in termini quantitativi, potrebbe essere stata sopravvalutata: tutto sommato si tratta di un’iniziativa a basso investimento, nata soprattutto per consentire a Meta di rilanciarsi mediaticamente (dopo aver abortito quel metaverso che avrebbe dovuto rivoluzionare le nostre vite) e, con l’occasione, destabilizzare un po’ il fediverso, che potrebbe sempre rappresentare un fattore di rischio per i social commerciali.
Molto più interessante sarebbe invece la convergenza tra fediverso e blogosfera, che nasce dal recente sviluppo su WordPress (il software per creare blog più utilizzato al mondo) di una funzionalità che consente a ogni sito web (non solo blog, ma anche siti di aziende, editori, enti pubblici) di trasformarsi in una sorta di piccolo server federato e leggibile da qualsiasi account del fediverso. Alcuni blog italiani hanno già attivato questa funzionalità che in alcuni sviluppi potrebbe consentire la convergenza delle due realtà che avevano caratterizzato il web prima che i grandi social network ne monopolizzassero il traffico: i forum e i blog!
Il futuro del fediverso è ancora aperto e non sappiamo come verranno sfruttate funzionalità come i calendari condivisi (gestiti ora da piattaforme come Mobilizon e Gancio, ma anche Friendica) che potrebbero rivoluzionare il monopolio degli eventi detenuto da Facebook ed Eventbrite, e non siamo in grado di dire che impatto avrà l’integrazione delle tecnologie federate di streaming audio e video come PeerTube, Owncast, Funkwhale e Castopod.
Ma se non possiamo prevedere il futuro del fediverso, sappiamo che osservare questo mondo adesso è estremamente istruttivo, formativo, intellettualmente stimolante e socialmente disintossicante; quest’insieme di luoghi virtuali funziona attraverso dinamiche che assomigliano a quelle della società, ma ti fa capire benissimo di non esserlo, a differenza dei social commerciali, e questo può favorire non solo la socializzazione ma anche il libero transito della conoscenza.
Il fediverso, per come è oggi, è un modello in scala della società della diversità, però assomiglia anche a un gioco di società: un gioco così istruttivo da meritare attenzione.
«Davanti all’acquario si può star delle ore assorti in fantasticherie, come quando si contemplano le fiamme del caminetto o le rapide acque di un torrente. E si imparano molte cose durante questa contemplazione.
Se gettassi su di un piatto della bilancia tutto ciò che ho imparato a comprendere, in quelle ore di meditazione di fronte all’acquario, e sull’altro tutto ciò che ho ricavato dai libri… come rimarrebbe leggero il secondo!»
Konrad Lorenz, L’anello di Re Salomone