Lo sciopero dei medici in Corea del Sud sta causando grossi problemi ai servizi d’emergenza del paese
Venerdì il governo della Corea del Sud ha annunciato che gli ospedali pubblici del paese estenderanno gli orari di apertura anche ai fine settimana e ai giorni festivi fino a quando non finirà lo sciopero dei medici e dei tirocinanti: da giorni protestano contro il piano del governo che intende aumentare i posti disponibili nelle facoltà di medicina per rimediare alla carenza di personale.
Secondo le stime del ministero della Salute coreano hanno aderito allo sciopero 8.400 medici, in larga parte tirocinanti. È una percentuale relativamente piccola dei 100mila medici che lavorano in Corea del Sud, ma la loro assenza sta comunque avendo un forte impatto sul sistema sanitario. I tirocinanti svolgono infatti un ruolo centrale nei pronto soccorso, nelle unità di terapia intensiva e nelle sale operatorie dei grandi ospedali. Inoltre, compongono circa il 40 per cento dello staff di alcuni ospedali universitari, che ora fanno molta fatica a garantire il servizio. Secondo l’agenzia di stampa sudcoreana Yonhap, alcuni grossi ospedali sono stati costretti a cancellare fino al 50 per cento delle operazioni e a respingere i pazienti con necessità di cure di emergenza. In generale, i giornali sudcoreani raccontano di sale d’emergenza e pronto soccorso eccessivamente affollati.
Il piano del governo contro cui sono stati organizzati gli scioperi prevede che i posti disponibili nelle facoltà di medicina vengano portati dagli attuali 3mila a circa 5mila a partire dal prossimo anno accademico, e di continuare ad aumentare gradualmente le ammissioni fino al 2035. Nel 2022 la Corea del Sud aveva 52 milioni di abitanti ma solo 2,6 medici attivi ogni mille persone, un dato al di sotto della media di 3,7 medici ogni mille persone dei paesi dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE). In Italia i medici ogni mille abitanti sono 4.
Se la quota di medici non verrà aumentata si prevede che entro il 2035 il paese avrà circa 10mila medici in meno del necessario. Aumentando le ammissioni nelle facoltà di medicina il governo vuole quindi risolvere, o perlomeno migliorare, il problema della carenza di personale nelle aree più periferiche del paese e nei settori essenziali dell’assistenza sanitaria, una situazione aggravata anche dall’invecchiamento della popolazione.
Secondo i sondaggi la gran parte della popolazione sostiene questo piano, mentre molti professionisti sanitari sono contrari: «Più medici significa più concorrenza e riduzione del reddito, ecco perché i medici sono contrari alla proposta di aumentare l’offerta», ha spiegato a BBC Soonman Kwon, esperto di sanità pubblica presso l’Università di Seul.