Gli scioperi e le proteste dei medici in Corea del Sud
Il governo vuole aumentare i posti disponibili nelle facoltà di medicina, ma molti non credono che sia il modo migliore per risolvere la carenza di personale
Da giorni medici e tirocinanti della Corea del Sud stanno protestando contro il piano del governo per aumentare i posti disponibili nelle facoltà di medicina e rispondere così alla carenza di personale, un problema particolarmente rilevante soprattutto in alcune aree del paese. Tra lunedì e martedì, nonostante un ordine contrario del governo, più di 1.600 professionisti sanitari hanno organizzato uno sciopero assentandosi dal lavoro e circa 6.400 tirocinanti, impiegati nei cinque principali ospedali del paese, hanno presentato in massa le loro dimissioni.
Il governo vuole portare i posti disponibili nelle facoltà di medicina dagli attuali 3mila a circa 5mila a partire dal prossimo anno accademico, e continuare ad aumentare gradualmente le ammissioni fino al 2035.
Il sistema sanitario della Corea del Sud è sostanzialmente privato e i medici che lavorano nel pubblico risultano ben pagati: secondo i dati del 2022 un medico impiegato in un ospedale pubblico riceve il corrispettivo di quasi 200mila dollari all’anno, uno stipendio di gran lunga superiore, dice BBC, alla retribuzione media nazionale. Nel 2022 la Corea del Sud aveva 52 milioni di abitanti ma solo 2,6 medici attivi ogni mille persone, un dato al di sotto della media di 3,7 dei paesi dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE). In Italia i medici ogni mille abitanti sono 4.
Se la quota di medici non verrà aumentata si prevede che entro il 2035 il paese avrà circa 10mila medici in meno del necessario. Aumentando le ammissioni nelle facoltà di medicina il governo vuole quindi risolvere, o perlomeno migliorare, il problema della carenza di personale nelle aree più periferiche del paese e nei settori essenziali dell’assistenza sanitaria, una situazione aggravata anche dall’invecchiamento della popolazione.
Secondo i sondaggi la gran parte della popolazione sostiene questo piano, mentre molti professionisti sanitari sono contrari: «Più medici significa più concorrenza e riduzione del reddito, ecco perché i medici sono contrari alla proposta di aumentare l’offerta», ha spiegato a BBC Soonman Kwon, esperto di sanità pubblica presso l’Università di Seul. Secondo le associazioni di categoria, inoltre, la carenza di personale si limita a particolari specialità, come le cure di emergenza. Dicono inoltre che il governo sta ignorando i veri problemi che hanno reso poco attraente questa professione nelle aree più periferiche del paese: dure condizioni di lavoro e, in proporzione, bassi salari. Alcune ricerche citate dal New York Times dicono che gli specializzandi hanno turni che durano anche più di 24 ore e che molti di loro lavorano per più di 80 ore alla settimana.
La portata dell’impatto dello sciopero non è ancora chiara, anche se il governo ha fatto sapere che potrebbero esserci ritardi negli interventi chirurgici e alcune lacune nelle cure: ha dunque chiesto agli ospedali di rifiutare le dimissioni dei medici e ha nel frattempo ampliato i servizi di telemedicina. Il presidente Yoon Suk-yeol ha inoltre dichiarato che il piano per l’aumento delle ammissioni nelle facoltà di medicina è irreversibile, che lo sciopero pianificato dai medici non ha motivazioni sufficienti e si è dichiarato pronto a ricorrere a mezzi legali per affrontarlo.
Lo sciopero dei medici non è una novità per il paese. L’ultimo si è verificato nel 2020 e sempre per le stesse motivazioni, cioè contro l’aumento dei posti disponibili nelle facoltà di medicina. Allora, lo sciopero si era concluso con il ritiro del piano da parte del governo a causa della preoccupazione per l’impatto delle proteste sulle prestazioni mediche durante la pandemia di Covid-19.