Perché la Tour Eiffel è chiusa da cinque giorni
A causa di uno sciopero dei dipendenti che accusano il comune di cattiva gestione finanziaria del monumento e chiedono più lavori di manutenzione
Per il quinto giorno consecutivo la Tour Eiffel di Parigi resterà chiusa a causa di uno sciopero organizzato dai due principali sindacati francesi che rappresentano i dipendenti della Société d’exploitation de la tour Eiffel (SETE), la società che gestisce la torre e il cui azionista di maggioranza è il comune di Parigi. La Confédération générale du travail (CGT) e Force ouvrière (FO) hanno denunciato la cattiva gestione finanziaria del monumento da parte del comune, un modello economico basato sulla «ricerca di redditività a tutti i costi e a breve termine», e hanno chiesto nuovi investimenti per i necessari lavori di restauro della torre.
La protesta aveva già portato a uno sciopero nel dicembre del 2023, nel giorno del centesimo anniversario della morte di Gustave Eiffel, l’ingegnere che a fine Ottocento aveva guidato la costruzione. In questi ultimi giorni lo sciopero si sta svolgendo nel pieno delle vacanze scolastiche invernali e a cinque mesi dall’inizio delle Olimpiadi e delle Paralimpiadi estive, che si svolgeranno a Parigi fra luglio e agosto del 2024.
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I sindacati che hanno organizzato lo sciopero criticano il comune di Parigi perché intende aumentare l’importo versato ogni anno dalla società che gestisce la torre, la SETE, al comune. Questo importo era già passato da 8 a 16 milioni di euro all’anno tra il 2021 e il 2022 e secondo i nuovi accordi dovrebbe raggiungere nei prossimi anni 50 milioni. Le finanze della società, dicono i sindacati, sono già entrate in crisi negli anni della pandemia che ha portato a prolungati periodi di chiusura con mancati incassi pari a circa 130 milioni di euro.
Per far fronte alla crisi, SETE era stata ricapitalizzata con 60 milioni di euro nel 2021, ma la situazione si è aggravata per i costi aggiuntivi legati ai complicati lavori di ristrutturazione della torre, che si sono rivelati più onerosi del budget originario, e dopo il ritrovamento di tracce di piombo nella struttura. Secondo i sindacati, inoltre, l’edificio presenta diversi punti di corrosione visibili a occhio nudo: «È chiaramente in uno stato di degrado. Avvicinandosi sotto alla torre si vedono tracce di ruggine».
Per contenere l’incremento delle spese il comune ha infine previsto un aumento del 20 per cento sul prezzo del biglietto di visita. Nel 2017 il prezzo d’ingresso era già passato da 17 a 25 euro.
L’aumento dell’importo che SETE versa al comune, di quello del prezzo del biglietto e la questione del budget legato ai lavori di ristrutturazione si trovano in una modifica del contratto con cui il comune ha delegato a SETE fino al 2030 la gestione della torre, e dovrà essere approvata entro la prossima estate. I sindacati hanno però accusato il comune di voler «cercare il profitto a tutti i costi e a breve termine» e hanno chiesto di trovare un compromesso su questa modifica del contratto per garantire la sostenibilità del monumento, della società che lo gestisce e delle possibili conseguenze sui lavoratori e sulle lavoratrici. Per controbilanciare i costi imprevisti e le loro conseguenze sui prezzi, i due sindacati CGT e FO hanno anche proposto la creazione di un «fondo speciale in previsione delle spese colossali che saranno necessarie nei prossimi decenni».
Allo sciopero di questi ultimi giorni hanno partecipato circa 200 dei 360 dipendenti a tempo indeterminato di SETE. Giovedì hanno organizzato un presidio davanti alla torre portando cartelli con scritto: “Tour Eiffel in pericolo, tariffe troppo alte”, “Il comune si sta rimpinzando, scusa Gustave Eiffel”.
Nei giorni precedenti la chiusura, la torre aveva accolto tra i 17mila e i 20mila visitatori al giorno: nei cinque giorni in cui è rimasta chiusa ci potrebbe quindi essere stata una potenziale perdita di circa 90mila ingressi.