Un membro della yakuza giapponese è stato incriminato negli Stati Uniti per aver tentato di vendere materiali nucleari all’Iran
Mercoledì il dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ha incriminato Takeshi Ebisawa, un presunto leader della yakuza – la parola con cui si fa riferimento alla principale organizzazione criminale del Giappone – per aver tentato di vendere all’Iran materiale necessario per sviluppare armi nucleari: in realtà Ebisawa stava concludendo la transazione con agenti sotto copertura della DEA, la Drug Enforcement Administration, che sono riusciti a provare i suoi intenti criminali. Queste accuse si aggiungono al traffico di droga e armi per cui Ebisawa era già stato arrestato nel 2022.
I contatti tra gli agenti della DEA in incognito ed Ebisawa erano iniziati nel 2020 e sono proseguiti fino al 2022: quest’ultimo avrebbe detto agli agenti di avere accesso a una quantità significativa di materiale radioattivo, come l’uranio, il torio e il plutonio (che si usano, tra le altre cose, per la fabbricazioni di armi nucleari), e di avere interesse a venderle per 6,8 milioni di dollari. Alla richiesta se i materiali fossero sufficientemente concentrati per la fabbricazione di armi nucleari per l’Iran, Ebisawa avrebbe risposto «penso di sì, e lo spero». Avrebbe poi anche cercato di fare da ponte tra gli agenti in incognito e un leader di ribelli del Myanmar, interessato a comprare un significativo arsenale di armi da loro.
Questa vicenda si inserisce in un contesto di rapporti molto complicati tra Stati Uniti e Iran sulla questione del nucleare. È una faccenda diplomatica storica, quella secondo cui l’Iran avrebbe tutti gli strumenti per costruire un’arma nucleare. Nel 2015 era stato trovato un accordo che avrebbe consentito di contenere il rischio che effettivamente la sviluppasse, ma nel 2018 l’amministrazione di Donald Trump se ne tirò fuori. Recentemente sembra che Stati Uniti e Iran siano tornati a parlare dell’eventualità di un nuovo accordo.