L’emergenza passaporti è diventata la normalità
Dopo un anno in molte città i tempi di attesa sono ancora lunghi: il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi dà la colpa alle richieste aumentate dopo la pandemia e Brexit
Oltre un anno dopo le prime notizie sull’allungamento delle code nelle questure per richiedere il rilascio o il rinnovo del passaporto, la situazione non è migliorata: quasi ovunque in Italia bisogna aspettare mesi per poter prendere appuntamento, e nonostante le proteste in molte città e le lamentele delle associazioni di categoria finora il governo non ha adottato misure soddisfacenti per cercare di risolvere, o perlomeno limitare, il problema.
A febbraio un gruppo di sei associazioni del settore del turismo ha inviato una lettera al ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, per chiedere di intervenire in tempi brevi: secondo le associazioni, negli ultimi due anni (2022 e 2023) l’impossibilità di ottenere il passaporto ha causato l’annullamento di almeno 167mila viaggi, con danni economici stimati in 300 milioni di euro.
Per prenotare un appuntamento per il rilascio di un nuovo passaporto, o rinnovarne uno scaduto o in scadenza, bisogna entrare con le proprie credenziali Spid (il Sistema pubblico di identità digitale) nel portale Passaporto Online, gestito dalla polizia di Stato (e quindi, in ultimo, dal ministero dell’Interno). Da lì è possibile vedere gli appuntamenti disponibili nel proprio comune di domicilio o di residenza, e prenotarsi.
Domenica il Sole 24 Ore ha pubblicato un’inchiesta riguardo ai tempi di attesa per richiedere il passaporto nelle città capoluogo di regione e di provincia. Secondo le ricerche del quotidiano gli uffici più in difficoltà sono quelli di Bari e Cosenza, dove è sostanzialmente impossibile prendere appuntamento. Anche a Torino è molto difficile prenotare: la questura mette a disposizione ogni mattina 500 nuovi posti, che però finiscono subito.
La situazione è simile a Milano, dove ogni mattina vengono aggiunti 650 nuovi posti ma i tempi di attesa sono di almeno 90 giorni. A Roma per prendere appuntamento online bisogna aspettare almeno fino a maggio, mentre a Firenze sono sufficienti tre o quattro settimane. Il sito BolognaToday ha raccontato che nel capoluogo emiliano alcune persone che hanno provato a prenotare il 14 febbraio scorso hanno trovato disponibilità solo a partire da fine agosto. Le città con i tempi di attesa più brevi sono Genova, Palermo, L’Aquila, Aosta, Trieste e Potenza, dove secondo il Sole 24 Ore l’attesa è di appena quattro giorni.
Negli ultimi mesi alcune questure hanno organizzato degli “open day”, ossia giornate o fasce orarie in cui gli uffici rimangono aperti più ore rispetto al solito, lavorano più funzionari e chiunque può presentarsi anche senza appuntamento. Altre città hanno attivato fasce orarie nelle quali è possibile presentarsi eccezionalmente in questura anche senza prenotazione: a Torino, per esempio, per il mese di febbraio 2024 l’Ufficio passaporti è aperto tutti i giorni feriali dalle 9 alle 13, tranne il martedì, quando l’orario va dalle 15 alle 18. Sono però soluzioni di emergenza, che finora non sono risultate sufficienti per risolvere il problema dei lunghi tempi di attesa.
Lo scorso ottobre Poste Italiane aveva presentato il progetto Polis, che dovrebbe permettere di gestire la richiesta e la consegna dei passaporti negli uffici postali dei comuni con meno di 15mila abitanti. L’iniziativa sarebbe dovuta partire a dicembre, ma non è ancora operativa: il 25 febbraio la ministra del Turismo Daniela Santanchè ha detto che il progetto dovrebbe partire «nei prossimi giorni». A fine gennaio Piantedosi aveva detto che l’iniziativa era in fase di sperimentazione in due comuni in provincia di Bologna.
Nell’ultimo anno il governo ha più volte commentato la situazione relativa ai passaporti, senza però proporre soluzioni risolutive. Circa un anno fa Piantedosi aveva risposto a due interrogazioni parlamentari sul tema: aveva ammesso i disservizi e promesso di risolvere i problemi in breve tempo, senza chiarire come. All’inizio del 2023 anche Santanchè era intervenuta per assicurare che il governo avrebbe adottato «misure urgenti per risolvere una problematica complessa, ferma da tempo, e che ora sta ulteriormente penalizzando il comparto del turismo». Il 6 febbraio del 2023 Santanchè aveva detto che entro i successivi 10 giorni il governo avrebbe individuato una «soluzione strutturale», che non è arrivata.
In molti casi i rappresentanti del governo o delle questure attribuiscono i disservizi al grande aumento delle richieste avvenuto dopo le restrizioni introdotte per via della pandemia di Covid-19. Il 31 gennaio Piantedosi ha risposto a un’interrogazione sul tema presentata alla Camera: ha ribadito che i ritardi sono dovuti a un «aumento esponenziale e ravvicinato» delle richieste dovuto a diversi fattori, tra cui la fine della restrizioni post-Covid e Brexit, ossia l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea, avvenuta formalmente il 31 gennaio del 2020.
Piantedosi ha detto che durante gli anni della pandemia, quindi il 2020 e il 2021, sono stati rilasciati 2 milioni di passaporti in meno rispetto alla media degli anni precedenti. Dopo la fine della pandemia le richieste sono aumentate in modo «eccezionale»: nel 2023 sono stati rilasciati 2 milioni e 750 mila passaporti, circa un milione in più rispetto al periodo pre-pandemico.
Piantedosi ha ricordato che sono state prese delle misure per far fronte all’aumento delle richieste, tra cui l’aumento del numero di sportelli nelle questure, l’allungamento dei tempi di apertura degli uffici, il potenziamento del personale e l’organizzazione di aperture straordinarie (gli “open day”). «La situazione si sta normalizzando nella quasi totalità delle questure», ha detto Piantedosi, ricordando che il numero di passaporti rilasciati a gennaio 2024 è stato superiore rispetto a quello dello stesso periodo del 2023.