La tremenda puzza a Città del Capo, e la nave che l’ha causata
Era in viaggio da più di due settimane con 19mila mucche a bordo, in condizioni pessime: alcuni gruppi per i diritti degli animali hanno chiesto regole più severe
Lunedì in diverse parti di Città del Capo, in Sudafrica, si è sentito un odore molto forte che le persone del posto hanno definito «putrido» e «inimmaginabile». Gli ispettori sanitari incaricati di capire da dove venisse hanno inizialmente controllato la rete fognaria cittadina, visto che in passato era capitato che piogge intense o un guasto alle pompe causasse un maleodorante reflusso delle fognature, senza però trovare nulla di anomalo. Alla fine si è scoperto che l’origine dell’odore era una nave attraccata al porto della città, la Al Kuwait, che trasportava 19mila mucche in condizioni igieniche estremamente problematiche.
La Al Kuwait è una nave lunga 190 metri appartenente alla Al Mawashi, una società kuwaitiana specializzata nel trasporto di animali vivi. Era partita dal Brasile due settimane e mezza prima di arrivare in Sudafrica, dove si era fermata per fare scorta di mangime e che ha lasciato martedì per la sua destinazione finale, l’Iraq.
Dopo che era stata individuata come il punto di origine dell’odore in città, la Al Kuwait è stata visitata dal personale del Consiglio nazionale delle società per la prevenzione della crudeltà sugli animali (NSPCA), un’associazione sudafricana per i diritti degli animali, che ha rilevato le pessime condizioni in cui si trovavano le mucche a bordo. In un comunicato, l’associazione ha detto che nelle affollate recinzioni della nave si erano accumulate «feci e urine» degli animali, la causa della puzza sentita in città. Gli animali vi si trovavano immersi fino a sopra gli zoccoli, e per dormire non potevano che sdraiarsi in mezzo ai propri escrementi.
L’NSPCA ha anche detto di aver trovato e curato diversi animali feriti, e di averne dovuti abbattere otto. Diversi altri animali erano già morti, ma l’associazione non ha specificato il loro numero.
L’accaduto ha spinto l’NPSCA a chiedere al governo regole più severe sull’esportazione di animali vivi nel paese, che ha definito «una pratica crudele e antiquata che infligge sofferenze evitabili» agli animali. Alcune leggi esistono già, ma riguardano il bestiame esportato direttamente dal Sudafrica, non quello che vi transita. Le navi per il trasporto di animali vivi spesso sono poco ventilate e non hanno un veterinario di bordo, e gli animali rischiano di ferirsi o calpestarsi a vicenda nei momenti di mare mosso.
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