Forse abbiamo trovato i resti di una chiesa antichissima di Venezia, sotto piazza San Marco
Durante alcuni scavi sono state scoperte murature, vari livelli di pavimentazione e una tomba che probabilmente le appartenevano
In piazza San Marco a Venezia sono state scoperte una tomba risalente all’Alto Medioevo e una serie di murature che secondo Sara Bini, direttrice del cantiere per la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio del comune, potrebbero appartenere a una delle chiese più antiche della città: la chiesa di San Geminiano, di cui si erano perse le tracce.
Gli scavi in piazza San Marco erano iniziati mesi fa nell’area che si affaccia sul bacino San Marco con l’obiettivo di restaurare i masegni, cioè i blocchi di pietra utilizzati per la pavimentazione più recente della piazza, danneggiati dall’acqua alta negli ultimi anni. Gli scavi si sono poi allargati fino a raggiungere la zona delle Procuratie Vecchie, le sedi ufficiali dei Procuratori di San Marco ai tempi della Serenissima, e a occupare dunque il centro della piazza stessa.
Durante questi scavi sono state scoperte delle murature e vari livelli di pavimentazione, alcuni dei quali risalenti all’Alto Medioevo, quindi prima dell’anno 1000, e che coprivano piazza San Marco prima della pavimentazione che conosciamo oggi. Sotto ai masegni è stata ad esempio trovata una prima pavimentazione in mattoni lunghi e stretti disposti a lisca di pesce (altinelle) e a una quota più bassa una pavimentazione identica, ma più antica.
Oltre alle murature e ai pavimenti è stata scoperta anche una sepoltura comune con spallette in mattoni e all’interno i resti di almeno cinque persone, tra cui un bambino tra gli otto e i dieci anni e una donna, tutti risalenti a un periodo compreso tra il VII e l’VIII secolo. In antichità, ha spiegato la Soprintendenza, era estremamente frequente seppellire i corpi a fianco o all’interno di edifici di culto, ed era altrettanto frequente posizionare più defunti all’interno della stessa tomba, non necessariamente nello stesso momento, ma secondo la pratica della riduzione: i corpi, una volta scarnificati, venivano ridotti a mucchi di ossa e spostati lungo le pareti della sepoltura per far posto a nuovi corpi e permettere così a un maggior numero di persone di essere sepolte accanto al loro luogo di culto.
Dopo il ritrovamento delle murature, dei pavimenti e poi della tomba l’ipotesi degli archeologi è che ci si trovi nell’area della chiesa di San Geminiano, che le fonti archivistiche risalenti a fine Ottocento nominano proprio nel punto del cantiere: «Dato che le fonti in questo punto parlano della presenza della sola chiesa di San Geminiano e i cimiteri si sviluppavano quasi sempre in riferimento a un edificio di culto vicino, possiamo ipotizzare con alta probabilità che il nostro saggio (cioè l’indagine archeologica preventiva per verificare se quell’area è di interesse archeologico, ndr) abbia intercettato le strutture e i pavimenti della chiesa stessa, permettendoci di indagare almeno in parte uno degli edifici di culto più antichi di Venezia».
La chiesa di San Geminiano esisteva molto prima che venisse costruita la Basilica dedicata a San Marco e prima che la piazza assumesse la conformazione attuale. È importante non solo perché potrebbe essere una delle più antiche di Venezia, ma anche perché era una chiesa a cui i Dogi dei primi secoli della Repubblica di Venezia erano molto devoti tant’è che l’edificio è anche conosciuto come Chiesa dei Dogi. Nel corso del tempo, nonostante i cambiamenti urbanistici che hanno interessato la piazza, la chiesa di San Geminiano venne via via spostata, ma la sua collocazione originaria al centro dell’attuale piazza San Marco non era mai stata individuata. Se le ipotesi fatte dopo gli ultimi scavi fossero confermate, i resti emersi apparterrebbero dunque a questo primo nucleo della chiesa.
Dopo la sua prima costruzione, nel XII secolo la struttura venne spostata all’estremità della piazza con la facciata rivolta alla Basilica di San Marco, e poi ancora ricostruita poco lontano nella seconda metà del XVI secolo grazie a Jacopo Sansovino, il massimo architetto della Repubblica di Venezia dal 1529.
Quest’ultima costruzione, che congiungeva le Procuratie Vecchie e Nuove, venne demolita nel 1807 da Napoleone, che diede forma alla piazza come la conosciamo oggi. Dell’architettura sansoviniana resta solo una lapide davanti all’entrata del Museo Correr, posizionata nel XX secolo per ricordarla.