Tra Venezia e Trieste c’è maretta per una questione di tasse aeroportuali
Il Friuli Venezia Giulia ha tolto l’addizionale sull’imbarco per attirare verso l’aeroporto triestino Ryanair, che ha limitato contestualmente gli investimenti su quello veneziano
Dal primo gennaio il Friuli Venezia Giulia ha tolto l’addizionale comunale sui diritti di imbarco, chiamata semplicemente tassa d’imbarco, un contributo di 6,5 euro che le compagnie aeree pagano per ogni biglietto scaricando poi il costo sui passeggeri. Il Friuli Venezia Giulia ha potuto toglierla perché è una regione a statuto speciale, con maggiore autonomia rispetto alle altre regioni. La reazione di Ryanair, compagnia molto attenta ai costi, è stata immediata: la compagnia aerea low cost ha annunciato un aumento delle rotte dall’aeroporto di Trieste, ora decisamente avvantaggiato rispetto al vicino aeroporto di Venezia – il quarto in Italia per numero di passeggeri – dove le compagnie aeree devono pagare la tassa di imbarco nazionale e anche una sovrattassa da 2,5 euro introdotta dal comune.
Ne è nata una contesa tra i due aeroporti e un dibattito piuttosto acceso sugli effetti di queste agevolazioni sulla concorrenza in un mercato molto delicato come quello degli aeroporti: la società che gestisce lo scalo di Venezia teme di perdere grandi quantità di traffico di passeggeri e per questo ha scritto al sindaco Luigi Brugnaro chiedendo di togliere almeno la sovrattassa comunale.
La tassa di imbarco nazionale fu introdotta nel 2004 dalla legge di bilancio. Viene pagata dalle compagnie aeree direttamente allo Stato che poi distribuisce i soldi ai comuni delle aree aeroportuali. Dieci anni fa la tassa era di un euro per ogni biglietto in partenza dagli aeroporti italiani, negli ultimi anni la richiesta è via via aumentata fino agli attuali 6,5 euro.
Non tutti questi soldi finiscono ai comuni, anzi solo una minima parte: una quota consistente viene trattenuta dai ministeri per sostenere le spese legate agli aeroporti, per esempio la sorveglianza dei vigili del fuoco e gli altri servizi garantiti dallo Stato negli aeroporti. Ogni anno i criteri per la distribuzione cambiano, e così la quota che finisce ai comuni. Per dare un’idea, nel 2022 da Fiumicino – il più grande aeroporto italiano – erano partite 14,5 milioni di persone, quindi con un esborso per le compagnie aeree (e di riflesso per i passeggeri) di quasi 95 milioni di euro. Nel maggio del 2022 il ministero dell’Interno ha dato al comune di Fiumicino un milione e 165mila euro.
Oltre alla tassa nazionale, il governo ha dato la possibilità al comune di Venezia di introdurre un’ulteriore tassa comunale. Dal primo aprile 2023 infatti riscuote 2,5 euro per ogni passeggero in partenza dall’aeroporto della città: la tassa viene riscossa da Save, la società che gestisce lo scalo, e versata direttamente al comune. Secondo le stime, la sovrattassa comunale garantisce ogni anno circa 11,5 milioni di euro anche in questo caso con costi scaricati sui passeggeri. Lo scorso anno Save aveva presentato un ricorso al tribunale amministrativo regionale (TAR) contro la tassa: i giudici hanno però giudicato legittima la decisione del comune.
Tre settimane dopo la rimozione della tassa d’imbarco in Friuli Venezia Giulia, Ryanair ha aperto una nuova base a Trieste dove ha trasferito diversi Boeing 737 e ha aperto cinque nuove rotte: nei mesi estivi saranno in totale 18, ma con la possibilità di aumentarle del 50 per cento. «Ryanair ha una lunga storia in questa regione. Ho incontrato Fedriga mesi fa e abbiamo detto che vogliamo crescere qui», ha detto a gennaio Eddie Wilson, amministratore delegato di Ryanair. «Inizia un periodo di crescita per tutto il Friuli Venezia Giulia».
Contestualmente Ryanair ha limitato gli investimenti sull’aeroporto di Venezia. Nella lettera inviata al comune di Venezia Enrico Marchi, presidente di Save, ha scritto che nel primo trimestre del 2024 Ryanair ha diminuito del 20 per cento il numero di posti in vendita dall’aeroporto di Venezia. La colpa, secondo Save, è tutta delle tasse: tenuto conto che il prezzo medio di un biglietto di Ryanair è 60 euro, a Venezia si pagano 9 euro di tasse, con un esborso totale di circa il 15 per cento in più rispetto a chi parte da Trieste. «Il risultato sarà una perdita di oltre 130 mila passeggeri nei primi tre mesi dell’anno contro il 2023», ha scritto Marchi. «Se questa situazione si protraesse per tutto l’anno, la perdita per l’intera regione Veneto supererebbe i 50 milioni di euro di Prodotto interno lordo (PIL)».
L’assessore al Bilancio del comune di Venezia, Michele Zuin, ha risposto a Save con alcuni dati per dimostrare che la tassa comunale da 2,5 euro non ha avuto effetti negativi sugli affari dell’aeroporto.
Nel 2023 sono stati raggiunti 11,3 milioni di passeggeri, il 21,4 per cento in più rispetto all’anno precedente. La crescita è stata confermata lo scorso gennaio, soprattutto per i voli internazionali. «Dati che confermano che l’introduzione della addizionale di 2,5 euro non ha influito in alcun modo nella ripresa del traffico post-pandemia», ha scritto Zuin. «Per completezza di informazioni, dei 6,5 euro citati come addizionale comunale, uguali in tutti gli aeroporti d’Italia, va evidenziato che alle casse del comune arrivano solo 10 centesimi, mentre i restanti 6,4 euro sono destinati ad altri fondi, che non lasciano nulla al territorio».