Chi è Alessandra Todde, la nuova presidente della Sardegna
È una delle più importanti dirigenti del Movimento 5 Stelle, ma è stata sostenuta anche dal Partito Democratico: è deputata e in passato è stata sottosegretaria e viceministra allo Sviluppo economico
Alessandra Todde è stata eletta presidente della Sardegna alle elezioni regionali che si sono tenute domenica 25 febbraio: era la candidata del centrosinistra, sostenuta da Movimento 5 Stelle, Partito Democratico, Alleanza Verdi e Sinistra e da diverse altre liste più piccole e locali perlopiù collocabili nell’area del centrosinistra. Ha ottenuto poche migliaia di voti in più di Paolo Truzzu, sindaco di Cagliari sostenuto dalla coalizione di destra. Todde sarà la prima donna a diventare presidente della Sardegna e la prima esponente del Movimento 5 Stelle alla presidenza di una regione.
Todde ha 55 anni, è deputata ed è un’importante dirigente del Movimento 5 Stelle, di cui è stata vicepresidente dall’ottobre del 2021 fino a dicembre dell’anno scorso, cioè poco prima che iniziasse la campagna elettorale. È entrata per la prima volta in parlamento, alla Camera, dopo le elezioni politiche del 2022, ma prima aveva già avuto incarichi in due governi: era stata sottosegretaria al ministero dello Sviluppo economico nel secondo governo di Giuseppe Conte, quello sostenuto da M5S e PD, dal 2019 al 2021, e poi viceministra sempre allo Sviluppo economico nel governo di Mario Draghi, fino a ottobre del 2022.
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È originaria di Nuoro, città nella zona centrorientale della Sardegna. Ha una laurea in ingegneria informatica e per diversi anni ha lavorato come imprenditrice e manager, sia in Italia che all’estero. Il suo ultimo incarico dirigenziale prima della politica era stato quello di amministratrice delegata dell’azienda Olidata, nel settore dell’informatica: si era dimessa nel 2019 per candidarsi con il Movimento 5 Stelle alle elezioni europee, senza però riuscire a essere eletta.
L’annuncio di Todde come candidata unitaria di PD e M5S alle regionali era arrivato a novembre dell’anno scorso, dopo che per alcuni mesi il centrosinistra aveva discusso la possibilità di tenere le primarie: era quello che chiedeva soprattutto Renato Soru, noto imprenditore e presidente della Sardegna dal 2004 al 2009 con una lunga militanza nel PD. Alla fine PD e M5S avevano deciso di sostenere Todde senza primarie e Soru si era candidato come indipendente, sostenuto dai centristi di Azione e Italia Viva, da +Europa e diverse altre liste locali.
In campagna elettorale, soprattutto nelle ultime settimane, Todde aveva puntato molto sulla retorica del cosiddetto “voto utile” per porsi come unica candidata credibile dell’area di sinistra: sosteneva cioè che per un elettore di centrosinistra votare Soru sarebbe stato inutile perché quest’ultimo non avrebbe avuto possibilità di vittoria, e che avrebbe invece favorito Truzzu.
La vittoria di Todde in Sardegna è importante anche a livello nazionale perché è la prima del cosiddetto “campo largo” – come viene chiamata l’alleanza tra PD e M5S – da quando Elly Schlein è la segretaria del PD: Schlein ha sempre sostenuto la necessità di questa alleanza per poter competere con la coalizione di destra, che non perdeva un’elezione regionale dal 2020. È anche la prima volta dal 2015 che il centrosinistra riesce a vincere in una regione governata dalla destra (l’ultimo era stato Vincenzo De Luca del PD in Campania).