Una delle scene più importanti della storia dei videogiochi

È quella della morte di una delle protagoniste in "Final Fantasy VII": ora che esce la seconda parte del remake, molti si chiedono se cambierà, e come

(Square)
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Il 29 febbraio uscirà Final Fantasy VII Rebirth, la seconda parte del remake (iniziato nel 2020) di Final Fantasy VII, il capitolo forse più famoso e apprezzato della famosa saga di videogiochi creata dall’azienda giapponese Square nel 1987 (l’ultimo capitolo uscito è Final Fantasy XVI). Nel 1997, l’anno della sua pubblicazione, Final Fantasy VII ebbe un enorme successo: fu il primo capitolo della saga giocabile su PlayStation, divenne uno dei videogiochi più venduti di quell’anno e fu accolto dalla critica con recensioni entusiastiche.

Oggi molti addetti ai lavori lo considerano uno dei J-RPG (Japanese role-playing game) più importanti e influenti di sempre, anche per la sua capacità di appassionare tre generazioni diverse di giocatori. Tra le altre cose, Final Fantasy VII è molto amato perché contiene una delle scene più celebri di tutta la storia dei videogiochi: quella in cui Aerith Gainsborough, una delle protagoniste della serie, viene uccisa da Sephiroth, l’antagonista principale.

Final Fantasy VII Rebirth è un titolo che gli appassionati nella saga aspettano da anni, e in pratica è una continuazione con nuove grafiche, nuovi approcci e nuovi sviluppi narrativi del videogioco originale del 1997. Anche per questo, molti si chiedono in che modo gli sviluppatori tratteranno la scena della morte di Aerith: potrebbero riproporla nell’identica sequenza, cambiare alcuni dettagli o scrivere un finale alternativo. Tuttavia, la sola possibilità che una scena così impressa nell’immaginario dei giocatori possa essere rimaneggiata negli ultimi mesi ha generato discussioni e dibattiti su riviste di settore, blog e forum specializzati.

La scena della morte di Aerith è una delle più apprezzate e d’impatto dell’intera saga, anche perché fu in un certo senso innovativa: ai tempi era piuttosto comune che i personaggi dei videogiochi tornassero in vita una volta uccisi, ma nel caso di Aerith non fu così. Il regista giapponese Tetsuya Nomura, l’ideatore di quella scena, ha detto al New York Times che pensò a una morte definitiva perché il suo obiettivo era «mostrare la gravità e la crudezza della perdita».

Per spiazzare ulteriormente i giocatori, Nomura posizionò la scomparsa di Aerith alla metà del gioco. A quel punto i giocatori avevano già avuto modo di appassionarsi al personaggio, e non avrebbero mai immaginato che potesse scomparire dalla storia: «volevi parlarle, ma lei non c’è più», ha detto Nomura.

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«All’epoca questa era l’esperienza più coinvolgente che potevi vivere davanti al televisore», ha detto al New York Times Wade Wallerstein, un antropologo specializzato in videogiochi. Secondo Wallerstein, quella scena e più in generale Final Fantasy VII hanno «messo in mostra il potenziale narrativo dei videogiochi».

Negli anni sono stati dedicati a questa sequenza decine di what if (ossia video che ipotizzano che sviluppo avrebbe potuto avere la storia se Aerith fosse rimasta in vita), e il tema musicale che risuona durante la scena, Aerith’s theme, è riuscito a farsi apprezzare anche da persone poco appassionate di videogiochi.

Finora i giornalisti di settore che hanno provato in anteprima Final Fantasy VII lo hanno recensito molto positivamente. Su IGN Michael Higham ha assegnato al gioco un punteggio di nove su dieci, scrivendo tra le altre cose che «alla fine di Final Fantasy VII Rebirth, le possibilità apparentemente infinite di ciò che sarebbe potuto accadere dopo mi hanno lasciato sopraffatto da un desiderio che non avevo mai provato prima per un gioco», e su Eurogamer Ed Nightingale lo ha definito «una rivisitazione imbottita, ma adorabile».