Si riuscirà a riformare l’Autorità Nazionale Palestinese?
L'entità che governa parzialmente la Cisgiordania è in crisi da tempo: ora si è dimesso il primo ministro, ma potrebbe non essere sufficiente a cambiare davvero le cose
Lunedì si è dimesso Mohammad Shtayyeh, il primo ministro dell’Autorità Nazionale Palestinese (ANP), l’entità parastatale che governa in maniera semiautonoma il territorio della Cisgiordania (Shtayyeh rimarrà comunque in carica fino alla formazione di un nuovo governo). È una notizia che è stata piuttosto commentata sulla stampa internazionale, perché potrebbe avere risvolti che vanno al di là della politica locale della Cisgiordania e riguardare anche la Striscia di Gaza, governata invece da Hamas.
Gli Stati Uniti e i loro alleati, che da tempo spingono affinché l’ANP possa essere un’alternativa ad Hamas nella Striscia di Gaza una volta che sarà finita la guerra, sperano infatti che il nuovo governo possa essere più forte del precedente, e che possa avere maggiore legittimità di quello guidato da Shtayyeh.
È difficile fare previsioni al riguardo, anche se diversi analisti si sono detti scettici che possa concretizzarsi uno scenario di questo tipo: sia perché Israele finora si è sempre opposto a un possibile governo di Fatah (il partito che controlla l’ANP, assai più moderato rispetto ad Hamas) anche nella Striscia; sia perché ci sono dei dubbi che il comportamento dell’ANP cambi significativamente nel prossimo futuro, dato che il presidente Mahmoud Abbas resterà in carica e continuerà a influenzare le decisioni e la gestione dell’Autorità.
Il problema principale dell’ANP continua a essere la sua legittimità e credibilità, che da ormai molto tempo sono minate da diversi fattori, in particolare da una cattiva gestione degli affari pubblici e da un atteggiamento nei confronti di Israele giudicato da molti palestinesi della Cisgiordania troppo accomodante. Tra le altre cose, l’ANP è stata accusata di non essersi opposta con forza sufficiente alla costruzione di molti nuovi insediamenti israeliani illegali in Cisgiordania (le cosiddette “colonie”), anche se opporsi era obiettivamente difficile, in un contesto in cui l’esercito israeliano controlla di fatto il territorio. In un sondaggio condotto a dicembre, l’88 per cento dei palestinesi si è detto favorevole alle dimissioni di Abbas.
Per questo le discussioni sulla necessità di migliorare la gestione dell’ANP vanno avanti da tempo e si sono intensificate dopo l’inizio dell’invasione israeliana nella Striscia. Dallo scorso ottobre vari rappresentanti degli Stati Uniti hanno visitato più volte la Cisgiordania e incontrato Abbas proprio per convincerlo a riformare l’ANP e cedere parte del suo potere. Tra questi ci sono stati anche il segretario di Stato, Antony Blinken, e il consigliere per la Sicurezza nazionale, Jake Sullivan.
Gli Stati Uniti hanno commentato positivamente le dimissioni di Shtayyeh, ma hanno detto che in ogni caso la composizione del prossimo governo dell’ANP dovrà essere decisa dai palestinesi. Alcuni funzionari, rimasti anonimi ma citati da vari giornali, sostengono che Abbas (che ha 88 anni) voglia sostituire Shtayyeh con l’economista Mohammad Mustafa, che formerebbe poi un governo tecnico.
Come detto, Israele si è sempre opposto all’affidare significativi poteri all’ANP, specialmente nella Striscia di Gaza. Secondo il piano presentato venerdì scorso dal primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, dopo la fine della guerra Israele dovrebbe mantenere il «controllo della sicurezza» in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza, la quale dovrebbe essere «completamente demilitarizzata» e governata per le questioni non militari da «funzionari locali»: non è chiaro se legati o meno all’ANP.
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L’Autorità Nazionale Palestinese fu creata nel 1994 come conseguenza degli accordi di Oslo, con i quali per la prima volta Israele e Palestina si riconobbero come legittimi interlocutori e vennero poste le basi per la creazione di due stati indipendenti, progetto che però non è mai stato realizzato e oggi sembra ormai di difficilissima realizzazione.
L’ANP è da sempre espressione di Fatah, il principale partito laico e moderato della scena politica palestinese. Le ultime elezioni in Cisgiordania si svolsero nel 2006, e da quel momento Abbas si è sempre rifiutato di convocarne di nuove.